Deconstructing MicroMega #2 – Nappi, Latella

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Questo secondo dialogo si svolge tra Valentina Nappi e Maria Latella e ha come titolo “Sesso, merce e libertà”, ovvero il corpo tra libertà e sfruttamento, quindi il corpo femminile nei media ma anche nella prostituzione e – udite udite – nella pornografia. Come i tre argomenti stanno insieme, non ci verrà detto. L’anonim* mediatore/trice – che c’è, parla e propone gli argomenti – proponiamo noi di chiamarla Loretta, come il personaggio di Brian di Nazareth. Lei ci spiega subito qual è il dubbio che attanaglia tutt* in quel di Micromega e che li spinge ad indagare:

Il tema generale di questo dialogo è «il corpo delle donne tra libertà e sfruttamento» [è parecchio diverso dal titolo, come mai? Non ci è dato sapere]. Affronteremo quindi sia la questione dell’uso del corpo femminile nei media, sia nei fenomeni spesso direttamente associati – a torto o a ragione, a seconda delle opinioni [ah, è ancora una opinione che siano associati?] – all’idea di mercificazione del corpo, cioè la prostituzione e la pornografia, fenomeni che, al di là di come la si pensi, hanno una notevole importanza e pervasività nella nostra società [il problema non è come la si pensi, ma di che tipo di importanza e di pervasività vogliamo parlare. Vabbè].
Il dialogo comincia alla grande: Loretta presenta il punto di vista di Nappi, secondo la quale il problema della mercificazione del corpo della donna si risolverebbe ponendo fine alla disparità di accesso al sesso occasionale, accesso che sarebbe penalizzante per gli uomini. Una disparità in cui le donne, infatti, sarebbero in una posizione di forza, grazie al “potere sessuale” femminile, potere che “sfrutta” il desiderio maschile e contro cui lei (Valentina Nappi) come pornostar intende combattere, proponendo un’accessibilità universale al sesso occasionale pari per uomini e donne. Poche idee e molto confuse, come vedremo.

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[Loretta ricorda che Nappi aveva sostenuto in un suo testo di voler offrire una masturbazione gratis a qualunque uomo la chiedesse, non per carità, ma per giustizia. Poi chiede chiarimenti a Nappi]
NAPPI: La masturbazione reciproca dovrebbe diventare normale, come prendere il caffè insieme. Ovviamente io non posso offrire un caffè a chiunque, non posso spendere le mie giornate offrendo caffè, però se capita [un se capita che mi fa pensare a questo pezzo di Lillo & Greg] lo faccio volentieri. Detto questo, è innegabile che fra uomini e donne ci sia un’asimmetria evidente, perché per le donne il sesso ha uno status speciale, non è considerato un’attività come qualunque altra, [e che vuol dire? Per me il sesso non è certo un’attività come qualunque altra: è molto migliore!] come invece dovrebbe essere [LORENZO: ma forse per te. Io tra fare sesso e togliermi un dente gradirei una differenza. SARA: Grazie, mi associo]. Da questo status speciale, le donne ricavano “un potere” che è il presupposto della mercificazione [capito? Siccome abbiamo un potere lo sfruttiamo per farci sfruttare. Interessante. Nappi avrebbe dovuto raccontare CHI ha conferito al sesso uno status speciale; mi pare di ricordare che una certa confessione religiosa, comandata da una rigida gerarchia maschile, abbia detto delle cose in questo senso. Poi ci sono stati secoli di “cavalleria” maschile che hanno insegnato qualcosa pure loro, mi pare. Così, per dire due cosette da niente che ci vengono in mente al volo].

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[L’idea di dare agli uomini quello che è giusto si basa sul fatto che loro ne hanno bisogno oppure lo vogliono tanto. Ha un bel citare filosofi e cineasti, Nappi ha idee antiche e confacenti al discorso dell’oligarchia maschile dominante, per la quale le donne sono uno dei capri espiatori più performanti. Secondo questa visione infatti le donne hanno persino la responsabilità di subire violenze da un uomo, perchè non sanno individuare quelli buoni, oppure non sanno liberarsi di quelli cattivi quando “si manifesta” la loro cattiveria. SARA: Lorenzo, sarà un caso che Nappi nella vita faccia la pornostar? Sono polemica? LORENZO: Non so che dirti ma sto ancora aspettando la mia pippa quotidiana, allora me lo offri ‘sto caffè? SARA: Mi spiace ma sono allergica agli esercizi passivi!]

NAPPI: Qualche tempo fa Frank Matano [i link li mettiamo noi, Micromega non s’è degnato manco di mettere una nota – immaginiamo che il dott.Matano non sia proprio l’accademico che di solito si trova citato in questo prestigioso periodico. Qui e qui le due ricerche scientificamente attendibilissime cui si riferisce Nappi] fece un esperimento, che era già stato fatto in America: un ragazzo bellissimo chiedeva a 100 ragazze se avevano voglia di fare sesso con lui, e praticamente tutte risposero di no. Persino ragazze veramente brutte, alle quali difficilmente sarebbe mai capitato nella vita uno così bello! [Secondo i noti criteri oggettivi di bellezza, di cui Nappi custodisce i segreti, se sei un gradino più in basso di lui devi dire sì, altrimenti sei scema. Non è una visione sessista, no no] Solo una, su 100 interrogate, disse “forse”. Nell’esperimento al contrario, dove una ragazza carina ma non particolarmente bella [sempre secondo la scala Nappi] chiedeva a 100 ragazzi se avevano voglia di fare sesso con lei, più o meno la metà rispose di sì. Ecco, in questo consiste il “potere sessuale” delle donne. [Complimenti a Nappi: spiega una nota manifestazione del patriarcato come fosse una scelta delle donne. C’ha proprio le idee chiare.]

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Dopo un discorso di Latella in cui si tenta di affrontare la complessità del fenomeno della prostituzione, con i vari approcci provati dai vari Stati, Nappi afferma:

NAPPI: Io credo che le vere vittime siano gli uomini. Le donne, nella maggior parte dei casi, scelgono di fare le prostitute [COSA?]. E molte di loro – basta parlarci per scoprirlo – sono molto consapevoli di questo loro “potere”, e parlano spesso di “spennare il pollo” [però, che analisi profonda]. Le prostitute sfruttano il desiderio maschile, sfruttano il bisogno dell’altro [E i pappa, non sfruttano niente? Ma no, gli uomini sono le vittime!]. Non forniscono un servizio che sono in grado di offrire in virtù di particolari doti naturali: è pura usura, perché sfruttano solo il differenziale di accesso al sesso occasionale tra chi ha la vagina e chi ha il pene. Non è che uno va a prostitute per avere un servizio particolare, ci va semplicemente per fare sesso [Ottima analisi, se non fosse che manca il protagonista principale. Nappi parla di prostituzione come fosse fatta solo da donne – mi risulta che ci sia qualcuno a “organizzarle”, o no? E poi, notoriamente, i clienti sono tutti semplicemente brave persone sfruttate da queste donnacce cattive, no?]. Questa sì che è una forma di mercificazione.

[SARA: mi voglio mettere nei panni di Nappi, per qualche secondo, ci provo. Il suo punto di vista da pornostar è che il sesso è uguale a tutte le altre attività; dopodichè è evidente che le donne hanno un potere e ne approfittano, quindi esse dovrebbero dare libero accesso al sesso in quanto fonte di piacere per gli uomini che ne hanno bisogno o ne soffrono la mancanza. Quindi basta che le donne non esercitino la propria volontà e il proprio diritto all’autodeterminazione nel decidere se, come, quando, dove, perchè, e soprattutto con chi fare sesso perchè scompaiano o vadano fortemente in crisi: prostizione e, come dice più avanti, il gossip sui giornali scandalistici basati sui nudi (ma, seguendo questo ragionamento, anche violenza, discriminazione, eccetera). Quindi donne, facciamo questo piccolo sacrificio, su. E poi dico non sia mai che si indaghi sul “bisogno maschile” che noi donne dobbiamo soddisfare: ma Nappi lo sa che questo argomento è vecchio come il cucco e serve a legittimare stupri e violenze da sempre? LORENZO: non mi importa tanto di sapere cosa Nappi sa – certo non s’è letta il libro di Serughetti, o non l’ha capito – ma sentire queste sue parole così simili a quelle che trionfano nei forum maschilisti mi basta. Nappi, semplicemente, non sa cosa sta dicendo e si appella ai luoghi comuni più maschilisti condendoli con qualche citazione. Purtroppo, pare che tanto basti a far passare una persona evidentemente impreparata per una valida blogger su MicroMega.]

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D’altronde anche “Loretta” (la nostra mediatr* invisibile) afferma impunemente cose discutibili, tipo:

Viviamo oggi in una società che ha, almeno parzialmente, sdoganato la pornografia [EH? Appena vedrò trasmesso Gola profonda in prima serata su Rete4, allora ci crederò. Complimenti per il parzialmente, che non si sa che vuol dire]. Anni fa è esistito in America un movimento di femministe, con in testa Andrea Dworkin, che si scagliavano contro la pornografia. Oggi anche il movimento delle donne ha accettato il fenomeno [di grazia, QUALE movimento delle donne? Lo vogliamo capire una buona volta che il movimento delle donne non esiste? E quale fenomeno avrebbe accettato? Loretta chi sei? Palesati!!!]. […] Recentemente è nato in Italia un collettivo di donne che si chiama “Le ragazze del porno” […] che sta cercando attraverso un crowdfunding di finanziare un progetto di cortometraggi pornografici realizzati da loro stesse. [Manca poco che ci cada la mandibola: avevate capito che Torre stava girando cortometraggi pornografici, quindi nel primo articolo si stava facendo spudoratamente pubblicità per procacciarsi i dinè? Noi avevamo capito che stava facendo un documentario sulle ex pornostar pentite che erano tanto struggenti (quante volte ha usato questa parola? Almeno tre!). Poveri illusi. Ah, per completare la sua lucida disamina, Nappi aggiunge poco sotto che]
NAPPI: Ormai la cosiddetta industria del porno non fattura quasi nulla.
[Solo il porno online alza tremila dollari al secondo. Non è un segreto eh, sono stime commerciali come se ne fanno in ogni settore. Ma Nappi è una pornostar, come il collega Siffredi è dotata di competenza infusa e onniscienza divina.]

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Non l’abbiamo trascurata eh, è che i commenti e le risposte di Latella sono tutte più o meno di questo tenore:

LATELLA: Il papa ha parlato di “avidità senza limiti” e mi pare evidente il legame tra questa ossessione per il possesso di beni e la mercificazione del corpo delle donne: è come se si fosse perso totalmente il senso della gerarchia delle cose importanti e dei valori, riconoscendone sostanzialmente uno solo. Il denaro, le cose. […] sono cresciuta nell’Italia in cui, fino agli anni Ottanta, la piccola come la grande borghesia aveva chiaro il senso delle regole. Se mio padre mi avesse mai visto parlare con un condannato per qualsiasi reato mi avrebbe preso a schiaffi per strada e rimandato a casa. [Ci pare superfluo ogni commento. Potremmo suggerire, per par condicio, a Latella Le ragazze di Benin City, tanto per chiarirle anche che intendere, come fa in un punto, la prostituzione come un servizio talvolta utile alla società perché aiuta ad allentare le tensioni sociali, è un concetto che si merita qualcosina in più delle sberle di papà.]

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Il dialogo finisce comicamente con due post scriptum perché, per motivi che non vengono riportati dalla nostra Loretta, a un certo punto s’è interrotto. Ovviamente Latella scrive che forse la più disincantata è proprio la giornalista, tanto per ribadire che la pornostar è in fondo più bigotta di lei, mentre Nappi si fa forte dello scarto generazionale per chiedersi se le persone di cultura ragionano così, cosa ci possiamo aspettare dal genitore o dall’educatore medio? passando per rivoluzionaria voce delle giovani generazioni, stanche dell’atteggiamento di superiorità di certe vecchie parruccone.

Con chi sta MicroMega è facile dirlo: solo una delle due ha un suo blog nella testata, dove per esempio si può argomentare che fare i pompini è un’arte paragonabile a suonare il violino.

Complimenti a MicroMega. E al violino.

Sara Pollice & Lorenzo Gasparrini

9 risposte a “Deconstructing MicroMega #2 – Nappi, Latella”

  1. Se è per questo non capisco nulla di fisica quantistica, di cardiologia, di un sacco di cose. Però nel caso in questione sono davvero stupito, perché mi ritengo una persona molto attenta alle questioni di genere. Altrimenti non leggerei il vostro blog. Non sono sempre d’accordo con ciò che scrive Valentina Nappi (anche con voi, ma è normale no? Ad esempio le idee di Ochy Curiel mi paiono ancora più bislacche di quelle di Valentina Nappi), e non l’ho letta sempre con la massima attenzione, però finora non ho mai pensato che veicoli idee maschiliste. Nel pezzo dei pompini e del violino per niente, l’ho letto più volte e non capisco. Mi sento come se mi sfuggisse qualcosa. Se mi sbaglio imparo qualcosa, sennò può essere che abbiamo una visione diversa di maschilismo. Ma dato che per me è un problema essere maschilista, al di là di difendere Valentina Nappi da questa precisa accusa, quantomeno mi faccio alcune domande sulle mie idee.
    Sulla differenza fra arte e tecnica, non saprei, non so molto di estetica o robe varie, ma per mia formazione direi di no. Però mi sembra una questione che esula dal maschilismo. La pornografia può essere considerata in sé uno strumento di potere maschile? Certo è ingenuo pensare che sia un mezzo neutro, però ci sono posizioni diverse in campo, come per la prostituzione, e va benissimo il lavoro che fate di decostruzione. Ho anche linkato il vostro primo pezzo su un post di Nazione Indiana. Mi è appena arrivato il libro di Serughetti, ho letto il saggio di Geymonat. Quindi certamente di questi argomenti è bene che se ne parli con cognizione di causa. Però la sua idea di sesso slegato dai sentimenti e da tutto, mi pare anche che non sia molto in accordo con il sesso visto da un maschilista, per cui la donna è al suo servizio. Un maschilista pretende che le donne siano facili con lui, però le chiama puttane con disprezzo, in ogni caso. Poi si può obiettarle che la sua idea non è un granché, per vari motivi. Una delle obiezioni che fate mi ha trovato spiazzato, al di là di essere d’accordo o meno.

  2. Bene Jackie, abbiamo stabilito che non capisci molte cose.
    Basta parlare di reciprocità per averla davvero espressa, voluta, costruita?
    Non c’è differenza tra arte e tecnica? E non c’è maschilismo nel normalizzare uno strumento di potere maschile?
    Dovrei lasciarle dire quello che vuole senza criticare solo perché una testata “intellettuale” la lascia straparlare di quello che – basta documentarsi un po’ – non sa e non capisce nulla?
    Non è mica obbligatorio essere d’accoro con noi.
    Però ci piace chiamare le cose col loro nome.

  3. Che la sua proposta sia campata per aria lo capisco, oltre che semplicemente non allettante, ma lei parla di reciprocità, e non mi pare un concetto maschilista. Come non capisco dove sia il maschilismo nel suo post sul pompino e i violini. Non lo capisco davvero. Poi che bisogno c’è di dire che è ignorante e ipocrita?

  4. Non so Jackie, probabilmente è un mio limite, ma “gli Scimpanzè sono patriarcali e i Bonobo matriarcali” non è un fatto allo stesso modo della differenziazione sessuale: è un giudizio culturale.
    Per quanto riguarda le parole di Nappi, anche qui non so che risponderti, se non che i suoi argomenti sono pari pari gli argomenti del maschilismo. Ciò che lei propone è la fine del “problema” sessuale grazie al soddisfacimento di tutti i desideri maschili così come sono, dato che il potere lo avrebbero le donne. E come lo vuoi chiamare, se non maschilismo? Forse lei è solo ignorante e ipocrita (problema suo e di chi la legge su MicroMega), ma il risultato è quello. Leggi, per l’appunto, quel suo post sui pompini e il violino.

  5. Il fatto evolutivo è la differenziazione sessuale. Così come è un fatto che gli Scimpanzè sono patriarcali e i Bonobo matriarcali, che nei primi la riproduzione sessuale femminile è strettamente controllata e violata e nei secondi no (poi probabilmente è solo un caso, ma per loro il sesso è un’attività come un’altra). Il patriarcato fra gli uomini è un portato evolutivo, che poi ovviamente è stato modellato da varie culture. Se non ci fosse il problema del controllo della riproduzione sessuale, non ne staremmo neanche parlando. Ora, le idee di Nappi possono pure essere sconclusionate, ma di maschilista non hanno nulla, tanto meno di patriarcale, dal momento che ciò che propone lei è opposto al patriarcato. Non sta dicendo alle donne di sottomettersi, almeno io nei suoi testi non l’ho mai letto, ma di farlo e di goderne con tutti. Alcune possono essere confutate su basi fattuali, altre possono essere respinte perché il sesso ognuno lo vede come vuole. Però non mi pare che possa essere associata a certi maschilisti, non ho letto molto di lei, quindi posso sbagliarmi.

    Cmq, grazie del consiglio del libro di Serughetti.

  6. Jackie, beh, io non capisco cosa posse essere un “fatto evolutivo” prima che una cultura me lo dica. Esistono “fatti evolutivi” in sé? Non credo, finché una cultura non me li indica come tali. E gli conferisce un particolare valore.
    Io credo che il problema con le parole di Nappi sia che è lei ad appiattire ogni cosa. Non si accorge – per seguire il tuo esempio – che tutta quel sedicente “esperimento” manifesta valori e assunti sessisti e patriarcali: come è condotto, la domanda posta, gli stereotipi che assume come semplici dati, il valore (anche morale) delle risposte raccolte.
    Il tutto facendo finta che sia qualcosa di scientifico.

  7. Grazie Serbilla per la precisazione. In effetti abbiamo dato per scontato un concetto che invece è meglio precisare. Il maschilismo è trasversale anche tra le pornostar – con qualche eccezione, per fortuna!

  8. L’unica cosa con la quale sono in disaccordo è che Valentina Nappi la pensi così perché fa la porno attrice, come viene suggerito in un passaggio. Nappi è maschilista per sua personale visione, non per il mestiere che fa. Molte porno attrici e registe non sono affatto maschiliste e svolgono questo mestiere cercando, anzi, di correggere quest’ottica (di ampliare le narrazioni) che, molto spesso, si riscontra nel porno più commerciale.

  9. Beh, che il sesso e la riproduzione sessuale abbiano uno status speciale è un fatto evolutivo al quale ogni cultura si è adeguata. Credo comunque che commentare in questo modo ogni parola di Nappi sia un po’ un problema, perché appiattisce e sintetizza ogni cosa. Ad esempio, quando commentate il suo riferimento a quell’esperimento sul ragazzo e la ragazza che chiedono a 100 ragazzi e ragazze di fare sesso, non si capisce “cosa” sarebbe la manifestazione del patriarcato. La scelta dei ragazzi, la scelta delle ragazze, entrambe?

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