Deconstructing la vanvera

"vanvera kills" di the wasted nothing

Eccolo qui, puntuale come sempre, l’allievo di Massimo Fini che c’ha qualcosa da dire sul sessismo. Poteva far mancare la sua autorevole opinione sui fattacci di Battiato? Ero quasi preoccupato.

Boldrini vs Battiato: non usiamo il sessismo a vanvera [notate le finezze già nel titolo: sono messi l’uno contro l’altra due persone che nei fatti non si sono manco parlate, e poi il sessismo viene nominato come uno strumento che si usa, non come un fenomeno da avvertire quando presente – così non ci dobbiamo preoccupare di definirlo, diamo per scontato che siamo tutti d’accordo su cosa sia. E invece non è così.]

Da cittadino libero, in una realtà normale, non mi interesserebbe che a ricoprire una determinata carica politica o socialmente rilevante sia un uomo o una donna [forse perché non sei una donna, c’hai pensato?], ma semplicemente vorrei una persona che abbia le capacità per farlo [nobile proposito, ma non sarebbe prima opportuno raggiungere a tappe forzate la parità di possibilità per tutt*? Poi applichiamo la meritocrazia – una volta capito come. Se lo fai da adesso, le donne saranno sempre in meno e non per colpa loro, ma perché non sono partite alla pari].

Il concetto di normalità, in fin dei conti, è molto relativo, mentre meno relativo è il dato di fatto che, ai vertici di ogni istituzione, ci siano più uomini che donne e quindi particolare enfasi viene data quando una carica di un certo peso viene assunta da una donna [enfasi è troppo vago, per i miei gusti. Molta di quella enfasi è spesso animata dallo stupore più maschilista]. Ho già avuto modo di esprimermi sulle quote rosa [argomento che non c’entra niente, qui, ma fa tanto colore] e rimango a favore della meritocrazia sempre e comunque come obiettivo finale [di cosa? Così, obiettivo finale in genere].

Molto apprezzata è stata l’elezione alla presidenza della Camera, da parte dei partiti, di Laura Boldrini, l’essere donna ha amplificato qualsiasi suo merito personale precedente [caro il mio appassionato di meritocrazia, Boldrini ha un CV che fa spavento, cosa che, per esempio, parecchi precedenti presidenti della Camera non hanno, c’hai pensato? Comunque è molto carino insinuare il ruolo avuto da ‘l’amplificazione’, complimenti]  e questo lo comprendo perché non è un evento che si verifica spesso. In linea di principio, ritengo infelice dover omaggiare una carica per la semplice appartenenza ad uno dei due generi [infatti non è successo, la si è omaggiata – che orribile espressione – in quanto personalità nota all’estero per meriti eccezionali, non perché donna], ma la situazione è quella che è ed è comprensibile e legittimo sottolineare la presenza femminile ad una delle più alte cariche dello Stato [se, vabbè].

Franco Battiato in veste di Assessore al Turismo della Regione Sicilia, durante un incontro a Bruxelles nella sede del Parlamento Europeo, ha detto: “Ci sono troie in giro in Parlamento che farebbero di tutto, dovrebbero aprire un casinò”.

Personalmente preferisco il Battiato cantautore al Battiato politico, ma non credo che queste sue affermazioni possano suscitare l’indignazione che ne è nata subito dopo.

La Boldrini ha replicato: «Stento a credere che un uomo di cultura come Franco Battiato, peraltro impegnato ora in un’esperienza di governo in una Regione importante come la Sicilia, possa aver pronunciato parole tanto volgari. Da Presidente della Camera dei Deputati e da donna respingo nel modo più fermo l’insulto che da lui arriva alla dignità del Parlamento. Neanche il suo prestigio lo autorizza ad usare espressioni così indiscriminatamente offensive. La critica alle manchevolezze della politica e delle istituzioni può essere anche durissima, ma non deve mai superare il confine che la separa dall’oltraggio» [leggete BENE la risposta di Boldrini, vi prego].

L’accusa di sessismo al cantautore è stata lanciata e lui si è difeso dicendo: «Sono particolarmente dispiaciuto che il Presidente della Camera si sia sentita offesa dalle mie parole, ma posso assicurare che la frase non era sessista [non lo decidi tu, Franco: sono le parole che hai usato a essere sessiste. Potevi benissimo usarne altre, invece hai usato quelle]. Facevo semplicemente riferimento alla “prostituzione” che c’era nel Parlamento italiano fino a pochi mesi fa [non c’era affatto, il termine è sbagliato anche tecnicamente: mentre un corrotto vende ad altissimo prezzo i suoi favori a pochi corruttori ben scelti, quando non a uno solo, la maggior parte delle prostitute è costretta a vendersi a un prezzo molto basso affinché sia accessibile a più clienti possibili, senza sceglierli], sia maschile che femminile [cosa che non altera di una virgola l’essenza sessista del linguaggio che hai usato – intenzioni e destinatario non cambiano nulla dell’insulto, oppure ci sono casi nei quali il razzismo è ammissibile?]». E poi tiene a precisare «non facevo riferimento né al Parlamento europeo né al Parlamento attuale ho solo parlato di un malcostume politico, non parlavo certo di donne [ah, no? E quella parola, di grazia, a quale genere fa riferimento?]. Io non sono mai stato sessista [nessuno sano di mente lo direbbe: il problema non è che lo sei, il problema è che hai adoperato un linguaggio sessista e neanche riesci a rendertene conto – ma tranquillo Franco, non sei solo, purtroppo] e chi mi conosce lo sa bene».

Nella testa però mi risuona forte la parola oltraggio usata dalla presidente Boldrini. La sua indignazione per l’oltraggio al Parlamento italiano mi colpisce.

E con l’oltraggio che il popolo italiano ha subito e sta continuando a subire dal Parlamento Italiano come la mettiamo [e che cacchio c’entra? Ma come non ci si rende conto che questa è una risposta del tipo “E allora le foibe?”]? Con le famiglie che non arrivano a fine mese [MA COSA C’ENTRA], i giovani che non trovano lavoro [MA COSA C’ENTRA] e che non riescono a costruirsi un futuro [MA COSA C’ENTRA], gli imprenditori che si ammazzano [MA COSA C’ENTRA], le pensioni e i diritti dei lavoratori che diventano sempre più un ricordo [MA COSA C’ENTRA], la cultura che viene fatta a pezzi come la mettiamo [MA COSA C’ENTRANO tutte queste cose? Sono senz’altro vere e nessuno le nega, ma perché tutte queste cose autorizzerebbero qualcuno a usare un linguaggio sessista? Esistono circostanze nelle quali non è un insulto razzista dare del “negro”? O non è omofobia dare del “frocio”?]?

E’ davvero possibile offendersi a tal punto per una espressione, forse infelice nelle modalità, ma corretta nei contenuti [NO, questo modo di intendere il linguaggio è SBAGLIATO: non c’è niente di corretto in un insulto sessista! Il suo contenuto è una discriminazione di genere, che non è MAI corretta, in nessun caso!]? E davvero possibile usare il sessismo per difendere un Parlamento [COSA? E perché mai attaccare Battiato per il suo linguaggio sarebbe una difesa del Parlamento? Le due cose non sono logicamente connesse – ovviamente Boldrini, in quanto presidente della Camera, DEVE anche fare questo – oltre che indignarsi per il linguaggio sessista. Ma tutti gli altri che se la sono presa con Battiato non hanno certo, automaticamente, difeso il Parlamento] che ha dato prova innumerevoli volte di non fare gli interessi degli italiani e per le cui scelte paghiamo tutt’ ora un amaro prezzo [e basta con questa demagogia da due soldi, su]?

Faccio fatica a pensare che, in questa fase storica, qualcuno possa pensare a difendere la dignità del Parlamento Italiano con questi toni [forse fai fatica perché quello che hai appena detto non è affatto successo, hai provato a pensarci?] a fronte di quello che è stato fatto notare essere stato spesso il suo operato [l’operato di TUTTO il Parlamento? Tutti tutti i parlamentari? Ma vogliamo imparare a usare i nomi collettivi o no, una buona volta?]. Magari Battiato può essere criticato per una certa volgarità di espressione [non sia mai che lasciamo fuori un po’ di moralismo travestito da buona educazione, eh], ma  sinceramente la preferisco agli spettacoli di cui, non di rado, il Parlamento è stato protagonista (basti ricordare lo squallore con cui fu accolta la caduta di Prodi con “onorevoli” che bivaccavano con mortadella e champagne in Senato [MA COSA C’ENTRA], il comportamento e l’atteggiamento di Berlusconi, proprio nei confronti delle donne, fuori e dentro la politica [MA COSA C’ENTRA] o le vicende di vari parlamentari che hanno cambiato improvvisamente casacca a cui Battiato sembrava alludere in misura maggiore [MA COSA C’ENTRANO tutti questi esempi? Due schifezze fanno due schifezze, perché una di queste autorizzerebbe qualcuno a usare un linguaggio sessista? PERCHE’?]).

Qui, a mio parere, il sessismo non c’entra niente [e certo, hai dato prova di non sapere cosa sia!], non utilizziamolo come una ricetta preconfezionata per difendere l’indifendibile [dire che Battiato ha usato un linguaggio sessista non vuol dire difendere i parlamentari corrotti e ipocriti – al massimo vuol dire difendere l’istituzione! E ti sembra la stessa cosa?] ogni qualvolta se ne presenti l’occasione.

Vogliamo invece concentrarci sulla ripresa del paese? [Perché, non è quello che poteva fare anche Battiato, in quel discorso? A lui non dici niente?]

Deconstructing le vergini violate

Cosa c’è di più divertente – e ipocrita – che difendere un linguaggio sessista usandone uno ancora peggiore? Ecco qua che l’osannato Travaglio si adopera anche in questa fine acrobazia. Qui la sua meraviglia.

Oggi sono Boldrini e Grasso a strillare come vergini violate [insulto sessista #1] contro Franco Battiato che ha avuto l’ardire di dichiarare: “Mi rallegro quando un essere non è così servo dei padroni, come queste troie [insulto sessista #2] in giro per il Parlamento che farebbero qualunque cosa, invece di aprirsi un casino”. Apriti cielo! Proteste unanimi da destra, centro e sinistra, mobilitazione generale, emergenza nazionale, [ma che spiritoso] manca soltanto la dichiarazione dello stato d’assedio con coprifuoco, cavalli di frisia e sacchi di sabbia alle finestre [davvero un simpaticone]. Boldrini: “Respingo nel modo più fermo l’insulto alla dignità del Parlamento, stento a credere” ecc. Grasso: “Esprimeremo il nostro disagio al governatore della Sicilia per le frasi dell’assessore Battiato” [e che dovevano dire? Fargli i complimenti? Per quanto deprecabile, il loro lavoro li obbliga a queste prese di distanza, come anche l’ultimo dei giornalisti sa – invece perculiamoli].

Sui cinquanta fra condannati, imputati e inquisiti che infestano il Parlamento, invece, nemmeno un monosillabo [Travaglio, ma che c’entra? Proprio tu ti metti a usare il metodo “E allora le foibe?”]. Invece giù fiumi di parole e inchiostro contro il cantautore-assessore che osa chiamare troie le troie [insulto sessista #3 e #4]. Pronta la mossa conformista [conformista? Dimettere qualcuno a causa di un linguaggio sessista? Ma quale conformismo? Quando s’è mai visto prima?] del governatore Crocetta, un tempo spiritoso e controcorrente specie sulle questioni di sesso [e lo è ancora – è Battiato che non ha mai fatto ridere nessuno], ora ridotto alla stregua dell’ultimo parruccone politically correct [aridàje: non ha fatto niente da “parruccone”, anzi il contrario], che mette alla porta il fiore all’occhiello della sua giunta, financo equiparandolo a uno Zichichi qualunque [è una battuta? Non s’è capito]. Si risente pure la Fornero [è, sai, è donna, anche se a volte – va detto – se ne dimentica opportunamente], che è pure ministro delle Pari Opportunità (infatti s’è scordata solo 390 mila esodati [di nuovo: che cacchio c’entra? Perché deve scordarsi a che genere appartiene a seconda della sua attività di ministra? Casomai sarà un’altra colpa di Battiato se grazie al suo linguaggio fa bella figura pure Fornero, no?]). Certo, il linguaggio usato da Battiato è da pugno nello stomaco [no, è sessista], tipico dell’intellettuale indignato [no, tipico dei sessisti] che vuol “épater” un Paese cloroformizzato [no, ha detto una delle parole più usate dalle Alpi a Lampedusa, non ho capito proprio dove sarebbe tutta questa esclusività]. Ed è facile dire che ci si poteva esprimere in termini meno generici [infatti il difficile è dire che ci si poteva esprimere in termini meno SESSISTI], o aggiungere subito e non dopo che la denuncia riguarda anche le troie-maschio [fanno due insulti sessisti, Marco caro, non che uno cancelli l’altro], pronte a vendersi al miglior offerente [cosa che, tra l’altro, non è certo quello che succede alla stragrande maggioranza delle prostitute, che invece vengono vendute a prezzi stracciati senza certo poter scegliere i “clienti”. Quindi quella parola è sia un insulto sessista che un vero e  proprio errore, dato che l’attività che si vorrebbe stigmatizzare è un’altra].

Ma andiamo al sodo: è vero o non è vero che il Parlamento, anche questo, è pieno di comprati, venduti, ricomprati e rivenduti [e, per l’ennesima volta, che c’entra? Questo autorizza qualcuno a usare un linguaggio sessista? E perché non uno razzista, allora?]? È lo spirito losco del Porcellum (nomen omen [insulto specista #5 – sì, perché “troia” è bisvalido, è anche un insulto specista]) che porta alla prostituzione della politica, alla nomina dei servi dei partiti e innesca la corsa sfrenata al servaggio e al leccaggio per un posto al sole [e allora tu perché non fai i nomi? E perché non li ha fatti Battiato? Meglio un bel nome collettivo che è pure un insulto sessista e specista, certo]. E come li vogliamo chiamare questi servi, che si vendono la prima volta per farsi candidare in cima a una lista e poi magari si rivendono per voltar gabbana a seconda delle convenienze [CON IL NOME, SE HAI LE PROVE, SE NO TE NE STAI ZITTO E NON OFFENDI NESSUNO]? Passeggiatrici? Lucciole? Mondane? Falene? Peripatetiche? [ma non te ne accorgi da solo che hai solo sinonimi al femminile? E ci fai pure il giornalista, complimenti per la consapevolezza del proprio linguaggio!] Chi voleva capire ha capito benissimo: accade a tutti [a me no] di dare della “troia” [insulto sessista #5] a chi, maschio o femmina, è disposto a tradire e a tradirsi per un piatto di lenticchie o a vendersi per far carriera [no, lo vedi che non hai capito? Quello che hai descritto è il comportamento di un doppiogiochista: di nuovo, la prostituta in genere non può scegliere né aspettare, né migliora certo la sua situazione “lavorando”]. Ma, nel Paese di Tartuffe, che con buona pace di Molière è l’Italia e non la Francia, ci si straccia le vesti appena qualcuno squarcia il velo dell’ipocrisia [quale velo? Che ci siano corrotti e corruttori in Parlamento lo si sa da un pezzo! E anche grazie a te! Il berlusconismo consiste proprio nel non nascondere le pratiche più scorrette, facendole passare per prassi consolidata!] e dice pane al pane: ieri sui ricatti della Bicamerale, oggi sulla mignottocrazia [insulto sessista #6] (copyright Paolo Guzzanti).

Battiato è come il bambino che urla “il re è nudo” e la regina è troia [insulto sessista #7 – ed è così contento di dirlo che non si accorge che con la favola menzionata il gesto di Battiato non c’entra niente – lo vediamo tutti da un pezzo che il re è nudo]. Tutta la corte intorno sa benissimo che è vero, ma arrota la boccuccia a cul di gallina [insulto specista #6] e prorompe in urletti sdegnati. Lo sa tutto il mondo come e perché sono stati/e eletti/e certi/e cosiddetti/e onorevoli. Persino in India, dove la Ford si fa pubblicità con un cartoon che ritrae lo statista di Hardcore col bagagliaio dell’auto pieno di mignotte [insulto sessista #7]. I primi a saperlo sono i nostri giornali, che han pubblicato centinaia di intercettazioni sulle favorite del Cainano e sulla compravendita dei parlamentari, e ora menano scandalo perché Battiato, dopo averci scritto una splendida canzone Inneres Auge), li chiama per nome [magari! Invece ha usato un nome collettivo – che sono sempre sbagliati, come si sa – che è pure un insulto sessista]. E non si accorgono neppure che il loro finto sdegno [che ne sai che è finto? Quello di Boldrini è finto?] non fa che confermare le parole di Franco [no, stai mettendo insieme due circostanze che invece sono differenti. Il fatto che a me quelle parole facciano schifo non significa certo che difendo i parlamentari corrotti. Io stigmatizzo l’uso di un linguaggio sessista, a prescindere dalle circostanze]. Se uno accenna ad alcune troie [insulto sessista #8] e si offendono tutti/e, la gente [la gente, ma davvero un giornalista professionista usa ancora questo termine?] penserà: “Però, guarda quante sono! Credevo di meno…” [però, in che bella considerazione tieni le persone comuni, Travaglio, grazie].