Anche il sentimentale è politico. Ad libitum.

Dicofaccioproduco cose interessanti (oppure no).
Ho tante buone qualità (oppure no).
Sono figo (oppure no).
E la psiche è una stronza.

Andiamo tutte e tutti dall’analista a spiattellare anni su anni di traumi psicologici causati da scuolafamigliarelazionieccetera e quando ci chiediamo come va non riesco ad ottenere che un fiume impetuoso di risposte false. E intanto chi non vuole o non riesce a sottostare all’autoritarismo del vatuttobene come imperativo sociale è pazzo scemo depresso e via discorrendo.

Tutto questo non è passibile di discussione in una qualsiasi assemblea. Ma il personale non era politico? Io lo so benissimo perchè sono così. Tutto questo gigantesco mucchio di merda non piove dal nulla (tipo certe piogge a ciel sereno). Me l’hanno buttato addosso.
E allora un sentito vaccagare.

Ai bulletti fascistelli e machisti delle scuole medie, manovalanza becera dello status quo già da marmocchi.

Ai professori, quelli che a parole il bullismo è una piaga, e nella pratica è tollerabilissimo perché in fondo, cari miei, è così che funziona il mondo. E il mondo funziona che i diversi si insultano, si picchiano, si rendono piccoli, piccolissimi fino a spezzare ogni resistenza, farli sentire stupidi e soli. E se non li metti in riga con l’autorità formale del registro, lo fai con l’autorità informale del cazzotto quotidiano. Finchè non si diventa fragili e insicuri come tutti, incapaci di coalizzarsi, unirsi, farsi forti assieme. Quelli che non va mai bene niente. Quelli che cercano di domarti. Quelli che tutto è sbagliato. Sempre.

A quel qualcuno che nel corso della storia dell’umanità ha avuto la fantastica idea di creare un carcere dove piazzare per ore quello che chiamano futuro. Non so voi ma se io avessi il futuro tra le mani non lo spedirei a farsi carcerare ogni giorno in virtù del fatto che potrà così diventare la prossima classe dirigente (ossia la prossima infornata di precarietà e disoccupazione).

Alle persone qualunque, che pensano sia possibile risolvere tutto semplicemente ottemperando alla dittatura del sorriso. Non mi stupisco del fatto che siano gli stessi che pensano che chi non lavora sia semplicemente pigro.

Alla psicologa, che proprio non me ne può fregar di meno di integrarmi nel tessuto sociale. Meglio la disintegrazione. E se  il tessuto sociale si strappa, ne escono fuori ottime toppe per il mio nuovo chiodo.

Agli atteggiamenti passivo-aggressivi di chi non ha le idee chiare e mi vuole autonomo ma a portata di mano. Adulto ma con cuore di bambino. Serio con senso dell’umorismo. Impegnato ma non troppo.

Sono così ed è colpa loro, e nonostante siano i primi a parlare di responsabilità, non gliene sarà affibbiate neanche una. Perché è sempre la società, la cultura, tutto.
Ma la società, la cultura e tutto sono loro.

Intanto è per loro che stralcio piccoli sforzi artistici e non, che vedo brutti e imperfetti a priori.
Per causa loro succedono troppe cose che non dovrebbero succedere. Poi si lamentano che le banalità vendono milioni di copie e ottengono consensi. Ma sono loro a crearle, con relativi applausi.
E allora, quindi, per quanto mi sia difficile e impegnativo farlo, mi riservo il diritto e dovere di praticare atti di autoamore radicale, per mettere un cerotto su tutto (un gran bel cerotto).

E mi ripeto che anche il sentimentale è politico. Ad libitum.

Una risposta a “Anche il sentimentale è politico. Ad libitum.”

I commenti sono chiusi.