Il sessismo non si combatte con la censura

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Come penso sappiate tutt@, Laura Boldrini, la presidentessa della Camera, ha dichiarato di essere vittima di cyberstalking. Le minacce, come la stessa Boldrini specifica, sono sempre o a sfondo sessuale o di morte, che in tal caso diventa femminicidio. Perché sì, la Boldrini è stata presa di mira non solo come esponente di sinistra ma come donna. Quindi, ancor prima di esser vittima di cyberstalking, credo sia giusto affermare che è vittima di sessismo.

Premetto che alla Boldrini va tutta la mia solidarietà, perché nessun@ donna dovrebbe mai essere minacciata e perseguitata. Detto ciò, però, mi trovo in completo disaccordo con la sua ipotesi di “controllare la rete”. Credo fermamente nell’idea che la censura non serva a nulla e che anzi, a volte, sia pure controproducente. Ma, attenzione, non dico neanche che non si debba fare nulla per contrastare questo stato di cose.

Analizziamo la situazione: le donne sono spesso oggetto di cyberstalking, ovvero offese e minacce di vario genere compiute per mezzo del web. E’ ovvio che tali minacce, proprio come quelle che avvengono nella vita reale, provochino stati di ansia e di paura nella vittima, che ha il diritto di reagire come crede, anche chiedendo l’intervento della polizia postale. Ma questo è ciò che la persona, nella una specifica e singola situazione, può fare. Ad un livello generale, pensare di combattere il sessismo con il controllo e la censura della rete è pura follia.

Il sessismo non nasce sul web, credo che sia chiaro a tutt@. E’ presente nella nostra cultura da secoli e quotidianamente viene alimentato da chiesa, stato e media. Basta guardarsi attorno, ascoltare i discorsi delle persone comuni, uscire di casa con una gonna un po’ corta per capire che il sessismo è ovunque. Quindi, come meravigliarsi della sua presenza in rete? La rete è fatta di persone che vengono educate ad una certa visione dei rapporti tra i generi, visione gerarchica, autoritaria e patriarcale che non ci si può aspettare di non rivedere riprodotta anche nel web. Anzi, l’illusione di anonimato che il web ci offre, non fa altro che ampliare/potenziare il sessismo che c’è e ci sarà sempre nella nostra cultura se nulla viene fatto per contrastarlo.

Censurare una rete risolverà il problema del sessismo o sarà l’ennesima strumentalizzazione della violenza di genere per fini che esulano dalla sua lotta? Il controllo della rete per me significa solo fascismo, una forma di violenza che, vorrei ricordarlo, colpisce tantissim@ donne, lesbiche, bisex, trans, queer, immigrate, prostitute, precarie ed etc. Una violenza non si combatte con altra violenza e soprattutto non si combatte colpendo il mezzo e non il fulcro del problema.

Vogliamo affrontare il problema del sessismo? Bene, allora facciamolo seriamente e iniziamo dalle notizie del giorno. Mi verrebbe da chiedere alla Boldrini se pensa che la nomina a sottosegretario alle Pari opportunità della Biancofiore sia da considerarsi attinente alla questione suddetta. No, perché, qui la violenza non deriva solo dal web, ma anche dai/lle suoi/sue collegh@. La Biancofiore ha espresso più volte e chiaramente i suoi pensieri omofobi e transfobici, quindi mi chiedo se questo venga percepito come un ostacolo alla lotta contro il sessismo, dato che alimenta discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, oppure no. E se si, cosa si intende fare?

Il sessismo esiste perché esiste una cultura che è fatta di frasi, testi, espressioni, parole che descrivono un mondo in cui esiste un potere (cosa che non sottovaluterei) e che questo venga detenuto da maschi-bianchi-etero-occidentali-ricchi. Tutte le altre soggettività vi saranno sottoposte in modo diverso, e a seconda del sesso/classe/razza di appartenenza subiranno violenze discriminazioni differenti. Lo Stato, in questa visione del mondo, non è altro che la riproduzione, in scala maggiore, della famiglia patriarcale (governata sempre dal soggetto dominante su descritto), di quel potere autoritario che si impara a rispettare (leggeteci temere) fin da piccol@, attraverso l’educazione impartita prima dai genitori e poi dalla scuola, altra macchina al servizio dello stato.

Il sessismo, se vogliamo esser sincer@, è prodotto proprio dal governo che lei presiede, cara Boldrini, e quindi, prima di pensare a censurare uno spazio come la rete bisognerebbe che lei rivedesse tutte le manovre che in questi anni hanno portato le donne ad essere sempre più discriminate e sempre più sole nella lotta contro la violenza. Una fra tutte è il taglio ai finanziamenti dei centri antiviolenza, che ormai stentano a sopravvivere e che, sfortunatamente, sono l’unico vero mezzo di aiuto per le donne in difficoltà. Ma potrei citarle anche l’obiezione di coscienza, quella trappola che viene usata contro le donne che voglio poter decidere per sé, dato che il corpo è il loro. Il 12 maggio ci sarà una marcia per la vita che puzza del sangue di tutte le donne che sono morte e continuano a morire per gli aborti clandestini, perché ancora oggi, soprattutto tra le immigrate, si usano ancora metodi pericolosissimi per abortire, dato che l’accesso alla sanità non è per tutte. Vorrei chiederle, cara Boldrini, perché non contesta la legittimità di una marcia che offende l’autodeterminazione delle donne? Questa marcia è violenza, perché le donne subiscono violenza ogni volta che vanno a chiedere una pillola del giorno dopo che gli viene negata, quando chiedono di abortire e le si impone colloqui con gli antiabortisti, perché dicono che dobbiamo sapere che vi sono più possibilità, come se la scelta dell’aborto una donna la prendesse a cuor leggero, senza sondare tutte le possibili e impossibili scelte, e poi arrivi all’aborto e chiedi la RU486 e ti dicono che no, in quella regione non c’è, che l’intervento te lo fanno senza anestesia, perché l’anestesista obietta anche se non potrebbe.

Ecco, questa è violenza, e su questo non si fa nulla. Ma vogliamo parlare delle discriminazioni che le donne subiscono sul posto di lavoro, quando ce l’hanno? Del fatto che ci obbligate a conciliare? Che il vostro governo continua a considerare il lavoro domestico gratuito delle donne come l’unico ammortizzatore sociale? Vogliamo parlare della lesbofobia? Della transfobia? Della violenza che subisco da bisessuale? Vogliamo parlare delle leggi o norme contro la prostituzione? E sì, Boldini, il sessismo è tanta roba e urlare alla censura del web come se cambiasse qualcosa, come se la rete avesse generato chissà quale mostro, quando il seme ce l’hai davanti, a me sembra assurdo e anche offensivo, perché come al tempo di Berlusconi furono approvate leggi razziste in nome degli stupri etnicizzati, adesso, per l’ennesima volta, usate la violenza che subiamo ogni giorno per ipotizzare leggi che non serviranno alle donne ma sempre e solo ad uno stato che puzza sempre più di repressione e fascismo.

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