Solo pochi mesi fa, a ottobre 2014, un ragazzino partenopeo è stato stuprato con un tubo ad aria compressa, da alcuni “amici” più grandi di lui, di cui uno già padre. “Guarda come sei grasso, ora ti gonfio ancora un po’” ha detto lo stupratore più che maggiorenne. E’ stato stuprato perché a una persona grassa si può dire e fare qualsiasi cosa, come a tutti i soggetti stigmatizzati. Salvatore, al quale la violenza ha causato gravissimi danni fisici e psicologici, mettendo in pericolo la sua stessa vita, aveva 14 anni, pochi di più di quelli che sembra avere il ragazzino che ieri sera, durante il festival di Sanremo, Alessandro Siani ha bullizzato in mondo visione.
Chissà quante volte quel ragazzino l’hanno preso in giro per il suo aspetto, chissà se ha pianto, se ha urlato, se ha scalciato, se ha pensato di non valere niente perché sovrappeso. Adesso, grazie a Siani, che dopo lo ha anche usato per schermirsi dalle immediate critiche, facendosi fotografare con lui sorridente (capirai, un bambino sorride se un adulto famoso e “simpatico” gli dice: “Facciamo una foto assieme”); adesso grazie a Siani, nessuno potrà dire: lascia stare questo ragazzino, non permetterti di sfotterlo! Lui stesso come si difenderà dai bulli?
Se lo ha fatto Alessandro Siani in televisione, se lo ha fatto uno dei “comici” sicuramente più noti tra i compagni di quel ragazzino, perché qualcuno dovrebbe trattenersi? E quindi Siani gli ha regalato una pioggia di “chiattone” e “pall’e ladr'”,”ci entri nella poltrona?”, in coro a scuola, a calcetto e in spiaggia, senza provare nemmeno un poco di ritegno. “Te l’ha detto pure Siani che pari una comitiva“. E tra sfottere, spintonare, calare i pantaloni e infilare un tubo nell’ano, quanti passi ci sono? Siani se l’è chiesto mentre bullizzava un bambino?
Scusarsi dopo, dopo una battuta sessista, razzista o grassofobica/ponderalista, non serve a niente, perché la forza della situazione derisoria resta tutta lì, nella cultura di riferimento, nelle menti di chi ascolta e sul corpo della persona presa di mira. Quello che Siani prova per i grassi è odio allo stato puro, li odia e li usa nei suoi spettacoli e nei suoi film, come nota chi li guarda. Oh sì, possiamo dire: almeno si è scusato, ma gradiremmo avere a che fare con persone all’altezza di un palco, qualsiasi palco, televisivo, cinematografico, radiofonico o giornalistico che sia.
E i ponderalisti che sputano dignosi sullo stato di salute di una persona grassa adulta o bambina, dovrebbero chiedersi se, nel caso in cui si trattasse di un problema di salute, troverebbero normale e corretto dire a una persona, un bambino, con un tumore all’occhio “guagliò tiene na patana ‘nfront” (“ragazzo hai una patata sulla fronte”) oppure “te trasene e lent’?” (“riesci a infilarti gli occhiali?”).