The ‘Bitch’ Manifesto

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The BITCH Manifesto, ovvero il Manifesto ‘Cagna’, è stato scritto da Joreen nell’autunno del 1968.

L’abbiamo pubblicato su FaS nel mese di gennaio di quest’anno, tradotto per la prima volta in italiano. Ultimamente abbiamo felicemente saputo che stralci di questo testo sono stati letti alla prima Slut Walk che si è (finalmente) tenuta in Italia, lanciata dalle Ribellule: vedere il proprio lavoro militante valorizzato e apprezzato ripaga della fatica. Mentre però Le Ribellule hanno citato la fonte, in altri ambiti e blog ha iniziato a circolare, intero o a stralci, senza alcun riconoscimento.

Se così è, non ci stupiamo.  Pare essere, quello dell’appropriarsi dei contenuti – che è ben altra cosa dalla condivisione, che invece è sempre auspicabile – un vizio molto italiano.

Ci è purtroppo capitato già diverse volte. Vedere i propri contenuti video, le proprie traduzioni, ripubblicate senza citare la fonte è umanamente avvilente (e fa proprio inc..zare). Detto questo, siamo felici che le idee circolino!

Ai vampirelli là fuori vorremmo soltanto far sapere che quasi sempre sappiamo chi sono e che ci fanno proprio una mesta figura… un comportamento da veri mediattivist*!

Buona lettura!

Il manifesto ‘CAGNA’ di Joreen

Scritto nell’autunno del 1968, questo articolo è stato pubblicato in Notes from the Second Year, edito da Shulamith Firestone e Anne Koedt, 1970. E’ stato poi ristampato come opuscolo da KNOW, Inc., ed in diversi altri libri.

‘… l’uomo è definito come essere umano e la donna come femmina: ogni volta che si comporta da essere umano si dice che imita il maschio.’ Simone de Beauvoir

CAGNA è un’organizzazione che ancora non esiste. Il nome non è un acronimo. Sta a significare esattamente quello che sembra.
CAGNA è formata da Cagne. Esistono molte definizioni di cagna. La definizione più gentile è quella di cane di sesso femminile. Le definizioni delle cagne che sono anche ‘homo sapiens’, sono difficilmente così oggettive. Variano da persona a persona, e dipendono in larga misura da quanto si consideri cagna colei che utilizza questa definizione. Tuttavia, tutti convengono sul fatto che una cagna sia sempre una femmina, cane, o altro.
Inoltre, è idea comunemente accettata che una Cagna sia aggressiva, e quindi poco femminile (ehm!). Può essere sexy, e in questo caso diventa una Dea Cagna, un caso particolare che qui non ci interessa. Ma non è mai una “vera donna”.
Le Cagne hanno alcune o tutte delle seguenti caratteristiche:

1) Personalità. Le Cagne sono aggressive, assertive, autoritarie, prepotenti, risolute, malevole, ostili, dirette, schiette, sincere, odiose, dalla pellaccia dura, testarde, cattive, dogmatiche, competenti, competitive, invadenti, fanfarone, indipendenti, ostinate, esigenti, manipolatrici, egoiste, ambiziose, realizzate, travolgenti, minacciose, paurose, altere, tenaci, sfacciate, maschili, chiassose e turbolente. Tra le altre cose. Una Cagna occupa un sacco di spazio mentale. Sai sempre quando ne hai una intorno. Una Cagna non prende merda da nessuno. Può non piacerti, ma non puoi ignorarla.
2) Corporeità. Le Cagne sono grosse, alte, forti, grandi, potenti, esuberanti, dure, goffe, impacciate, tentacolari, stridule, brutte. Le Cagne muovono il proprio corpo liberamente invece di limitare, definire e confinare i propri movimenti in ‘maniera femminile’. Salgono le scale rumorosamente, avanzano a grandi passi quando camminano e non si preoccupano di come mettono le gambe quando si siedono. Hanno la voce alta, e spesso la usano. Le Cagne non sono graziose.
3) Orientamento. Le Cagne ricercano rigorosamente la propria identità in sé stesse e in quello che fanno. Sono soggetti, non oggetti. Possono avere un rapporto con una persona o un’organizzazione, ma non ‘sposano’ mai qualcuno o qualcosa: un uomo, un palazzo o un movimento. Perciò le Cagne preferiscono pianificare la propria vita piuttosto che vivere giorno per giorno, azione per azione, o persona per persona. Sono tipe indipendenti e credono di essere in grado di fare tutto ciò che dannatamente vogliono. Se qualcosa si mette sulla loro strada: beh, è quello il motivo per cui diventano Cagne. Se si realizzano nella professione, cercheranno la carriera e non avranno paura di competere con chiunque. Se non sono interessate alla professione, cercheranno in ogni caso l’ auto-espressione e l’auto-realizzazione. Qualunque cosa facciano, vogliono un ruolo attivo e sono spesso percepite come prepotenti. Spesso dominano le altre persone, quando non possono ricoprire altri ruoli che sublimino in modo più creativo le loro energie e le loro capacità. Spesso sono accusate di prepotenza quando si comportano in maniere considerate naturali per un uomo.

Una vera Cagna è autodeterminata, ma spesso il termine “cagna” viene utilizzato con minor discernimento. E’ una deroga popolare utile a schiacciare e ridurre al silenzio le donne considerate arroganti, creata dall’uomo e adottata dalle donne. Come il termine “negro”, “cagna” ha la funzione sociale di isolare e screditare una categoria di persone che non si conformano ai modelli di comportamento socialmente accettati.
CAGNA non usa questa parola in senso negativo. Una donna dovrebbe essere orgogliosa di dichiararsi una Cagna, perché ‘Cagna è bella’. Dovrebbe essere un atto di affermazione di sé e non di negazione da parte di altri. Non tutt* possono qualificarsi come Cagna. Non sono necessari tutti i suddetti requisiti, ma bisognerebbe essere in possesso di almeno due di loro per essere considerata una Cagna. Se una donna li possiede parzialmente tutti e tre è una ‘Cagna delle Cagne’. Supercagne sono quelle che posseggono totalmente e completamente i requisiti delle tre categorie, e di queste ce ne sono poche. La maggior parte di loro non dura a lungo in questa società.
La caratteristica più notevole di tutte le Cagne è che violano brutalmente le comuni concezioni di comportamento sessuale appropriato. Le violano in modi diversi, ma tutte loro le violano. Il loro atteggiamento verso sé stesse e gli altri, i loro orientamenti, il loro stile personale, il loro aspetto e il modo di gestire il proprio corpo, urtano le persone e le fanno sentire a disagio. Talvolta in maniera consapevole, a volte no, ma la gente in generale si sente a disagio con le Cagne. Le considerano aberrazioni. Trovano il loro stile inquietante. Così creano una discarica per tutte coloro che considerano maligne e le chiamano donne frustrate. E frustrate possono esserlo, ma la causa è sociale, non sessuale.
Ciò che è inquietante in una Cagna è che è androgina. Integra in sé le qualità tradizionalmente definiti come “maschili” con quelle “femminili”. Una Cagna è schietta, diretta, arrogante, a volte egoista. Non ha simpatia per le vie indirette, sottili e misteriose dell’ “eterno femminino”. Disprezza la vita vicaria considerata naturale per le donne, perché vuole vivere una vita tutta sua.
La nostra società ha definito l’umanità come maschile, e il femminile è ciò che è ‘altro da maschile’. In questo modo, le femmine possono essere umane solo vivendo indirettamente attraverso un maschio. Per poter vivere, una donna deve accettare di servire, onorare e obbedire un uomo, e quello che ottiene in cambio è nella migliore delle ipotesi una vita fantasma. Le Cagne si rifiutano di servire, onorare e obbedire a nessuno. Vogliono essere persone integre e attive, non semplici fantasmi. Vogliono essere donne e persone. Questo le rende contraddizioni sociali. La mera esistenza delle Cagne nega l’idea che la realtà di una donna debba passare attraverso la relazione con un uomo e sfida la convenzione che vede le donne come perpetue bambine, da tenere sempre sotto l’altrui guida.
Pertanto, se presa sul serio, una Cagna è una minaccia per le strutture sociali che tengono le donne schiave, e i valori sociali che giustificano il mantenimento delle donne ‘al proprio posto’. E’ la testimonianza vivente del fatto che l’oppressione della donna non deve esistere per forza, e come tale solleva dubbi sulla validità di tutto il sistema sociale. Poiché è una minaccia, non viene presa sul serio. Viene invece derubricata come ‘deviante’.Gli uomini creano una categoria speciale per lei, in cui viene definita almeno parzialmente come umana, ma non come donna. Nella misura in cui si riferiscono a lei come essere umano, si rifiutano di relazionarsi a lei come ad un essere sessuale. Le donne sono ancor più minacciate da lei, perché non possono dimenticare che è una donna. Hanno paura di identificarsi troppo con lei. Ha una libertà e un’indipendenza che le invidiano, e le sfida ad abbandonare la sicurezza delle proprie catene. Né gli uomini né le donne sono in grado di affrontare la realtà di una Cagna, perché farlo li costringerebbe ad affrontare la propria marcia realtà. E’ pericolosa. Così la liquidano come strega. Questa è la radice della sua stessa oppressione come donna. Le Cagne non sono oppresse solo in quanto donne, ma anche per non essere ‘come le donne’. Perché ha insistito per essere prima umana che femminile, di essere fedele a sé stessa prima di inchinarsi alle pressioni sociali, una Cagna cresce da outsider. Anche da ragazze, le Cagne violano i limiti del comportamento sessuale considerato accettabile. Non si identificano con le altre donne e poche hanno avuto la fortuna di avere un Cagna adulta come modello. Hanno dovuto disegnare la propria strada, e le insidie di questo percorso inesplorato ha contribuito in egual misura alla loro incertezza e alla loro indipendenza. Le Cagne sono ottimi esempi di come le donne possano essere abbastanza forti da sopravvivere anche alla socializzazione rigida e punitiva della nostra società. Da ragazze non ha mai del tutto attecchito nella loro coscienza l’idea che le donne dovrebbero essere inferiori agli uomini, in qualsiasi ruolo differente da quello di madre/compagna. Affermavano sé stesse già da bambine, e non hanno mai realmente interiorizzato lo stile servile, tutto moine e lusinghe, definito ‘femminile’. Alcune Cagne erano ignare delle consuete pressioni sociali, e alcune vi hanno resistito ostinatamente. Alcune hanno sviluppato uno stile femminile esclusivamente a livello epidermico, mentre altre sono rimaste maschiacci anche oltre i limiti temporali in cui tale comportamento viene tollerato. Tutte le Cagne hanno rifiutato, nella mente e nello spirito, di conformarsi all’idea che esistano dei limiti a ciò che possono essere e fare. Non hanno messo limiti alle proprie aspirazioni o alla propria condotta.
Per questa resistenza sono state duramente condannate. Sono state ridotte al silenzio, snobbate, derise,chiacchierate, schernite e ostracizzate. La nostra società ha reso le donne schiave e poi le ha condannate per il loro agire da schiave. È stato compiuto in modo molto sottile. Poche persone erano così dirette da affermare che le Cagne non piacevano loro perché non si conformavano ai giochi di ruolo sessuali.
In realtà, pochi erano certi del perché non gli piacessero le Cagne. Non si rendevano conto che era proprio la violazione (delle Cagne) della struttura fissata della realtà a mettere in pericolo la struttura stessa. In qualche modo, sin dalla prima infanzia, alcune ragazze non si conformavano ai modelli e diventavano perciò ottimi bersagli di scherno. Ma poche persone riconoscevano consapevolmente la radice dell’antipatia che provavano. Il problema non venne mai affrontato. Se se ne parlava, era fatto con commenti malevoli alle spalle di qualche ragazza. Alle Cagne veniva fatto capire che c’era qualcosa di sbagliato in loro. Qualcosa di intimamente sbagliato.
Le ragazze adolescenti sono particolarmente feroci nel gioco capro espiatorio. Questo è il momento della vita in cui alle donne viene insegnato che devono competere per il bottino più ambito (cioè gli uomini) che la società consente loro. Devono perciò affermare la propria femminilità o vedersela negata. Sono molto insicure di sé e adottano perciò quella rigidità compagna dell’incertezza. Sono spietate con le concorrenti e ancora di più con coloro che rifiutano di competere. Quelle di loro che non condividono tali preoccupazioni e non praticano l’arte dell’affascinare gli uomini, sono escluse dalla maggior parte delle occasioni di socialità. Se non se ne fosse avveduta prima, è in questi anni che una Cagna apprende di essere diversa.
Crescendo capisce meglio il motivo della propria differenza. Al momento di ricoprire posti di lavoro o partecipare a organizzazioni, le Cagne sono raramente soddisfatte di starsene in silenzio e fare ciò che viene detto loro. Una Cagna ha una mente tutta sua e vuole usarla. Vuole eccellere, essere creativa, assumersi responsabilità. Sa di esserne in grado e vuole usare le proprie capacità. Questo non è piacevole per gli uomini per cui lavora, cosa che del resto non è il suo obbiettivo primario. Quando si scontra con l’incrollabile muro dei pregiudizi sessuali, non si conforma. Si annienterà piuttosto, a furia di scontrarsi contro quel muro, perché non può accettare il ruolo, scelto da altri per lei, di ausiliaria. Di tanto in tanto riuscirà ad aprire un varco. Utilizzerà il proprio ingegno per trovare una scappatoia, o ne creerà una. Spesso è dieci volte meglio di chiunque altro competa con lei. E’ anche disposta ad accettare meno del dovuto. Come altre donne le sue ambizioni sono state spesso offuscate, e nemmeno lei è del tutto sfuggita all’etichetta di inferiorità posta sul “sesso debole”. Spesso accetterà la soddisfazione di essere colei che decide da dietro le quinte – a condizione di avere reale potere – e razionalizzerà il fatto di non desiderare davvero il riconoscimento che ottiene chi davvero siede sul trono. Poiché è stata schiacciata per la maggior parte della vita, per il fatto di essere una donna e di non essere una vera donna, una Cagna non sempre riconoscerà che ciò che ha raggiunto non è raggiungibile dalla donna comune. Una Cagna altamente competente spesso sminuisce sé stessa, rifiutando di riconoscere la propria superiorità. Suole dire che è nella media o anche meno; se lei può farlo, chiunque può.
Da adulte, le Cagne possono aver imparato il ruolo femminile, almeno per quanto concerne lo stile esteriore, ma vi si trovano raramente a proprio agio. Ciò è particolarmente vero per quelle donne che sono fisicamente Cagne. Vogliono liberare i propri corpi e le proprie menti, e deplorano lo sforzo che devono fare per limitare i propri movimenti o per interpretare il ‘proprio ruolo’ al fine di non disgustare le altre persone. Inoltre, dal momento che violano fisicamente aspettative riguardanti i ruoli sessuali,non sono così libere di violarle psicologicamente o intellettualmente. Un numero limitato di deviazioni dalla norma possono essere tollerate, ma troppe sono decisamente minacciose. È già troppo oltre non pensare come una donna, non parlare come una donna o non fare quelle cose che si suppone le donne facciano. Non apparire come una donna, muoversi come una donna o agire come una donna è inaccettabile. La nostra è una società rigida fatti di limiti angusti posti a misura della diversità umana. Le donne in particolare, sono definite dalle proprie caratteristiche fisiche. Le Cagne che non violano questi limiti sono più libere di violarne altri. Le Cagne che li violano per stile o dimensioni possono sentirsi un po’ invidiose di quelle che non devono limitare in maniera così notevole l’espansività della propria personalità e comportamento. Spesso queste Cagne vengono torturate maggiormente perché la loro devianza è sempre evidente. Ma trovano anche una compensazione, poiché essendo Cagne grandi e grosse hanno molte meno difficoltà ad essere prese sul serio rispetto alle donne di piccole dimensioni. Una delle fonti della loro sofferenza come donne è anche una fonte della loro forza.
La prova del fuoco, che la maggior parte delle Cagne affronta durante la crescita, le crea o le distrugge. Sono lacerate come corde tese fra due poli, l’essere fedeli alla propria natura o essere accettate come esseri sociali. Questo le rende persone molto sensibili, ma è una sensibilità che il resto del mondo ignora. Poiché esteriormente hanno spesso sviluppato una spessa callosità difensiva che può farle sembrare dure e amare, a volte. Ciò è particolarmente vero per quelle Cagne che sono state costrette a isolarsi al fine di evitare di essere rimodellate e poi distrutte dai propri coetanei. Coloro che invece hanno avuto la fortuna di crescere con compagni a loro simili, con genitori comprensivi, uno o due buoni modelli e una volontà molto forte, possono evitare alcuni degli aspetti peggiori dell’essere una Cagna. Dopo aver subito una punizione psicologica più blanda per il fatto di essere state quello che sono, possono accettare la propria differenza con la facilità che viene dalla fiducia in sé stesse.
Coloro che hanno dovuto fare tutto da sole hanno un percorso incerto. Alcune, finalmente, si rendono conto che il loro dolore non deriva solo dal loro non essere conformi, ma dal loro non voler conformarsi. Da ciò deriva la consapevolezza che non ci sia nulla di particolarmente sbagliato in loro, semplicemente non possono adattarsi a questo tipo di società. Molte, infine, imparano a isolarsi da un ambiente sociale così duro. Tuttavia, anche questo ha il suo prezzo. A meno che non siano prudenti e consapevoli, la sicurezza ottenuta in questo modo doloroso – senza supporto dalle proprie sorelle – è più spesso una forma di arroganza. Le Cagne possono diventare così indurite e callose che le loro ultime vestigia di umanità restano sepolte nel profondo e quasi distrutte.
Non tutte le cagne ce la fanno. Alcune, al posto di callosità, sviluppano ferite aperte. Invece di sicurezza, sviluppano una malsana sensibilità al rifiuto. Apparentemente forti esteriormente, dentro sono una poltiglia sanguinolenta, scorticate dalle frustate verbali continue che hanno dovuto sopportare. Sono Cagne incattivite. Spesso vanno in giro piene di risentimento e deviano la propria forza in rappresaglie improduttive, quando qualcuno le sfida a piantarla. Queste Cagne possono essere odiose, perché non si fidano mai realmente delle persone. Non hanno imparato a usare la propria forza in modo costruttivo.
Le Cagne che sono state mutilate come esseri umani, rivolgono spesso la propria furia su altre persone – in particolare su altre donne. Questo è uno degli esempi di come le donne siano addestrate a tenere sé stesse e le altre donne al loro posto. Le Cagne non sono meno colpevoli delle altre donne quando si parla di odio di sé stesse e di odio di gruppo, e quelle incattivite subiscono il peggio di entrambe queste afflizioni. Tutte le Cagne fungono da capri espiatori, e quelle che non sono sopravvissute alle continue sfide psicologiche diventano il bersaglio del disprezzo di tutti. Come gruppo, le Cagne sono trattate dalle altre donne allo stesso modo in cui le donne sono trattate in generale dalla società – tutto bene quando stanno al ‘proprio posto’, buone da sfruttare e come oggetto di pettegolezzi, in caso contrario devono essere ignorate o schiacciate. Minacciano la posizione della donna tradizionale, ma sono anche un gruppo di paria a cui costei può sentirsi superiore. La maggior parte delle donne si sentono sia migliori che gelose delle Cagne. Mentre si rassicurano per il fatto di non essere come queste streghe aggressive e mascoline, hanno il lieve sospetto che forse gli uomini, la cosa più importante della loro vita, trovino una Cagna libera, assertiva e indipendente preferibile come donna.

Le Cagne, allo stesso modo, non si preoccupano troppo delle altre donne. Crescono provando antipatia per le altre donne. Non riescono a relazionarsi con loro, non ci si identificano, non hanno nulla in comune con loro. Le altre donne hanno rappresentato la norma a cui loro non sono riuscite a conformarsi. Respingono perciò coloro che le hanno respinte. Questa è una delle ragioni per cui le Cagne che riescono a superare gli ostacoli posti davanti a loro dalla società, disprezzano le donne che non ci riescono. Tendono a pensare che la fortuna aiuti gli audaci. La maggior parte delle donne sono state le agenti dirette di gran parte della merda che le Cagne hanno dovuto sopportare e poche, di entrambi i gruppi, hanno la coscienza politica di capire il perché di tutto questo. Le Cagne sono stati oppresse da altre donne quanto, se non di più, che dagli uomini e l’odio espresso dalle altre donne è solitamente perfino maggiore.
Le Cagne sono spesso a disagio con le altre donne, anche perché di solito le altre donne sono percepite meno simili a loro – a livello psicologico – rispetto agli uomini. Le Cagne non amano particolarmente le persone passive. Hanno sempre un po’ paura di rompere le cose fragili. Le donne sono addestrate ad essere passive e hanno imparato ad agire in questo modo, anche quando non lo sono. Una Cagna non è molto passiva e non si sente a suo agio ad agire quel ruolo. Ma di solito non ama neanche essere prepotente – sia che si tratti di avversione naturale al dominio sugli altri, o di paura di sembrare troppo maschile. Perciò una Cagna può rilassarsi ed essere la sé stessa (non passiva) che è, senza preoccuparsi di ferire qualcuno, solo in compagnia di coloro che sono forti come lei. Questo accade più spesso in compagnia degli uomini che delle donne, ma quelle Cagne che non hanno ceduto totalmente all’odio di sé si sentono davvero a proprio agio solo in compagnia di altre Cagne. Queste sono le sue vere compagne e le uniche con cui non deve interpretare qualche ruolo. Solo con le altre Cagne una Cagna può essere veramente libera.

Sono momenti rari. La maggior parte del tempo le cagne rimangono psicologicamente isolate. Le donne e gli uomini sono così minacciati da loro e reagiscono in modo così negativo che le Cagne proteggono sé stesse con attenzione. Sono sospettose di quelle poche persone a cui pensano di poter dare fiducia, perché troppo spesso si rivelano buchi nell’acqua. Ma in questa solitudine è celata una forza e dal loro isolamento e dalla loro amarezza originano contributi che le altre donne non realizzano. Le Cagne sono le meno celebrate degli eroi meno celebrati in questa società. Sono pioniere, avanguardie, punte di diamante. Sia che desiderino o meno ricoprire questo ruolo, lo realizzano essendo semplicemente sé stesse. Molte non sceglierebbero consapevolmente di essere le antesignane per quella massa di donne per le quali non nutrono sentimenti di sorellanza, ma non possono evitarlo. Coloro che violano i limiti li ampliano, o causano falle nel sistema.
Cagne sono state le prime donne ad andare all’Università, le prime a rompere il soffitto di cristallo delle professioni, le prime rivoluzionarie sociali, le prime sindacaliste, le prime capaci di organizzare altre donne. Perché non erano esseri passivi e hanno agito spinte dal risentimento di essere schiacciate, hanno avuto il coraggio di fare quello che le altre donne non avrebbero fatto. Hanno subito l’artiglieria pesante e la merda che la società serve a coloro che vorrebbero cambiarla, e hanno aperto alle altre donne porte sul mondo che altrimenti sarebbero rimaste chiuse. Hanno vissuto ai margini. E da sole o con il supporto delle proprie sorelle hanno cambiato il mondo in cui viviamo.
Le Cagne sono, per definizione, esseri marginali di questa società. Non hanno un proprio posto e in ogni caso non lo occuperebbero anche se esistesse. Sono donne, ma non ‘vere donne’. Sono esseri umani, ma non di sesso maschile. Alcune non sanno nemmeno di essere donne perché non riescono a relazionarsi con le altre donne. Possono divertirsi a giocare un ruolo femminile alle volte, ma sanno che si tratta di un gioco. La loro maggiore oppressione psicologica deriva non dalla convinzione psicologica di essere inferiori, ma dal sapere di non esserlo. Così, gli è stato rinfacciato per tutta la vita di essere streghe. Naturalmente sono stati usati anche termini più gentili, ma il messaggio è comunque arrivato. Come alla maggior parte delle donne è stato insegnato loro ad odiare sé stesse e tutte le altre donne. In modi diversi e per ragioni diverse, forse, ma l’effetto è lo stesso. Interiorizzare un’idea di sé negativa si traduce sempre in una buona dose di amarezza e risentimento. Questa rabbia è di solito o rivolta contro di sé – rendendo una persona sgradevole, o su altre donne – rafforzando perciò gli stereotipi sociali. Solo attraverso la coscienza politica la rabbia viene rivolta all’origine del problema – il sistema sociale.

La maggior parte di questo manifesto ha parlato delle Cagne. Il resto riguarderà invece CAGNA. L’organizzazione non esiste ancora, e forse non esisterà mai. Le Cagne sono così dannatamente indipendenti e hanno imparato così bene a non fidarsi di altre donne che sarà difficile per loro imparare a fidarsi, anche tra di loro. Questo è ciò che CAGNA deve insegnare loro a fare. Le Cagne devono imparare ad accettarsi come Cagne e dare alle proprie sorelle il supporto di cui hanno bisogno per essere Cagne creative. Le Cagne devono imparare ad essere orgogliose della propria forza e orgogliose di sé stesse. Devono abbandonare l’isolamento che le ha protette e aiutare le loro sorelle più giovani ad evitarne i pericoli. Devono capire che le donne sono spesso meno tolleranti delle altre donne rispetto agli uomini, perché gli è stato insegnato a vedere tutte le donne come nemiche. E le Cagne devono formare un movimento per affrontare i problemi in maniera politica. Devono organizzare la propria liberazione così come tutte le donne devono organizzare la loro. Dobbiamo essere forti, dobbiamo essere militanti, dobbiamo essere pericolose. Dobbiamo renderci conto che ‘Cagna è bella’ e che non abbiamo nulla da perdere. Niente di niente.

Questo manifesto è stato scritto e revisionato con l’aiuto di alcune delle mie sorelle, a cui è dedicato.

(c) Copyright 1969

La malafede della zoofobia – parte I

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Traduzione de The bad faith of zoophobia, di K. Forkasiewicz.
La pubblicazione, data la lunghezza dell’articolo, sarà divisa in parti.
Grazie a Martina e Alice per aver condiviso con me l’impegnativo compito della traduzione!

Jean Paul Sartre, nella sua incisiva analisi dell’antisemitismo, solleva alcuni argomenti preziosi in riferimento alla costruzione dell’identità razzista come espressione di vita non autentica. Sia la persona che il concetto di ‘Ebreo’ servono all’antisemita come mezzi, al fine di sviluppare un meccanismo di difesa esistenziale radicato, per eccellenza, nella malafede. Quest’ultimo sceglie “la permanenza e impenetrabilità della pietra, la totale irresponsabilità di un guerriero che obbedisce ai propri capi – e non ha comandanti”(1).

L’antisemita è intrappolato in una condizione paradossale inconfessata. In effetti, ha disperatamente bisogno di ciò che più detesta, al punto che, se l’Ebreo non fosse esistito, “l’antisemita avrebbe dovuto inventarlo”(2). Un prodotto distorto dell’ideologia e del sentimento antisemita, l’Ebreo non è percepito nella sua realtà, per come è; è utilizzato in quanto pretesto, nulla di più. A quale fine, bisogna domandarsi? Leggi tutto “La malafede della zoofobia – parte I”

Dove tutto è cominciato.

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Le strade che ci hanno portato qui sono state varie, accidentate e accidentali, qualità condivise con qualsiasi esistenza. Il denominatore comune del nostro primo incontro però, è stato forse quello stesso sentirsi strett* in una realtà troppo angusta, la necessità di spiegare le proprie ali – reali o metaforiche, poco importa – al di là di limiti, gabbie e confini che, anche se invisibili, condividiamo con qualsiasi altro essere vivente su questo pianeta. Quell’esigenza di libertà si è concretizzata per la prima volta in uno spazio virtuale, quello nel quale abbiamo condiviso tanto di noi, un blog nel quale abbiamo finalmente potuto essere chi desideravamo, sognare la realtà alla quale aspiriamo e testimoniare che sì, un altro mondo è possibile – in parte anche qui e ora, con tutte le difficoltà del caso – ma bisogna crederci, anche quando la sua realizzazione sembra tanto distante, anche quando la realtà si rivela assai più complicata di qualsiasi fantasia e/o teoria. Su Femminismo a Sud siamo cresciut* e cambiat*. Leggi tutto “Dove tutto è cominciato.”

Transgender Europe: Comunicato stampa del 12 marzo 2013

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Aumento costante dei tassi di omicidio: secondo il progetto Trans Murder Monitoring condotto da Transgender Europe sono oltre 1.100 gli omicidi di persone trans riportati negli ultimi 5 anni.

Il progetto Trans Murder Monitoring (TMM) iniziato nell’aprile del 2009 monitora, rileva e analizza in maniera sistematica gli omicidi di persone trans riportati a livello mondiale. Resoconti aggiornati vengono pubblicati in inglese da due a tre volte l’anno sul sito del progetto “Transrespect versus Transphobia Worldwide” in forma di tabulati, liste di nomi e mappe: http://www.transrespect-transphobia.org/en_US/tvt-project/tmm-results.htm

L’aggiornamento pubblicato a marzo 2013 rivela che nel periodo dal 1° gennaio 2008 al 31 dicembre 2012 sono stati riportati un totale di 1.123 omicidi di persone trans in 57 Paesi e riferisce un significativo/costante aumento nel numero di omicidi di persone trans riportati negli ultimi 5 anni. Nel 2008 sono stati denunciati 148 casi, nel 2009 217 casi, nel 2010 229 casi, nel 2011 262 casi e nel 2012 267 casi. È importante precisare che per casi riportati si intendono quelli restituiti dalle ricerche su internet o segnalati dalle organizzazioni e dagli attivisti trans. Nella maggior parte dei Paesi non viene eseguito il rilevamento sistematico dei dati relativi agli omicidi di persone trans ed è impossibile calcolare il numero di casi non emersi. Leggi tutto “Transgender Europe: Comunicato stampa del 12 marzo 2013”

Vi presento Jes

Rivendicando lo sguardo: Jes Sachse e il potenziale trasformativo dell’osservare.

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Tutti amiamo guardare. Mentre l’atto di fissare è generalmente percepito come un atto da evitare o di cui vergognarsi, Rosemarie Garland-Thomson, studiosa di disabilità e women studies, afferma che lo sguardo, nella sua accezione migliore, ha in realtà il potenziale di creare nuovi significati e società più aperte. Lo sguardo, nell’accezione di Thomson, ha il potenziale per aiutarci a ridefinire il linguaggio che usiamo per descrivere noi stessi e gli altri, creare spazio per coloro che si trovano più spesso esclusi dalle comunità, e forgiare le nostre identità. Lo sguardo è più dinamico e produttivo quando il soggetto dello sguardo, la persona che viene guardata, è in grado di esercitare un certo controllo sull’interazione, e così facendo presentare la propria storia alla persona che guarda. Leggi tutto “Vi presento Jes”