Il 21 maggio è stato vandalizzato il canile ENPA di Torino.
La condanna di quanto successo, soprattutto vista la violenza subita, seppur indirettamente, dagli animali non umani presenti all’interno della struttura, è doverosa.
Meno accettabile è il comunicato pubblicato dall’ENPA Torino su Facebook, connotato da una condanna razzista dei fatti che ha dato fiato alle trombe del popolino – che aspetta avidamente queste occasioni per tirare fuori i forconi dalla cantina e le ruspe dai garage.
Di seguito si riporta parte del comunicato pubblicato:
“Questo vero e proprio attentato alla tutela degli animali, che è indicatore di civiltà per la società civile, è il simbolo di una città che, mentre ridimensiona e centellina servizi previsti e garantiti dalla Legge, abdica ai ROM con milioni di euro spesi in permissivi mediatori culturali, disprezzata assistenza sanitaria nei campi, inefficaci cooperative di sostegno, inutile personale di vigilanza, continue ristrutturazioni di ciò che essi distruggono, con quotidiani interventi di vigili del fuoco. Le forze dell’ordine intervengono solo per verbalizzare i danni, osservando ignave la quotidiana proliferazione di nuovi insediamenti abusivi e ritornando il più presto possibile al sicuro dei propri comandi. Ad essere lasciata in balìa della impunita arroganza di questi nomadi, ormai solo di nome perché difficilmente si staccano dai servizi gratuiti garantiti senza nessuna contropartita sociale, è l’iniziativa privata e solidaristica.”
Danneggiamenti nei canili e maltrattamenti degli animali ivi rinchiusi avvengono su tutto il territorio italiano, e spesso vengono ricondotti ad atti di vandalismo, crudeltà o malavita organizzata. Andare a generalizzare la condanna dell’episodio a tutto il popolo rom è razzista, come prova il tenore dei commenti al comunicato e la risposta politica di alcuni schieramenti.
Il popolo rom è una minoranza oggetto, storicamente e tutt’ora, di episodi di razzismo violenti e reiterati, e banco di prova della macchina repressiva – come testimoniato da questa intervista: per questo, nonostante consideriamo inaccettabile la violenza subita dagli ospiti non umani della struttura, non vogliamo in alcun modo sdoganare il comunicato di Enpa e i commenti di tutt* coloro che hanno colto l’occasione per cavalcare la situazione ai propri fini xenofobi. Perché la solidarietà va a chiunque sia oppress*, umano e non umano, a chi è relegat* ai margini, topografici ed esistenziali, da quella ‘brava gente’ che preferisce tenere lontano dai propri occhi e dal proprio cuore la sofferenza e la rabbia di chi viene abbandonato, sia esso un cane un gatto o un essere umano.
Aggiornamento: le ultime notizie pubblicate su Repubblica parlano del ricorso all’esercito per pattugliare la zona. Come volevasi dimostrare, al posto di cercare delle soluzioni condivise per lenire il disagio, la macchina repressiva è già entrata in azione. Si può senza difficoltà immaginare l’unico risultato di questa mossa – facile soluzione di facciata che non risolve le problematiche esistenti – che andrà ad esarcebare le tensioni senza porsi in maniera dialogante con le/gli interessat*, nel tipico stile oppressivo delle istituzioni.