Come penso sappiate tutt@, Laura Boldrini, la presidentessa della Camera, ha dichiarato di essere vittima di cyberstalking. Le minacce, come la stessa Boldrini specifica, sono sempre o a sfondo sessuale o di morte, che in tal caso diventa femminicidio. Perché sì, la Boldrini è stata presa di mira non solo come esponente di sinistra ma come donna. Quindi, ancor prima di esser vittima di cyberstalking, credo sia giusto affermare che è vittima di sessismo.
Premetto che alla Boldrini va tutta la mia solidarietà, perché nessun@ donna dovrebbe mai essere minacciata e perseguitata. Detto ciò, però, mi trovo in completo disaccordo con la sua ipotesi di “controllare la rete”. Credo fermamente nell’idea che la censura non serva a nulla e che anzi, a volte, sia pure controproducente. Ma, attenzione, non dico neanche che non si debba fare nulla per contrastare questo stato di cose.
Analizziamo la situazione: le donne sono spesso oggetto di cyberstalking, ovvero offese e minacce di vario genere compiute per mezzo del web. E’ ovvio che tali minacce, proprio come quelle che avvengono nella vita reale, provochino stati di ansia e di paura nella vittima, che ha il diritto di reagire come crede, anche chiedendo l’intervento della polizia postale. Ma questo è ciò che la persona, nella una specifica e singola situazione, può fare. Ad un livello generale, pensare di combattere il sessismo con il controllo e la censura della rete è pura follia.