Piccoli razzismi estivi

ambulante1 Passeggiando sulla spiaggia con i miei figli li vedo. Sono lungo il bagnasciuga anche loro, e parlano. O meglio: lui, il bianco, parla, e mi pare che faccia domande; l’altro, il nero, con la sua merce appesa addosso, lo ascolta e ogni tanto annuisce, o risponde brevemente. Immagino una contrattazione.

No, non stanno trattando. Lui, il bianco, lo sta interrogando, gli fa delle domande e poi parla a lungo. Ma di che?

Mi fermo ad ascoltare, facendo finta di nulla.

Lui, il bianco, gli sta parlando di economia, di soldi, di guadagni.

Gli chiede dove prende la merce, quanto la paga, quanto rimane a lui, cosa ci fa con i soldi. Ma non è un interrogatorio, non è un finanziere o simili in borghese. Ha una faccia a metà tra l’ebete e il curioso, e un sorrisino del tipo “hai capito…” come se l’altro, l’ambulante di colore, gli stesse rivelando chissà che fantastiche dritte per diventare ricchi.

No, perché poi il nostro villeggiante non si limita mica a fare domande: congettura, pontifica, consiglia, propone, argomenta. E l’altro – ai miei occhi, con una pazienza e una educazione che sarebbero state da pagare a parte – lo sta pure a sentire cortesemente.

Non riesco a capire cosa può ridurre una persona a comportarsi in questo modo incredibile. O meglio, forse lo so e per l’ennesima volta non riesco ad accettarlo pacificamente.

Io dico, caro villeggiante simpaticone: hai di fronte un essere umano evidentemente in difficoltà – vende cianfrusaglie sulla spiaggia, è difficile immaginare che “se la passi bene” – e tu lo interroghi tutto interessato al suo fatturato. E al fatto che sia esentasse. Hai una specie di interesse tassonomico non per l’essere umano, ma per il suo modo di guadagnare così atipico, esotico, originale, che ne so. E ti informi direttamente da lui, passando sopra qualcosina che avrebbe dovuto perlomeno farti riflettere. Il giornale che ti sei portato sotto l’ombrellone – insieme alle due borse frigo piene d’ogni cibaria, acqua e birra fredde, alle sedie pieghevoli e il tavolo da picnic così stai proprio servito e riverito come a casa – strilla a otto colonne il conteggio degli sbarcati in Sicilia, che non è tanto lontana da questa spiaggia; è infarcito della cronaca di violenza razzista; pubblica un giorno sì e l’altro pure l’ennesimo insulto più o meno organizzato a una persona di colore minimamente in vista, oppure con un incarico pubblico.

Lo so, fa caldo, non ti va di fare due più due. Eh sì, l’antirazzismo è faticoso, tu invece sei in ferie.

Non so, forse esagero, forse faccio male a pensare a questo tizio come un esempio, faccio male a generalizzare. Ma era lì, sulla spiaggia, uno dei tanti. E discettava di economia, di tasse, di tecniche commerciali con l’ambulante di colore.