Non è trascorso neanche un mese dalla delega come sottosegretario alle Pari Opportunità di Michaela Biancofiore, scelta che ha indignato molte persone dato che, la Biancofiore, era nota per le sue frasi razziste e omofobe. A causa, dunque, di tanto dissenso il governo decide di revocarle la delega e spostarla alla pubblica amministrazione, perché mandarla a casa pare brutto – in fondo al governo abbiamo interi partiti razzisti, una in più che male può fare?
Dopo neanche 31 giorni il governo, che ha ampiamente dimostrato in tutti questi anni quanto tenga alla lotta contro la violenza sulle donne (valga uno per tutti il taglio ai finanziamenti dei centri antiviolenza), nomina come consigliere per le politiche di contrasto della violenza di genere e del femminicidio Isabella Rauti, persona che, secondo le dichiarazioni di Alfano, sarebbe stata “individuata per l’alta professionalità e per il costante impegno nel settore”.
Ma chi è Isabella Rauti e di quale impegno parla Alfano? Partiamo con le notizie che probabilmente saprete tutt@: la signora è figlia di Pino Rauti, sì quello del MSI, e moglie di Alemanno, sempre sì, l’ex sindaco di Roma (lui perde il posto e la moglie lo trova.. lo so, lo hanno già detto tutt@, ma dovevo sottolineare questa tempistica dato che per noi precar@ non è mai così). Imbevuta di cultura fascista, capiamo fin da subito come questa nomina sia sbagliata a priori, ma la Rauti ha anche delle qualifiche non da poco.
Innanzitutto è antifemminista. Lo ha dichiarato lei stessa in un’intervista che vi invito a leggere, per capire con chi abbiamo a che fare e quanta ignoranza vi sia in questa donna. Vi dico solo che per lei, uno dei grandi errori del femminismo è stato il voler eliminare i ruoli di genere e cancellare l’identità maschile e femminile. Capito? Tanti anni a discutere sull’origine culturale della violenza di genere, che si basa su quei fottutissimi ruoli di genere, dove per genere si intende un costrutto sociale spacciato per naturale, ed arriva la Rauti a dire che so minchiate e che le ragioni saranno altre. Del resto mica ci educano fin da bambin@ a esser da una parte “maschi che non devono chiedere mai” e dall’altra “angeli del focolare”? Ma Rauti crede fermamente nella biopolitica, tant’è vero che dichiara che sarebbero state loro, le donne antifemministe di destra, a inventare un primo “pensiero della differenza” dove, per chi non lo sapesse, tra le tante cose si incatena la donna al suo ruolo di utero.
Sull’utero delle donne, concordo con Alfano, la Rauti ha un’attenzione quasi maniacale. Ricordiamo, infatti, che è la seconda firmataria della ddl Tarzia nel Lazio con cui si voleva permettere ai pro-life l’ingresso nei consultori, e che era in prima fila alla Marcia per la Vita. Quindi, facendo un primo sunto, la Rauti è fascista, antiabortista e non ritiene i ruoli di genere un problema, anzi, se li rivendica con forza, tanto che per lei la donna DEVE esser utero. Se questo non è sessismo cosa lo è? Se il fascismo non è violenza, violenza anche di genere, cosa lo è? Se una donna che sfila accanto a chi vuole decidere per le altre donne, che vuole obbligare tutte noi ad esser uteri per una patria ed un Dio su cui pisceremmo volentieri sopra, che si è macchiato [chi?] di omicidi come quello di Giorgiana Masi, che alimenta una cultura violenta e sessista ogni giorno, cosa è violento?
Lo abbiamo ripetuto fino alla noia in questi anni, la lotta alla violenza di genere non può che essere antifascista, antirazzista e declinata per classe. Ma la cultura del calderone, che ha dilagato in questi ultimi periodi, ha permesso a tante donne, fasciste e razziste, di ripulirsi la faccia e proporsi come paladine di una lotta contro una violenza che loro stesse, insieme ai loro partiti, hanno alimentato continuamente.
E parlando di calderoni come non ricordare il fatto che la Rauti è stata tra le promotrici del gruppo del One Billion Raising? Ve lo ricordate quell’evento mondiale che in tanti paesi ha generato discorsi seri e molto acuti sulla violenza di genere e in Italia e stato ridotto a qualunquismo e ad un balletto sincronizzato? Si sono fatte tante prove per andare tutte all’unisono, ma il tempo per farsi una domanda su chi promuoveva questo evento in Italia non lo avete trovato? Preciso che non sono contro la forma in sé, ballare piace anche a me che mi muovo malissimo, ma sono i contenuti che mancavano. Le parole qualunquiste , i discorsi nazionalpopolari che parlano di una lotta alla violenza senza mai nominare chi e cosa la genera (Stato, chiesa, cultura, media), non solo non servono a nulla ma sono nocivi perché da un parte consentono a persone come la Rauti di spacciarsi come paladina delle donne, mentre dall’altra affossano il lavoro che molt@ di noi fanno quotidianamente e che punta ad una lotta radicale (o tutt@ saremo liber@ o non lo sarà nessun@).
Alla Rauti quindi vanno queste mie domande:
- Come intende affrontare la violenza che le leggi razziste operano nei confronti delle migranti? Conosce le condizioni in cui vivono le donne e le trans rinchiuse nei CIE? Sa che in quei lager si violano numerosi diritti umani? E’ consapevole che è una violenza l’esser rinchiuse per non aver commesso nessun reato ma perchè si è sprovviste di un permesso di soggiorno che lo stato italiano rende in ogni modo impossibile da ottenere? Crede che le donne che scappano da guerre, condanne a morte, padri o famiglie violente, da matrimoni combinati, dalla miseria, debbano ricevere accoglienza e sostegno? Oppure appoggia le leggi che le costringono alla clandestinità e quindi ad ulteriore violenza?
- Come intende tutelare tutte le donne vittima di lesbofobia? Ritiene giusto che una donna debba essere discriminata per il suo orientamento sessuale? Come si pone rispetto ai matrimoni lesbici? E sulla transfobia? Come crede di contrastare la discriminazione che le persone trans subiscono? Quali azioni crede che si debbano intraprendere per supportare il loro percorso di transizione? Sulla possibilità di adozione da parte di persone trans o lesbiche cosa crede si possa fare?
- Crede che esista un solo tipo di famiglia? Pensa sia giusto tutelare giuridicamente solo la famiglia considerata “tradizionale”? Sulle coppie di fatto che opinione ha? E sulle coppie che convivono? Sul poliamore e tutte le altre forme di famiglia non convenzionale? Crede che debbano restare discriminate o intende fare qualcosa per cambiare lo status quo?
- Come intende affrontare il problema della violenza domestica? Crede anche lei, come suo marito, che non sia un problema dei sindaci? Sa che uno dei problemi su cui si fonda tale violenza è la mancanza di autonomia economica da parte delle donne? La precarietà in cui i governi precedenti insieme a quest’ultimo ci hanno destinate impedisce a molte donne di denunciare e quindi abbandonare una situazione violenta, cosa pensa si debba fare? Come pensa di affrontare il problema di classe che dilania il paese e colpisce due volte le donne? Lo sa che la pillola del giorno dopo può venire a costare 45 euro (tra ricetta più pillola) cifra che per alcune di noi, me in primis, è proibitiva?
- Lo sa che molte donne non vogliono esser madri? Sa che è una violenza imporglielo? Sa che l’unico modo per diminuire gli aborti è informare i/le ragazz@ sul sesso e sulle precauzioni che devono prendere per limitare i rischi di gravidanze indesiderate e malattie sessualmente trasmissibili? Sa che gli aborti clandestini esistono ancora? Sa che in alcune regioni l’obiezione di coscienza è così alta da impedire alla legge 194 di essere attuata? Pensa che la disinformazione clericale sulla pillola del giorno dopo, che non è abortiva ma viene spacciata come tale, e sui metodi da usare invece del preservativo (coito interrotto o calcoli di temperatura o giorni) non solo non proteggono dalle malattie ma mettono a rischi le ragazze a maternità indesiderate? Non crede che questa sia violenza perché con la disinformazione si cerca di controllare i corpi e la sessualità altrui esponendo giovani ragazze a rischi che potrebbero benissimo evitare? Non crede che lottare contro la possibilità di aborto sia una violenza contro l’autodeterminazione delle donne? Inoltre, per chi invece vorrebbe avere dei figl@ ma non può, cosa ne pensa della legge 40? Non crede sia ora di porre fine a questa violenza che ha come obiettivo il controllo del corpo femminile?
- Lo sa che uno dei problemi del nostro paese è la cultura moralista-cattolica? Cosa risponde a chi divide le donne in sante e puttane? Pensa che una donna debba avere il diritto ad una libera vita sessuale senza che essa sia a scopo riproduttivo? Non crede sia ipocrita una società che tappezza le città e le tv di corpi femminili erotizzati (a scopo eteronormativo) e poi censura tutto ciò che è considerato pornografico (cazzi e fighe messi in mostra)? Non pensa che i corpi delle donne e la loro sessualità siano usati come strumenti per eteronormatizzare la società? Non crede che bisognerebbe liberare i desideri censurati e i corpi dalla strumentalizzazione a cui sono sottoposti? La libertà sessuale per lei è stata raggiunta o c’è ancora tanta strada da fare? Crede che esista un effettivo immaginario fascista di bellezza? E se sì, come intende contrastarlo?
- Come si pone contro la violenza che le forze dell’ordine e lo stato operano rispetto alle donne? Considera lecite le cariche della polizia rispetto a quei soggetti, quindi anche donne, che decidono di autodeterminarsi? Pensa sia giusto ricevere manganellate in ogni dove, essere insultate con epiteti come “puttana” o “troia” dai tutori dell’ordine, diventare il bersaglio di lacrimogeni sparati ad altezza d’uomo perché si vuole difendere un diritto, quale esso sia (per una casa, per la salvaguardia di un territorio, per l’aborto libero e gratuito)? Pensa che alle donne servano tutori che le proteggano e che le menino appena disobbediscono al padre-padrone-stato?
- Reputa fondamentale l’ingresso delle donne in luoghi di potere? Non crede che la cultura del potere sia nociva? Che differenza ci sarebbe tra una donna al potere rispetto ad un uomo? Pensa che il problema delle donne sia la mancanza di potere o l’esistenza del potere? Non sarebbe meglio lavorare sull’autorganizzazione e non alimentare una cultura basata sulla competizione? Pensa che sia un bene per le donne avere l’opportunità di entrare nell’esercito, nelle forze dell’ordine e perpetuare le violenze che conosciamo tutt@? Pensa che permettere alle donne di divenire corresponsabili delle brutalità che qualunque istituzione autoritaria compie sia da considerarsi un passo in avanti verso l’autodeterminazione della donna?
- Reputa giusto che le donne facciano del loro corpo ciò che credono? Crede che il lavoro di sex worker vada riconosciuto come tale? Cosa ne pensa delle leggi proibizioniste? E delle norme che in nome di una “maggiore sicurezza” e “decoro” espongono le sex worker a maggiori violenze? Cosa farà per contrastare la tratta? Lo sa che c’è differenza tra tratta e prostituzione autodeterminata?
- Crede che la conciliazione sia un obbligo della donna? Non pensa che la donna dovrebbe condividere con il proprio compagno, ed entrambi essere supportati a livello della società, rispetto al ruolo di cura che oggi invece le viene completamente scaricato addosso? Non crede sia una vera e propria violenza far basare l’intero sistema di ammortizzatori sociali sul lavoro gratuito delle donne?
- Reputa fondamentale la presenza nelle scuole della religione cattolica? Crede nel concetto di laicità dello stato? Sa che la Chiesa, da secoli, propone una visione della donna sottomessa all’uomo? Sa che la religione cattolica è profondamente sessista?
- In poche parole, crede che la lotta alla violenza di genere vada attuata a suon di leggi e maggiore militarizzazione, oppure con un’operazione di rivoluzione culturale?
La lista può continuare all’infinito, e se volete potete farlo nei commenti e appena posso li aggiungo alla lista. Intanto, penso sia chiaro che considero questa nomina l’ennesima beffa ad una lotta che per me e tante altre persone è fondamentale. Spero che queste scelte vi palesino la necessità di smetterla di chiedere, a chi ci violenta in ogni modo, di trovare modi per contrastare la violenza di genere e iniziare a delegittimare ogni forma di istituzione. Questo governo, fondato su un partito unico, è fascismo e non può, ne mai potrà, debellare la violenza di genere. La dittatura che stiamo vivendo e che si paleserà nella sua brutalità quest’autunno, dato che i segnali sono chiari, non dovrebbe ricevere da nessun@ di noi credibilità né riconoscimenti: chiedereste mai al vostro stupratore di fare qualcosa per smetterla di stuprarvi oppure resistereste con tutte le forze e con ogni mezzo? La risposta la sappiamo tutt@ e, anche se i calderoni di ogni sorta fanno da tappo ad una rabbia che agita diverse generazioni, forse la Turchia non è tanto lontana come sembra. La violenza di genere non può essere affrontata se non in maniera intersezionale, legandola ad altre lotte senza le quali ogni azione sarebbe vana. Non c’è lotta contro la violenza di genere senza antifascismo, antirazzismo e antispecismo e viceversa. Non smetteremo mai di dirlo: la Rivoluzione o è di e per tutt@ o non è rivoluzione!