Perché non mi interessa il discorso femminista di Emma Watson

(Articolo originale di Mia McKenzie qui, traduzione di feminoska)

L’attrice Emma Watson, nota per la saga di Harry Potter, è una delle nuove Ambasciatrici di buona volontà di UN Women, e sabato scorso ha tenuto un discorso alle Nazioni Unite per lanciare la campagna HeForShe, che mira a mobilitare gli uomini per cancellare in qualche modo la disuguaglianza di genere (la campagna non sembra suggerire nello specifico agli uomini azione definite di nessun tipo). La campagna chiede agli uomini di rendere la parità di genere un proprio problema, e Watson ha esteso “un invito formale” a tutti gli uomini di esserne parte. Molti dei più noti siti femministi (bianchi) sono in fermento, uniti nell’affermare che si sia trattato di un discorso impressionante e davvero di livello superiore, o cose del genere. Sì, alcune parti del discorso sono state notevoli. Watson ha spiegato il percorso che l’ha portata al femminismo, ad esempio l’aver vissuto l’esperienza di venire sessualizzata a 14 anni dai media. Il discorso è davvero degno di nota nei primi minuti.

http://www.youtube.com/watch?v=Hyg_QIYKv_g

Poi, intorno al sesto minuto, diventa… un pò meno notevole.
Mi definirei una fan di Emma Watson. Mi piace. Mi è sempre piaciuta. Sono una fan di Harry Potter (nonostante i suoi aspetti problematici in merito alla disuguaglianza di genere), e l’ho apprezzata molto anche in altre interpretazioni. E mi piace ancora. Sono anche sicura che abbia ottime intenzioni per quanto riguarda il suo impegno femminista, e lo stesso vale per l’impegno profuso alle Nazioni Unite. Fantastico. Eccellente. Non è questo il problema. Il problema è che il messaggio contenuto nel discorso di Watson è problematico in molti aspetti.

Nel suo discorso alle Nazioni Unite, Watson afferma:
“Come possiamo influenzare il cambiamento nel mondo quando solo la metà di esso è invitato o si sente accolto a partecipare alla discussione? Uomini – vorrei cogliere quest’occasione per estendervi un invito formale. L’uguaglianza di genere è anche un vostro problema.”
In questo passaggio sembra suggerire che la ragione per cui gli uomini non sono coinvolti nella lotta per l’uguaglianza di genere è che le donne semplicemente non li hanno invitati e, a dirla tutta, sono state poco accoglienti. Le donne non hanno fatto pervenire agli uomini un invito formale, e per questo motivo gli uomini non vi hanno aderito. Non è perché, invece, gli uomini beneficiano enormemente (socialmente, economicamente, politicamente, ecc. infinitamente) della disuguaglianza di genere e quindi si sentono meno incentivati a sostenerne lo smantellamento. Non è a causa della prevalenza della misoginia in tutto il mondo. E’ solo che nessuno lo ha chiesto! Oh, mio Dio, come mai nessuna di noi ha pensato di chiederlo?!

E’ assurdo suggerire una cosa del genere. Le donne hanno cercato di portare gli uomini ad interessarsi dell’oppressione delle donne da… sempre. Ma agli uomini non è mai interessato molto combattere questa lotta, perché chiede loro di rinunciare al proprio potere e tutti gli indizi suggeriscono che non sia proprio una delle cose che preferiscono fare. “Condividi un link sulla parità di genere? Certo! Contaci! Rinunci al potere in modo concreto? No, non proprio.” Watson ha continuato:
“Ho visto uomini resi fragili e insicuri da un’idea distorta di ciò che costituirebbe il successo maschile. Nemmeno gli uomini beneficiano dei vantaggi dell’uguaglianza. Non parliamo spesso degli uomini e del loro essere imprigionati dagli stereotipi di genere, ma io mi rendo conto che lo sono e che quando sono liberi, le cose cambiano per le donne come conseguenza naturale.”
Anche questo messaggio è viziato e sbagliato. Raccontare agli uomini che dovrebbero preoccuparsi della disuguaglianza di genere per via di quanto nuoce loro, mette al centro del discorso gli uomini e il loro benessere in un movimento costruito dalle donne per la nostra sopravvivenza, in un mondo che ci degrada e ci disumanizza quotidianamente. Questo concetto è problematico per la stessa ragione per cui lo è dire ai bianchi che dovrebbero porre fine al razzismo perché il razzismo “nuoce a tutti in quanto società, perciò sradicarlo aiuterà tutti”.

In primo luogo perché, anche se fosse vero, non fa nulla per creare solidarietà. Non ho mai incontrato una persona bianca che abbia deciso di sobbarcarsi un impegno anti-razzista per via degli effetti negativi del razzismo sui bianchi. Letteralmente, mai. E non credo di aver mai incontrato un uomo che sostenga realmente gli ideali femministi per via dei benefici che ne deriverebbero agli uomini. Se avessi conosciuto persone simili, non mi sarebbero affatto piaciute. Domanderei loro perché la spesso brutale oppressione delle persone di colore e delle donne, e in particolare delle donne di colore, non sia stata sufficiente a destare il loro interesse, mentre l’epifania causata loro dai modi in cui uomini e/o bianchi sono in qualche modo colpiti in certa misura da questi costrutti, perché “è qualcosa di cui la società e anche gli uomini dovrebbero essere in grado di piangere” li ha fatti saltare così prontamente a bordo. In secondo luogo, perché ignora quanti uomini beneficino della disuguaglianza di genere. (E’ proprio così, Emma!)

Mi permetto di offrire giusto un paio di statistiche da questo lato della barricata: 1 donna americana su 5 ha denunciato di aver subito uno stupro nel corso della sua vita. Per gli uomini americani, la proporzione è di 1 a 71.
Le donne bianche americane (cis-gender) guadagnano il 78% di quello che guadagnano i loro colleghi maschi bianchi. Le donne nere americane (cis-gender) guadagnano l’89% di ciò che i loro colleghi maschi neri guadagnano e il 64% dei loro colleghi maschi bianchi. Le donne ispaniche (cis-gender) guadagnano l’89% di ciò che i loro colleghi maschi ispanici guadagnano e il 53% dei loro colleghi maschi bianchi. Solo il 4,8% degli amministratori delegati sulla lista stilata da Fortune 500 sono donne.

Naturalmente, il divario retributivo di genere esiste in tutto il mondo, compreso il Regno Unito. E così lo stupro.

Dire che gli uomini non beneficiano dei vantaggi dell’uguaglianza crea una falsa narrazione secondo la quale siamo tutt@ colpit@ allo stesso modo e con la stessa gravità dai mali della disuguaglianza di genere, e che nessuno ne ricava alcun beneficio, il che semplicemente non è vero. Emma Watson sessualizzata dai media a 14 anni non equivale ai suoi amici maschi che vivono in maniera non sempre agevole l’espressione dei propri sentimenti. E’ una falsa equivalenza. I modi in cui la disuguaglianza di genere nuoce agli uomini e ai ragazzi sono molto, molto diversi dai modi in cui nuoce alle donne e le ragazze. Ovvero, la disuguaglianza di genere opprime e abusa donne e ragazze in quasi ogni aspetto della propria vita.

Inoltre, le persone con il maggior privilegio vengono in questo modo costantemente riportate al centro delle conversazioni sull’oppressione e questa cosa deve finire. Questo è il motivo per cui “il diritto al matrimonio” è il tema principale delle più note e influenti realtà LGBTQ, piuttosto che le problematiche dei giovani queer senzatetto o anziani in difficoltà, o l’invisibilizzazione e la cancellazione dei queer e delle persone trans di colore. Il volto del movimento per il “diritto al matrimonio” è per lo più bianco, maschio e benestante. Le persone con i maggiori privilegi restano al centro della discussione, mentre le persone maggiormente oppresse sono un corollario, nella migliore delle ipotesi. De-centralizzare le donne nelle discussioni sulla disuguaglianza di genere non è una buona strategia. Watson ha anche detto: “Voglio che gli uomini si prendano questa responsabilità. Così che le loro figlie, sorelle e madri possano vivere libere dal pregiudizio”.
Il messaggio implicito, qui, è che le donne meritino equità ed eguaglianza a causa delle nostre relazioni con gli uomini. Continuare a rinforzare l’idea che gli uomini dovrebbero rispettare le donne e la lotta per l’uguaglianza delle donne perché madri / sorelle / figlie / qualunque altra cosa, perpetua l’idea che le donne non meritino già queste cose in quanto esseri umani (quando si estenderà il discorso anche ai non umani? N.d.T.). Essa incoraggia gli uomini a pensare alle donne sempre e solo in relazione a sé stessi, come se la nostra pseudo-umanità fosse solo un corollario alla vera umanità degli uomini. La verità è che le donne sono persone intere e complete, a prescindere dal nostro status nella vita degli uomini. Questo è ciò che gli uomini dovrebbero sentirsi dire, ancora ed ancora. Questo è ciò che tutti dovrebbero sentire, ogni giorno.

Credo che uno degli aspetti a cui Watson si èavvicinata, ma a cui non è propriamente arrivata, è l’idea che la femminilità, sia essa espressa da donne o uomini (o persone Genderqueer, credo, ma chissà perché queste ultime non esistono in questo discorso alle Nazioni Unite o nella campagna “HeForShe”), è quella che ha la peggio nel mondo. La femminilità è vista come debolezza e viene odiata e maltrattata. Questo è un concetto valido e molto, molto importante, ma in realtà Watson non ha detto nulla di tutto ciò, non sembra avere fatto una solida analisi di questo aspetto ancora, ed è sensato supporre che lo stesso messaggio distorto arriverà alla maggior parte delle persone che ascoltano il suo discorso.

Quindi, possiamo per favore smettere di cercare di rendere Emma Watson la nuova icona femminista dell’universo? A quel punto non è ancora arrivata. Sta ancora imparando, credo, proprio come Beyoncé, che, tra l’altro, raramente ottiene anche solo il beneficio del dubbio dalle femministe bianche, per non dire osannata come “Regina femminista di qualsiasi cosa”, quando le sue esternazioni femministe sono meno che perfette. (Immaginate se Beyoncé si fosse alzata alle Nazioni Unite e avesse tenuto un discorso incentrato sugli uomini nella lotta per la parità di genere. I bianchi cieli femministi più influenti avrebbero fatto piovere fuoco infernale su tutt@ noi. Beh, su alcun@ di noi, in ogni caso).

Mi auguro che, nell’evolversi del proprio femminismo, Emma Watson cancelli questi primi sfortunati approcci. Ma, francamente, dovrà dimostrare molto di più per essere considerata la “femminista che cambia le regole del gioco”, come è stata definita. Dov’è la sua analisi della giustizia razziale e della necessità di quest’ultima nel porre fine alla disuguaglianza di genere? Che cosa ne sa lei della misogynoir (misoginia nei confronti delle donne di colore)? Fino a che punto comprende che le donne bianche benestanti come lei sono spesso coloro che opprimono donne di colore e/o donne povere nel mondo? Dov’e la sua comprensione del transfemminismo? Può spiegare alle Nazioni Unite, o a chiunque altro, perché la violenza contro le donne trans deve essere al centro del nostro lavoro contro la misoginia? Sa e può spiegare che la discriminazione a favore di persone non disabili è interconnessa non solo con la disuguaglianza di genere, ma con ogni forma di oppressione esistente? E, soprattutto, comprende che in quanto donna bianca le viene concesso di accedere ed essere presa sul serio dal femminismo tradizionale, in modi che una donna di colore non potrebbe mai e perché, allora, è necessario per lei di farsi da parte e fare spazio alle donne di colore per essere ascoltate, se la disuguaglianza di genere è da eradicare definitivamente? Perché qualsiasi vera “femminista che cambia le regole del gioco” dovrebbe farlo.

Io personalmente sono convinta che sarebbe davvero incredibile se la donna un tempo conosciuta come Hermione si rivelasse una femminista davvero tosta e rivoluzionaria. Per me, un tale cambiamento richiederebbe un approccio ed un analisi davvero tosta e rivoluzionaria, cose che Watson ancora non padroneggia.

 

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