Lettera aperta alle persone privilegiate che fanno l’avvocato del diavolo

santabarbara

Traduzione dell’articolo An open letter to privileged people who play devil’s advocate di Juliana Britto dal sito feministing.com. La traduzione è della mia amica Floriana, che ringrazio. Come dico sempre, se qualcuno lo dice meglio di me, è il caso di citarlo.

Lettera aperta alle persone privilegiate che fanno l’avvocato del diavolo

Lo sai chi sei. Sei il tizio bianco nel corso di Studi Etnici che sta esplorando il concetto che i poveri possano fare bambini per continuare ad avere i sussidi. O, sei quello che argomenta sorseggiando un drink che forse un sacco di donne in effetti simulano uno stupro per ricevere attenzione. O, più di recente, sei quello che insiste che io debba considerare la possibilità che Elliot Rodger [perpetratore della strage di Isla Vista, ndt] possa essere stato un pazzo, e un’anomalia, e non il prodotto della supremazia bianca e della società misogina.
Molto spesso è chiaro che tu in effetti credi a quello che sostieni pensare giusto per. Tuttavia, lo sai che queste cose che pensi non sono popolari, se non altro perché ti fanno sembrare egoista e privilegiato, e quindi ecco che dai la colpa al “diavolo”. Ti svelo un segreto: il diavolo non ha bisogno di altri avvocati. Ha già un sacco di potere senza che lo aiuti tu.
Queste discussioni possono sembrare un gioco per te, ma per molte persone intorno a te, sono le loro vite quello con cui stai giocando. Il motivo per cui sembra un gioco per te è perché queste questioni molto probabilmente non ti toccano. Se sei un uomo, non importa che la maggior parte delle sparatorie di massa siano dirette a donne che hanno rifiutato il killer – anche se dovrebbe importarti, visto che misoginia uccide anche gli uomini. Se sei bianco, non importa che le persone di colore siano stereotipate o meno. Puoi attaccare fili da burattino ai tuoi dialoghi sulle questioni reali, perché alla fine della fiera, tu puoi semplicemente alzarti e andartene da questo caos intricato che hai esacerbato.
Ad onor del vero, ci sono molti avvocati del diavolo privilegiati che davvero tentano di capire le cose. Conosco persone che pensano meglio se ad alta voce, che mi gettano addosso le loro idee per capire quelle che più si addicono alla “amica femminista”. Il tuo tipo ama aggirare un concetto da ogni angolo prima di decidere cosa pensa. Tu chiedi a quelli informati di noi di spiegarti la cosa più e più volte, perché in questo mondo è più difficile per te credere che forse la mano di carte ti è favorevole, piuttosto che pensare che noi siamo pigre, lagnose, o bugiarde.
E’ estenuante, fisicamente ed emozionalmente, essere costantemente chiamata a dimostrare che questi sistemi di potere esistono. Per molte di noi, semplicemente lottare contro di essi è abbastanza – e tu vuoi anche che te li spieghiamo? Immagina di avere dei pesi legati ai piedi e un bavaglio alla bocca, e di dover spiegare perché pensi che questa cosa ti sia svantaggiosa. Immagina di guardare un video in cui un ragazzo promette di uccidere tutte le donne che non vanno a letto con lui e poi essere costretto a elaborare sul fatto che forse tu non sei una femminista isterica che vede misoginia dappertutto. E’ incredibilmente doloroso rendersi conto che, per far si che tu abbia a cuore la mia sicurezza, io debba continuare a vincere questa competizione oratoria che tu hai messo su “per gioco”.
A quegli avvocati del diavolo che stanno cercando di imparare, io suggerisco di provare nuove strade. Considerate che non state pagando i vostri amici per spiegarvi certi concetti che sono per loro spesso dolorosamente vissuti, e siate consapevoli del loro tempo e delle loro energie. Siate grati (e dimostratelo) e ascoltate attentamente e con considerazione quando sono così generosi da parlare delle loro esperienze con voi.
Alcuni possono sostenere che io mi stia zittendo da sola, e censurando importanti momenti di scambio e crescita. Ma queste idee che mi state forzando a “considerare” non sono affatto nuove. Provengono da secoli di diseguaglianza, e il vostro disperato tentativo di mantenerle rilevanti si basa sul fatto che in effetti a voi fa comodo che esistano. Lasciate perdere. Queste teorie razziste e misogine NON le avete inventate voi, noi le abbiamo sentite già, e siamo stanche, cazzo, che ci chiediate di provare a considerarle. Ancora. Una. Volta.
Quindi, cari avvocati del diavolo, parlate per voi, non per il “diavolo”. Educatevi. Imparate. Considerate che la vostra parte in causa è stata già ascoltata per secoli, quindi sedetevi. Ora tocca a noi parlare.

Considerazioni lampo su sessismo e omotransfobia nella musica hip hop

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Vi presento Le1f!

Mi capita con una certa frequenza di sentir parlare dell’hip hop come di un genere musicale particolarmente disastroso dal punto di vista della giustizia sociale, e  mi rendo conto che  indubbiamente scorgere una quantità considerevole di aspiranti rapper che si comportano da carogne non aiuta certo a sfatare questo mito.
In effetti, basta fare una passeggiata digitale sui canali Youtube di alcune ragazze rapper per leggere una marea di insulti sessisti. E nelle battaglie di rap, non è affatto infrequente l’utilizzo di frasi e concetti omofobici e transfobici per sminuire l’avversario, colpendolo dove fa più male a un maschio etero (e non, visto che gli omosessuali misogini non mancano, purtroppo) che non tenta di disertare il patriarcato: nella sua mascolinità.

Mi si permetta però di spezzare una lancia a favore di questo tipo di musica: laccusa monogenere non regge.  Ci sono canzoni e autori (perfino autrici, qualche volta) altrettanto sessisti, misogini e omotransfobici nel rock, nel metal,  nel punk, nell’indie,  nell’elettronica: pressoché ovunque. Tuttavia, nessuno di questi riceve condanne, e anche quando ciò succede, non sono mai così esplicite e feroci come quelle dirette contro l’hip hop. Perché? e perché così tante persone si ricordano dell’esistenza della violenza di genere selettivamente, stigmatizzando (com’è giusto che sia) Chris Brown che picchia Rihanna ma non la violenza domestica di Sean Penn nei confronti di Madonna?

Non è un mistero che questa cultura sia una delle poche ad aver mantenuto una dominanza nera anche sfondando nel mainstream, quando sistematicamente buona parte della cultura black ha subito un’appropriazione da parte bianca e non di rado schernita, umiliata, resa uno scherzo: per fare un semplice esempio, quanti scherzano sullo stereotipo cinematografico della donna nera che gesticola molto? con questi precedenti, possiamo dire che si tratta di razzismo. Sì, proprio razzismo: implicito, ma pur sempre tale.

Esistono assolutamente rapper, nere/i e non solo, che parlano (con continuità e senza) di tematiche affini a quelle lgbtqia e femministe: il punto è che non ricevono alcuna visibilità. C’è addirittura un intero sottogenere a sè stante, che si chiama homo hop, e mi vengono in mente Melange Lavonne, Big Dipper, Mykki Blanco, Katastrophe, Deep Dickollective, Le1f, Yo Majesty, Tori Fixx, Queen Latifah, Immortal Technique. Giusto per nominarne un po’.
Eppure indovina chi è che riceve gli elogi della critica per aver scritto una canzone contro l’omofobia? Macklemore e Ryan Levis. Entrambi maschi, bianchi, etero.

La dinamica che si verifica in questi casi  dovrebbe dar da pensare anche a chi di musica (e di hip hop) frega nulla o relativamente poco, perché è l’espressione palese di come i propri privilegi influiscano negativamente su chi è oppress* anche cercando più o meno di combatterli. Si può essere antisessist* e antirazzist* e attuare inconsapevolmente sessismi e razzismi, e questo è il caso. Come combattere tutto questo? i due avrebbero potuto rifiutare i complimenti e dare spazio mediatico a qualcun* de* rapper queer e nere/i, ma non l’hanno fatto.  Non gliene sto  facendo un peccato capitale, beninteso, ma il primo privilegio che si ha è proprio quello di non accorgersene. E all’occorrenza, quello di negarne l’esistenza.