Il sessismo non si combatte con la censura

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Come penso sappiate tutt@, Laura Boldrini, la presidentessa della Camera, ha dichiarato di essere vittima di cyberstalking. Le minacce, come la stessa Boldrini specifica, sono sempre o a sfondo sessuale o di morte, che in tal caso diventa femminicidio. Perché sì, la Boldrini è stata presa di mira non solo come esponente di sinistra ma come donna. Quindi, ancor prima di esser vittima di cyberstalking, credo sia giusto affermare che è vittima di sessismo.

Premetto che alla Boldrini va tutta la mia solidarietà, perché nessun@ donna dovrebbe mai essere minacciata e perseguitata. Detto ciò, però, mi trovo in completo disaccordo con la sua ipotesi di “controllare la rete”. Credo fermamente nell’idea che la censura non serva a nulla e che anzi, a volte, sia pure controproducente. Ma, attenzione, non dico neanche che non si debba fare nulla per contrastare questo stato di cose.

Analizziamo la situazione: le donne sono spesso oggetto di cyberstalking, ovvero offese e minacce di vario genere compiute per mezzo del web. E’ ovvio che tali minacce, proprio come quelle che avvengono nella vita reale, provochino stati di ansia e di paura nella vittima, che ha il diritto di reagire come crede, anche chiedendo l’intervento della polizia postale. Ma questo è ciò che la persona, nella una specifica e singola situazione, può fare. Ad un livello generale, pensare di combattere il sessismo con il controllo e la censura della rete è pura follia.

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1° Maggio Napoli: se i sindacati non rappresentano più i lavoratori/trici, a che servono?

Riporto con piacere questo comunicato del Laboratorio Politico Iskra, dell’area Flegrea (Na), che ho letto sul blog di quella meraviglia di Baruda. Quello che mi sconcerta è il fatto che questo concerto, come avevamo già detto in precedenza, si è svuotato della sua valenza politica riducendosi a nient’altro che mero business.

Ma, mi/vi chiedo, se i sindacati non rappresentano più i/le lavoratori/trici, a che servono? A chi servono? Quello che è accaduto a Napoli è l’esempio palese di una rottura tra sindacati e mondo del lavoro. Se nella giornata in cui si dovrebbe dare maggior spazio/voce ai/alle lavoratori/trici, si nega loro la parola, allora a che serve? E, soprattutto, perché spaventa la voce di chi vive sulla sua pelle lo sfruttamento che si dovrebbe denunciare? Siamo arrivati alla paradossale situazione in cui i sindacati chiedono protezione alle forze dell’ordine da chi dovrebbero rappresentare, ovvero i/le lavoratori/trici?

Da anarchica non posso che esser contenta per l’autorganizzazione che gli/le studenti/tesse, lavoratori/trici e precari/ie hanno messo in atto per far fronte a questa azione che non può che essere definita come censura. Se chi dovrebbe darci voce ce la toglie vuol dire che non ci rappresenta più e che quindi è arrivato il momento di rappresentarci da sol@. Buona lettura e soprattutto buona lotta a tutt@!

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Cambiano i governi, cambia solo la facciata! [presidio contro gli sgomberi delle occupazioni in atto a Napoli]

Della campagna “Magnammece o Pesone” avevamo già parlato qui. Nell’ultimo periodo però, tutte le occupazioni – soprattutto a scopo abitativo, ma non solo – sono state oggetto di sgomberi o tentativi di sgombero. L’ultimo caso è quello del centro sociale “Banca Rotta”, che da anni denuncia il degrado dell’area di Bagnoli e che, nell’azione di maxi sequestro da parte della magistratura dell’area Italsider, è stato esso stesso messo sotto sequestro. Per questi motivi mercoledì 24 aprile, alle ore 17.30, davanti a Palazzo San Giacomo, Napoli, ci sarà un presidio contro le operazioni di sgombero. Ai/alle compagn@ napoletan@ va la nostra solidarietà e intanto ne condividiamo il comunicato:

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Cambiano i governi, cambia solo la facciata! [presidio contro gli sgomberi delle occupazioni in atto a Napoli]

“La burocrazia e’ l’arte di rendere impossibile il possibile”.
(Javier Pascual)

Appello a tutta la popolazione napoletana ad intervenire al Presidio sotto Palazzo San Giacomo contro la decisione della prefettura e del comune di sgomberare le occupazioni in atto a Napoli, ed in particolar modo quelle a scopo abitativo. In questo momento di profonda crisi politica e di miseria economica, anche a Napoli è partita una campagna di occupazioni delle abitazioni lasciate abbandonate a marcire oppure in svendita dal Comune a privati, per batter cassa dopo anni di sprechi. Queste occupazioni mirano esplicitamente alla riconquista di quegli spazi e quella parte di reddito sottratti ormai alle popolazioni dopo vent’anni di immobilismo politico e di inciuci di palazzo.

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