Ognun@ ha la sua opinione?

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Chi non ha sentito almeno una volta la frase: ‘Ognun@ ha la sua opinione’? Probabilmente è successo a chiunque.

È la frase favorita da discriminator@, oppressor@ e stronz@ di ogni risma per giustificare le proprie attività di rinforzo dell’idea dominante. Come anarchic@, antirazzist@, femminist@, persone lgbtqia, antispecist@ ci troviamo costantemente a fronteggiare atti di sopraffazione e violenza verbale liquidati con questa locuzione.

Come sbarazzersene definitivamente, purtroppo, non lo so. Ma decostruire i pensieri che sono alla base di questa mossa retorica è sicuramente il primo passo.

Libertà di parola per molt@ significa il diritto a dire la propria cazzata senza prendersene la responsabilità, e chiunque critichi questo concetto è un “fascista”, un “illiberale” e via dicendo: come se “libertà”, fosse libertà di opprimere. L’idea per cui occorre tollerare l’espressione di chiunque, perché ognun@ ha diritto a esprimersi è meravigliosa in teoria, ma terrificante nella pratica: l’effetto che produce è tollerare chiunque e qualunque cosa, comprese le tendenze reazionarie che di fatto impediscono di cambiare le cose e mantengono lo status quo. La chiave sta nel concetto di responsabilità, poiché il numero di coloro che si sperticano a difesa della libertà di parola – e non solo – e che sono poi dispost@, nell’eventualità, ad accogliere reazioni negative e addirittura a prendere atto di aver sbagliato, è così ridicolmente basso da sfiorare l’inesistenza. Ciò che si desidera, dunque, non è la libertà di parola, ma la libertà della propria parola.

Perciò accade, spesso, che chi si ritrova a ricoprire un ruolo subaltern@ è disciplinat@ assai severamente, molto più della controparte; e questa severità proviene proprio da coloro che per sé stess@ sventolano il vessillo della democrazia, della tolleranza, della libertà d’opinione e di parola, della neutralità, dell’imparzialità, dell’equidistanza. Tutte finzioni che hanno decisamente poco di libertario, propugnate da soggett@ che, pur affermando di rifuggire gli estremismi, finiscono per incarnarne uno: il fascismo.

Pur non essendo esplicitamente fascista, il paradosso democratico risiede nel fatto che per non negare sé stessa la democrazia deve tollerare, suo malgrado, chi finirà per distruggere la sua esistenza, e con lei chiunque tenti di criticare chi, nei fatti, la distruggerà. Questo è quanto mi basta per affermare, con orgoglio, che democratico non lo sono e non lo sarò mai.

Un’opinione, in realtà, non è mai un’opinione e soprattutto non è mai soltanto un’opinione. Opinione è quando dico che il gelato al pistacchio non mi fa impazzire, cosa contro cui sarebbe difficile e stupido argomentare; quando invece, fuori dai confini delle preferenze personali, parlo di ciò che mi circonda, le mie affermazioni non possono essere per nulla apolitiche, equidistanti, o neutrali,  ma situate e indubbiamente di parte.  Se un’affermazione è irrispettosa, dannosa e pericolosa, nessuna legge dell’universo conosciuto impone che vada preservata soltanto in quanto opinione: ognun@ ha il sacrosanto diritto di sputarci sopra. Se la cosa vi spaventa, ciò riguarda voi e il vostro segreto timore che il vostro privilegio e la vostra parzialità, di cui forse neanche voi siete a conoscenza, venga allo scoperto. Non il vostro interlocutore o interlocutrice.

Perciò: no, non avete diritto alla vostra opinione.