da Amarame
Be’, insomma, tale Barilla ieri, durante un’intervista del programma “La zanzara” si è espresso in maniera ineccepibile su due temi scottanti:
Tema 1.
In risposta alla critica della Presidentessa della Camera Boldrini che criticava l’uso della figura femminile nella pubblicità, citando il classico della donna che serve la famiglia a tavola:
“Laura Boldrini non capisce bene che ruolo svolge la donna nella pubblicità. E’ madre, nonna, amante, cura la casa, cura le persone care, oppure fa altri gesti e altre attività che comunque ne nobilitano il ruolo. E’ una fondamentale persona per la pubblicità, non solo italiana. In tutti i Paesi del mondo la donna è estremamente usata.”
Trovo che sia interessante l’innocenza con cui quest’uomo esprime certi pensieri. Come se fosse una frase facile da pronunciare quel “la donna è estremamente usata”. E’ evidente come, in momenti carichi di tensione quali le interviste, alcune persone si agitino troppo rischiando il tilt, perché non trovo altre spiegazioni per la nonchalance con cui certe affermazioni escono.
In realtà, qui gli interrogativi che mi pongo riguardano l’atteggiamento di chi parla in questo modo; in particolare, non riesco a capire se:
A) si tratti di un “Mamma, ha iniziato Pierino!” buttato là per giustificare la mancata originalità (o, detta in gergo, per pararsi il culo cercando di sviare l’attenzione su altre realtà che agiscono allo stesso modo);
B) si tratti di una tranquilla ed acritica accettazione dello status quo, una realtà che considera le donne come oggetti da poter (estremamente) usare, senza porsi minimamente qualche domandina, neppure nel momento in cui i dubbi vengono avanzati da altr* e ci si trovi a doverli affrontare (anche se, in questo caso, sembra più un “saltarli a pie’ pari”).
Probabilmente è un misto tra le due. Però mi aspettavo di meglio da una persona che vive nel Duemila e passa e non ha neppure la scusa della povertà per non studiare (inteso come accesso ai mezzi di informazione/acculturazione) e aprirsi un po’ la mente. Tipo, eh.
Tema 2.
“La nostra è una famiglia tradizionale. Se ai gay piace la nostra pasta e la comunicazione che faccciamo mangeranno la nostra pasta, se non piace faranno a meno di mangiarla e ne mangeranno un’altra. Ma uno non può piacere sempre a tutti per non dispiacere a nessuno. Non farei uno spost con una famiglia omosessuale, ma non per mancanza di rispetto verso gli omosessuali che hanno il diritto di fare quello che vogliono senza disturbare gli altri, ma perché non la penso come loro e penso che la famiglia a cui ci rivolgiamo noi è comunque una famiglia classica”
Wow! Qui davvero c’è troppa grazia: non so da dove cominciare ad elencare le cose che mi urtano.
Devo parlare della famiglia tradizionale/classica? E di quale tradizione, esattamente? Immagino il collegamento parta da sopra, dove si citava il ruolo (a questo punto non unicamente pubblicitario) di uno dei suoi elementi, ossia la donna. Se è così, l’omino qua l’abbiamo perso: vagli a spiegare, tu, tutta la storia dell’emancipazione femminile. Secondo me sarebbe inutile anche partire con la questione dei femminicidi (che pure sembrano far furore sulla stampa – e un giornale, el siôr*, lo leggerà, no, qualche volta?) e le violenze che avvengono soprattutto in famiglia. Altro che spaghetti: vuaines**!
Devo aggrapparmi all’espressione “senza disturbare gli altri”? Ma chi? Le/gli etero(normativ*) che devono vivere la loro vita tranquilla, senza essere mess* in discussione da altre realtà? Le/i politiche/i che hanno ben alto a cui pensare rispetto all’omofobia o anche alla semplice uguaglianza delle/i cittadin* di fronte alla legge (ammesso che “La Legge” valga qualcosa)? Il Papa che altrimenti s’affanna troppo e gli viene un coccolone (dannazione, no: proprio ora che ce n’è uno così bellobuonobravo che un’operazione mediatica di questo tipo non riusciva così bene da tempo immemorabile)? Chi non devono disturbare? I bambini-chi-pensa-ai-bambini che sia mai che con le loro menti malleabili finiscano per pensare che, boh, mica è poi così strano che due*** donne o uomini stiano insieme.
Forse è la questione del “non la penso come loro” che potrebbe risultare interessante da sviscerare. Chissà che cosa pensano le/gli omosessuali! Che il Sole giri attorno alla Terra o che questa sia piatta. Magari che la Luna sia fatta di formaggio. O che una donna con le mestruazioni faccia seccare le piante, se le tocca. Io non so cosa la categoria intera pensi, ma sono contenta che lui sia in possesso di queste informazioni e, soprattutto, che abbia le idee chiare.
In realtà, credo che la cosa ad infastidirmi di più sia che si tratta di un’azienda e per l’azienda non esistono le persone, ma solo “il consumatore”**** a cui indirizzare i vari messaggi. Chiaramente ora inizierà il giusto boicottaggio (cosa che, per quanto riguarda la Barilla, faccio già da molto tempo perché mi fa schifo non solo il prodotto, ma tutto quanto ci sta intorno -e, a quanto pare, avevo ragione), ma non è l’unica cosa che avrà inizio: sono già comparse le prime “risposte/provocazioni” da parte delle aziende concorrenti. Alcune molto belle, altre un po’ scontate. Per quanto certi messaggi faccia sempre bene leggerli, non riesco a non vederci la speculazione: eh, facile, adesso! Però io non voglio esistere solo quando devi vendermi qualcosa. E non ditemi “E’ il mercato, giovine!”, non mi interessa e, soprattutto, non lenisce la mia amarezza.
Infine, amaro per amaro, mi domando come mai si stia facendo così tanto casino per la -gravissima- affermazione sulle famiglie omosessuali, ma non venga affiancata ai motivi della chiamata al boicottaggio la retrograda ed altrettanto grave affermazione sulle donne nella pubblicità (almeno, io non ho visto mai citate le due cose insieme).
Ancora invisibili, sì?
* Trad. dal Friulano: il signore
** Trad. dal Friulano: tegoline, fagiolini. Figurativo: botte
*** Rimango sul due per non complicare troppo le cose (e poi, i-bambini-chi-pensa-ai-bambini, insomma!)
**** Lascio il termine volutamente al maschile, perché così è utilizzato quando si parla di Mercato: le donne, possono essere “estremamente usate”, ma mai considerate come parte attiva.