Scusate se in questo caso non mi applicherò su un testo preciso, ma su un aspetto credo non secondario di una recente vicenda di media, generi, televisione e sessismo.
Premessa importante: non ho una opinione su Belen Rodriguez in quanto donna, perché non la conosco e non ho avuto occasione di ascoltare o leggere nulla che la riguardi o la esprima personalmente in qualche suo ambito privato; inoltre, so benissimo che il fatto che lei presenti un programma non significa certo che quello è un ‘suo’ programma – ci sono autori, produttori, e altri. Ne parlo come personaggio televisivo: come tale, è solo la mia opinione, lei definisce l’immagine di se stessa in una maniera penosa (“Fisicamente non ho difetti” è una lapide più che una frase), ed è difficile immaginare che davvero qualcun@ possa fare una tale confusione tra personaggio televisivo e vita reale – ma tant’è, c’è poco da fare. Questa sua “versatilità” per il facile mercato dei media è stata anche ribadita nella coincidenza, rimarcata ovunque nel mainstream, tra la presentazione del suo libro fotografico e il compleanno del figlio.
Immagino quindi che la notizia dell’esistenza del programma televisivo “Come mi vorrei”, sul canale Italia1, vi sia già nota; forse però non sapete che si presenta al pubblico con queste parole inquietanti:
Vi è mai capitato di vivere un momento della vostra vita in cui volevate cambiare TUTTO, dalla pettinatura al modo di fare? Ricominciare da capo si può! Un nuovo programma di make over non solo estetico: Belen Rodriguez consiglia il protagonista di puntata su come piacersi di più e risolvere problemi relazionali con fidanzati, parenti o colleghi di lavoro. Hai tra i 18 e i 26 anni e hai bisogno di aiuto per migliorare te stessa e cambiare il tuo look? Partecipa a COME MI VORREI!
Parole che già basterebbero da sole per farsi un’idea e formulare un giudizio, ma se volete proprio continuare a farvi del male qui ci sono un riassunto e poi un altro riassunto di due puntate.
Le critiche non sono mancate: televisivamente la conduttrice è apparsa inadeguata se non impreparata; e poi giustamente c’è chi rifiuta una rapprensentazione di questo tipo dei rapporti tra generi, e lo dice apertamente. E indubbiamente, come dice Zanardo, questo ottimo segno di presa di coscienza è sempre più diffuso e quantitativamente rilevante – perché la banale risposta “basta cambiare canale” non serve per quelle migliaia di persone che invece non lo cambiano, e che rappresenteranno prima o poi un problema per quell@ che invece cambiano canale o non hanno la televisione. Altrettanto indiscutibile appare il fatto che un tale tipo di programmi è destinato a vivere poco (anche prima che funzionino le petizioni) perché è fatto davvero troppo male.
Tutto giusto e adeguato, in toto o in parte, ma credo ci sia ancora una cosa da dire, che da qualcuno è stata accennata, ma non nei toni più adatti.
Questo programma televisivo produce non solo una immagine precisa di cosa e come una giovane donna “normale” dovrebbe essere secondo i canoni della moda e della vita sociale più comuni e diffusi – cioè secondo un’ignobile accozzaglia di pregiudizi, sessismi, volgarità, adeguamenti alla moda commerciale più triviale, ignoranze multiple. Dice anche qualcosa di ben preciso – per forza di cose, senza farlo espressamente – su cosa dovrebbe essere un uomo eterosessuale “normale”; e dice sostanzialmente che un uomo eterosessuale “normale” cerca solamente una donna capace di compiacerlo.
Secondo questo programma televisivo, io (maschio eterosessuale) desidero una donna addestrata a obbedire, ad adeguarsi ai miei gusti, a non sollevare obiezioni né tantomeno a esprimere idee o concetti per me ignoti o incomprensibili. Il tutto presentandosi agghindata e truccata secondo uno standard pornocommerciale più o meno assimilabile alla categoria “secretary xxx” (cercate su Google, togliete i filtri e buon viaggio). Vengo scambiato, letteralmente, per una testa di cazzo: uno che ragiona col glande – e un glande anche molto insicuro, parecchio ignorante e poco fantasioso.
Ecco, questo è il motivo per cui la sola esistenza di un programma così dovrebbe far scattare nella maggioranza degli uomini eterosessuali indignazione e rabbia, a prescindere da quello che viene espresso come idee e convinzioni riguardo le donne; perché è evidente che queste assurde idee e convinzioni riguardo l’uomo eterosessuale medio sono cose molto diffuse, eh.
(Per esempio: qui in Italia Belen Rodriguez e il suo team di produttori e autori dà per scontato che il mio gusto e il mio pisello possano e debbano essere adeguatamente compiaciuti da una specie di “Barbie ufficio” semovente e disponibile, meanwhile altrove un festival di musica classica pensa bene di farsi pubblicità creativa mettendo giovani mangagirls a ballare ammiccanti una musica di Dvorak. Così, per dire, un esempio a caso.)
Questo tipo di comunicazione, che in questo momento è felicemente rappresentata dal programma condotto da Belen Rodriguez – ma è stato e sarà ancora per un pezzo rappresentato da tante altre produzioni – mi sta dicendo che il desiderio sessuale maschile standardizzato e appiattito sul modello “lobotomizzata in lingerie” è il più normale e regolare, e che sarebbe il caso che le donne che non si sentono adeguate vengano normate a tale livello, perché l’origine dei loro problemi personali e sociali è tutto lì. E mi dice inoltre che tutto questo mi dovrebbe stare bene, ne dovrei essere soddisfatto e beato.
Cosa ha ridotto milioni di uomini eterosessuali (i numeri sono questi) a pensarla così?
A farsi ritrarre in questo modo ridicolo?
A permettere che il proprio desiderio, la propria immaginazione sessuale siano questa miseria?
A costringere la conoscenza di una donna ad avere la forma di un colloquio di lavoro?
A trovare sicurezza nell’adeguarsi a un modello preconfezionato?
A far manovrare il proprio sesso da mode, tendenze e luoghi comuni?
E’ sempre e solo un problema mio, questo?