Cominciamo a parlare del numero 5/2014 di MicroMega nello specifico, dedicandoci al primo dialogo di quelli proposti. Esiste un porno al femminile? è il titolo, e dialogano Rocco Siffredi e Roberta Torre, con Adriano Ardovino a fare da moderatore/curatore.
Le parti citate del dialogo le prendiamo dalla rivista ma voi potete gustarvi qui quasi tutto il dialogo – notevole che MicroMega sia riportato da Dagospia, vero? E poi, notate anche come questo sito abbia percepito il messaggio di diversità che l’articolo vorrebbe introdurre rispetto al porno tradizionale, si vede chiaramente dalle foto. Evidentemente hanno qualcosa in comune. Chissà. Comunque le difficoltà di non presentare per intero il testo che commentiamo – per motivi di copyright e perché non è salutare stare troppo davanti al video – le superiamo presentandovi delle parti salienti, le cose più divertenti e interessanti. Immaginate di leggerle, come certi vecchi sketch d’avanspettacolo, intervallate da un battito di piatti e dalle risate del pubblico; tipograficamente, con i tre asterischi.
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Comunque la si giudichi (sul piano estetico e morale), la pornografia occupa nella nostra società uno spazio ampio e storicamente inedito. Sarebbe impossibile, volendo descrivere il mondo odierno così com’è, non tener conto di quanto la rappresentazione esplicita della sessualità attraversi buona parte della nostra cultura, non solo quella cosiddetta «pop» o quella legata alle arti visive e al cinema. Dall’immaginario privato al corpo esibito, dalla fruizione di contenuti in rete alle nuove forme di «dipendenza» e ai legami con la politica, la pornografia è ormai strettamente intrecciata con la nostra quotidianità [ok, lo diamo come dato di fatto, e facciamo finta che tutti sappiamo perché – mentre invece ci vorrebbe almeno un numero di MicroMega a parte per ricostruire il tutto. Pazienza].
E se il pensiero femminista, soprattutto a partire dagli anni Sessanta, ha condotto battaglie cruciali (e purtroppo ancora attuali) contro la mercificazione e lo sfruttamento mediatico del corpo femminile, da qualche decennio a questa parte molte donne hanno formulato un approccio diverso al tema. Un approccio forse più «libertario», sicuramente meno persuaso che il problema sia soltanto la violenza maschile o il punto di vista «patriarcale» [le premesse di Ardovino esprimono il taglio politico di questo pezzo, perché di politica si tratta anche se gli attori chiamati ad esprimersi non esplicano un punto di vista definito. Sembrano stranamente i temi cari alla critica femminista all’industria pornografica. In questo caso avremmo l’impressione che si presenti quella critica come vecchia e superata, dalle stesse donne, senza però citare fonti e confutare posizioni].
Si inserisce qui, mi pare, il progetto intitolato Le ragazze del porno, al quale partecipano diverse registe italiane, la più nota delle quali è Roberta Torre. Ispirato alla cineasta indipendente Mia Engberg, che in Svezia ha usufruito di finanziamenti pubblici per realizzare alcuni cortometraggi sulla sessualità «vista e vissuta dalle donne», il progetto ne riprende il «manifesto». Vi si parla della «necessità», soprattutto in Italia (dove si «consuma» molta pornografia, quasi mai fatta da donne), di raccontare corpi e pratiche da un diverso punto di vista. Di liberare una diversa rappresentazione del desiderio e del piacere. Di dare visibilità a un immaginario che le donne stesse, talvolta, si troverebbero a marginalizzare o a negare. Come stanno realmente le cose? [Ardovino è un genio dell’ambiguità, perché questa diversità continuamente citata non si capisce bene da che tenda a distinguersi: dall’approccio maschile? Che non viene descritto, se non nel testo molto vagamente, oppure dall’approccio femminista (femminile, per carità) citato poc’anzi? Da tutte e due? In due casi su tre diremmo che secondo Ardovino la critica femminista al porno oltre che vecchia e superata è anche monolitica, oppressiva e censoria, niente male per un testo di approfondimento e di critica di “alta qualità”. Questo dubbio ci accompagnerà nella lettura. Forse lo saprà mettere in chiaro il noto esperto di pornografia femminile Siffredi, di cui Ardovino non ritiene necessario specificare il motivo della presenza nella sua presentazione – invece, per Torre, sì.]
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SIFFREDI: Molte donne mi dicono ad esempio: «Entra nella mia testa, fa del mio corpo quello che vuoi» [Sarebbe stato carino capire quando e in che circostanza, ma forse è meglio non indagare].
TORRE: Questo è quello che ogni donna desidera [SARA: Lorenzo scusa, devo andare a comprare un prodotto di Siffredi perchè non posso sfuggire alla matematica, la quale si sa è una scienza e non un’opinione. LORENZO: Fai pure; posso accompagnarti io?].
SIFFREDI: È l’atteggiamento che adotto io [quale? Sapere in anticipo quello che ogni donna desidera? Fichissimo, siamo alla pornotelepatia. Attenzione, per chi lo avesse dimenticato: siamo sempre dentro un numero di MicroMega intitolato Il corpo della donna tra libertà e sfruttamento]. Ma lo faccio in maniera naturale, perché a me piace vederle godere, le donne [che carino, è tanto premuroso]. Per fortuna la natura mi ha aiutato, nel senso che per natura sono una persona alla quale di godere per se stessa non gliene frega niente [ha la vocazione del martire, lui], quindi nel mio lavoro mi trovo bene, sia nei confronti delle attrici con cui lavoro sia nei confronti dei fan. Ogni mio film è rivolto fin dal principio a tutte le migliaia o milioni di persone che lo vedranno. E io cerco una connessione con una donna per realizzare qualcosa di particolare, che possa piacere a tantissime altre donne [sarà il caso di dirglielo, visto che invece comprano e scaricano soprattutto uomini. Ah, che destino cinico e baro]. Questo è un po’ il «sistema» che seguo, anche se non sempre viene compreso [tranquillo, ci pensa MicroMega].
TORRE: Lo capisco benissimo. Al tempo stesso, dobbiamo sempre rispettare le differenze. Ci tengo a ribadire, di nuovo, che questa è comunque una mia visione e che non voglio, né posso, parlare a nome di tutte le donne [Cara Torre, potevi dirlo alla frase precedente. Comunque, Siffredi invece non ha problemi a farlo, lui parla per tutte le donne perché le ha conosciute tutte. E niente battute, siamo su MicroMega]. Probabilmente, infatti, molte donne non la pensano come me.
SIFFREDI: Il novantotto per cento ti assicuro di sì… [lui non spara cifre a caso eh, dispone di un campione molto grande e ben selezionato secondo i migliori criteri delle scienze statistiche]
TORRE: In qualche modo, quello che tu «senti» [lei ci prova a insinuare che non può “saperlo” ma che al massimo lo “sente”, e ci vorrebbe un moderatore a farlo notare. Ardovino, dove sei?] conferma qualcosa che anche molte donne avvertono, me compresa. E in fondo è questo che mi spinge a raccontare e a rappresentare. L’ipocrisia non giova mai a nessuno [invece far straparlare Siffredi su MicroMega, sì?].
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SIFFREDI: A volte ti trovi veramente davanti a dei pezzi di carne [del destino dei quali né Siffredi né MIcroMega sembrano volersi occupare]. Dal lato opposto, poi, vedi giovani donne che non sanno neanche come iniziare un approccio [scusa, lato opposto a quale?]. Il mio sesso vuol essere invece un sesso particolare, un viaggio con una donna per portarla su altri piani, per cercare di entrarle veramente nel cervello, in maniera profonda, per poi poter giocare insieme [com’era l’approccio femminile al porno? Ah, sì voleva esprimere un diverso punto di vista, liberare una diversa rappresentazione del desiderio e dare visibilità ad un immaginario che le donne stesse si troverebbero a marginalizzare o a negare. A me sembra che oltre al corpo qua si voglia dire che nel porno è possibile entrare e manipolare anche la mente di una donna, il che mi sembra sia da denunciare e non da celebrare – ah già, questo è quello che ogni donna desidera, ha detto Torre].
Quando agli attori viene mostrato un video e viene detto loro: «You have to do it like Rocco, Rocco style» (cosa che capita spesso e che vivo con «imbarazzo»), quando li vedi cominciare a sputarsi o a dare schiaffi ripetendo meccanicamente dei gesti che tu fai soltanto al momento giusto, con una persona che se l’aspetta, che vuole esattamente quella cosa in quel determinato momento, allora non è altro che una replica completamente meccanica [va bene, ma una replica DI COSA? Si tratta di due attori, no? Ma lo leggiamo solo noi che il caro Siffredi fa finta di non dover esplicitare che è in ballo un rapporto di potere giocato tra realtà e rappresentazione, sempre a scapito di uno solo dei protagonisti?].
E questo significa oltrepassare il limite, che è il contrario di quello che cerco di fare io, ossia essere sempre «al limite», senza mai oltrepassarlo [il limite DI COSA, dillo!]. Un limite al di là del quale si generano solo violenza gratuita ed esibizione (finta) di virilità (presunta).Quando vedo questi ragazzi che mi imitano in modo esteriore, mi rendo conto di quanto sia lontana la mente maschile dal comprendere le donne [ah.Tu vedi i ragazzi imitarti penosamente e pensi che non siano capaci di comprendere le donne. Il dio Siffredi non lo si mette in discussione, mai. Infatti Ardovino – che mi risulta essere filosofo schietto – avrebbe dovuto interromperlo già dieci volte almeno, per chiedergli di essere un poco più preciso e rispettoso delle parole, dato che tra realtà, finzione e rappresentazione Siffredi sta facendo un casino a suo comodo. Invece, niente].
E anche di quanto sia complicato cercare di «connettersi» sul piano mentale. Non si insegna in poco tempo, a certi ragazzi [ah, lo si insegna? E dove? E come?]. Soprattutto, gli uomini che non sono predisposti (e ti assicuro che sono tanti) non lo potranno mai capire [PREDISPOSTI? Esiste il gene della comprensione delle donne? ARDOVINOOO!]. Con questa finta erezione (forzata, chimica), oggi si sentono tutti leoni, e finiscono per utilizzare l’«attrezzo» molto male. Il che significa allontanarsi ancora di più [capito il problema? Bisogna saper usare bene l’«attrezzo» per entrare nella testa delle donne, dato che questo è quello che ogni donna desidera. Su MicroMega].
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TORRE: … Il discorso è molto ampio e non riguarda solo le singole coppie. Quando c’è un problema, nel rapporto tra uomo e donna, indubbiamente viene vissuto dentro e fuori dalla stanza da letto [e fin qui non ci piove]. E mi pare che oggi non ci sia alcuna facilità di rapporti tra i due generi [un po’ vago ma può ancora andare]. Di certo le donne non hanno ancora ottenuto quello che volevano ottenere attraverso le battaglie femministe e spesso hanno perso fette d’identità molto cospicue [che cosa sono le fette d’identità? Che vuol dire?]. L’uomo, d’altro canto, si trova assolutamente spiazzato [embè, già c’ha i suoi limiti, te poi gli parli di fette d’identità… e comunque spiazzato in che senso?]. E di rimando lo è anche la donna [LORENZO: come sarebbe di rimando? Di rimando a cosa, e perché? Vabbè che è un dialogo, ma cerchiamo di renderci comprensibili! SARA: Come, Lorenzo! Ma allora non mi stai sul pezzo, è da prima che si parla di matematica: l’uomo è spiazzato? Di conseguenza lo è anche la donna, del resto le femministe hanno perso, ci rimane solo la matematica!]. E’ indubbio che tutto questo non possa non tradursi in una incomprensione [e te credo, spari parole a vanvera] anche fisica, sessuale. Sono sempre più convinta che alla fine il corpo è l’unica cosa che non mente [forse non mente – ammesso di capire cosa vuol dire che un corpo mente – ma certo è confuso, l’hai detto tu, è nella incomprensione. Non ne parliamo più?]. Me ne convinco lavorando con gli attori, lavorando in teatro, osservando le reazioni fisiche degli esseri umani [VA BENE, ti convinci che non mente, ma rimane il fatto dell’incomprensione, che non è un mentire. Allora?]. Senza voler fare voli pindarici, direi che oggi più che mai la sessualità e la sua rappresentazione possono essere un nodo importante, artisticamente vitale e rilevante, di raccontare quello che sta succedendo tra uomo e donna [ma succede da quando l’uomo fa i graffiti sulle grotte! E che ci voleva Torre per dirlo? E’ questa la misura del suo contributo al dialogo? Confermare a Siffredi che lui è il dio delle donne e dire ovvietà?].
TORRE: Oggi, a trent’anni di distanza [da Cicciolina e dal Partito dell’Amore, ndr], la posta in gioco è provare a parlare del sesso «insieme» alla politica [eh? E che vuol dire?], contrastando in ogni modo il punto di vista solo negativo e a tratti infamante con cui ancora se ne parla [di quale dei due? Vabbè, tanto…], tentando cioè di «far parlare» diversamente il sesso anche in termini di cultura e di rappresentazione audiovisiva [e io che pensavo che sarebbe dovuta essere la cultura e la rappresentazione a dover cambiare per parlare decentemente del sesso. Invece, guarda un po’, è il sesso che va fatto parlare diversamente. Ma non aveva detto poco prima che il corpo è l’unica cosa che non mente?].
SIFFREDI: Credo anch’io che dovrebbe essere così [come ha fatto Siffredi a capire cos’ha detto Torre? Ah, già, lui è “predisposto” di natura].
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SIFFREDI: Non dimentichiamo comunque che si sta parlando di pornografia [ti giuro, Rocco, che l’avevo capito: non mi sembra certo di star leggendo MicroMega]. In una coppia «normale» [ci sono anche altri modelli, evidentemente], l’uomo non vuole una moglie «troia», perché anzi la desidera «a comando» [io so di molti milioni che vogliono una troia a comando, di che tipo sono?]. Se invece si accorge di avere una donna molto «performante» dal punto di vista sessuale, non la vuole più [il fatto che ne stia parlando come di un bene acquistato difettoso non smuove il nostro “predisposto” di un millimetro, né smuove il filosofo che assiste al dialogo]. La pornostar diventa una sorta di Anticristo per l’uomo normale, che la sogna, la desidera in quell’attimo, ma poi la vuole distruggere. Io invece sono uno [lui, il predisposto] che ama la donna con tutto l’«involucro», cioè per intero, con tutto il suo corpo [ma involucro di che? ARDOVINOOO dove sei? Manco l’Anticristo ti fa intervenire?]. Vedo tanti pornostar che laddove si sporcano a causa dei rapporti anali o con le mestruazioni, odiano le donne. Non si può dimenticare che il corpo della donna si porta dietro anche questi fardelli, che sono legati alla natura [sai che novità! La donna è corpo e natura da almeno tre millenni, quelli dominati dal patriarcato che la vuole inferiore all’uomo proprio perché le manca la razionalità! Veronesi poi lo ribadisce nel suo articolo centrale, come vedremo: la vedono nello stesso modo, ecco perché si scambiano i convegni!].
TORRE: È perfettamente vero, ed è un altro aspetto che distingue il maschile dal femminile [notate la delicatezza di Torre, un altro – gli altri, chissà, si sono persi con le fette d’identità.].
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ARDOVINO: Un’ultima domanda. C’è posto, nella pornografia, per il pudore e la vergogna? [Assist finale di Ardovino. Pronti?]
SIFFREDI: L’ultimo ricordo che ho risale a trent’anni fa, dopo i primi sei mesi di porno, quando ho visto per la prima volta il mio sedere e i miei testicoli da dietro. Lì ho provata tanta, tanta vergogna. Ma dopo quell’immagine lì, mi sono abituato e la vergogna, per me, non è più nudità da almeno trent’anni [adesso qualcuno dovrebbe dire qualcosa sull’alienazione e l’uso dei media, ma ci vorrebbe un filosofo, mannaggia]. So che sembra scontato, che lo si ripete troppo spesso, però la vergogna la provo quando vedo i ragazzini che annegano o muoiono di fame [sì, è scontato]. Il pudore, invece, lo sento come qualcosa di molto più intimo. Non è sicuramente legato a un’immagine, altrimenti non farei quello che faccio. Direi che il pudore sono i sentimenti, sono il cuore. Tutto quello che ad esempio sento per mia moglie, Rosa, grazie alla quale sono riuscito a mantenere il mio equilibrio [e su, diciamolo anche su MicroMega: dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna. Cosa ridete? Vi vedo, eh!]. Una donna che ti capisce e che ti sorride e che ti lascia libero. Che ti fa andare a lavorare, appunto, con un bellissimo sorriso. E quando torni a casa, sai comunque che puoi contare su di lei [il declino conservatore di Siffredi è deprimente. Infatti prima parla male dei porno attori che si lamentano dei fluidi corporei di una donna sul set, poi all’ultimo si scopre marito soddisfatto di una donna che mentre lui fa il porno divo l’attende a casa, lo capisce e lo comprende. Che bel quadretto familiare. Visto? Il predisposto, il dio delle donne, alla fine è uno come tutti gli altri. Però non è «normale»: Rosa, sicuramente, non è né «troia», né «a comando», vero?].
TORRE: Ancora una volta, credo che tutto sia relativo a una forma di consapevolezza. La vergogna, il sentimento di sentirsi ridotti a oggetto, non passa per il corpo [SCUSA? ], e di sicuro non è legata in modo necessario al tipo di situazioni che abbiamo descritto. Sono di nuovo d’accordo con Rocco: la vergogna mi pare qualcosa di legato a una mancanza di consapevolezza. Riguarda molti aspetti, ma di certo non può riguardare una condizione di nudità e men che meno il sesso [Torre, che dice, lo chiediamo a chi ha subito uno stupro?]. «Pudore», invece, mi pare una delle parole più dimenticate della nostra società. Nell’Italia di oggi non esiste alcun pudore. L’idea di non legarlo a un corpo nudo mi pare però necessaria e a tratti indispensabile [non lo è già di suo, basta il vocabolario]. Soprattutto, credo che entrambi i termini, vergogna e pudore, non si possano più associare, in nessun modo, alla sessualità e al corpo nudo, ai suoi gesti e ai suoi movimenti, anche a prescindere dal porno. Forse, in qualche modo, la vergogna resta legata alla violenza. Ci si può vergognare per una violenza, questo sì. Ma non per un corpo. Non per un atto sessuale [di nuovo, la invito a parlarne con chi ha avuto, o si occupa, di esperienze di violenza sessuale. Potrebbe esserle d’aiuto. Ma dopotutto, perché mai se ne dovrebbe accennare in un numero di MicroMega intitolato Il corpo della donna tra libertà e sfruttamento, in un dialogo sulla pornografia?].
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Insomma: “Le ragazze del porno” è un lavoro sulla sessualità e sul desiderio delle donne che hanno fatto porno e che ora se ne sono distaccate. Mentre Ardovino e Siffredi tentano di tenere il discorso sul porno, Torre insiste sulla sessualità e sul desiderio, al massimo sull’erotismo. Inoltre i suoi discorsi tendono sistematicamente a fare da sponda a quelli di Siffredi che essendo più “interno” all’argomento, risulta essere molto più competente di lei. Sarà un caso ma in questo articolo quella fuori posto e sprovvista di una sua legittimità sembra proprio Torre, l’unica donna. Ma non si voleva valorizzare qui il punto di vista femminile sul porno? Infatti Siffredi appare come l’esperto, colui che ha l’ultima parola per confermare quello che viene detto. Nei confronti di Torre e di tutte le donne ha un atteggiamento paternalistico, lui sa cosa è bene per le donne, lui sa cosa vogliono, il suo porno è assolutamente confacente ai desideri delle donne. Grazie alla moglie Rosa.
Questo è MicroMega 5/2014. E siamo all’inizio, eh.
Sara Pollice & Lorenzo Gasparrini