Deconstructing la redazione

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Lo scorso 21 Settembre sono stato ospite dell’associazione “Io sono bellissima” per una giornata di incontri sul sessismo e sul linguaggio; la mattina un confronto sui giornali e i loro vari sessismi, con la presenza di giornalisti, e il pomeriggio un seminario sull’antisessismo. Una giornata, giustamente, bellissima, di quelle che ti lasciano motivazioni e ricordi politici felici – e non è che capitino spesso, eh.

Tra le persone presenti alcuni uomini e donne di Galatina, particolarmente impegnati sul loro territorio, con cui sono stato ben felice di parlare. Qui un loro comunicato per una iniziativa di domenica 24 novembre. A questo comunicato ha risposto una testata giornalistica locale con un pezzo davvero straordinario, che didatticamente ci fa il favore di raccogliere in un solo brano quasi tutti gli stereotipi e i luoghi comuni sessisti riguardo la violenza di genere – aggiungendoci vistose lacune culturali. E’ il caso di parlarne inseme perché raramente capitano esempi così esemplari dei tipici errori di chi pensa di sapere qualcosa sulle questioni di genere, semplicemente perché appartiene a un genere. E’ firmato “redazione”, e sono convinto che sia così: una persona sola non può infilare una dopo l’altra tutte queste stupidaggini, evidentemente è un lavoro di squadra. Cominciamo.

UNITI CONTRO LA VIOLENZA DI GENERE… si ma per limitarsi a chiaccherare? [Il titolo promette bene: sembra che a qualcuno non vada bene che ci si limiti alle parole contro la violenza di genere. Pazienza per l’accento mancante, di questi tempi manca ben altro.]

Siamo tutti contro la violenza, e su questo non c’è discussione, sulle donne poi. [Eeeeeh, sì, beh, grazie per la generosità, ma in effetti la discussione c’è, anzi c’è pure parecchia gente che pensa che sia giusto menarle spesso. Ma apprezzo l’entusiasmo, andiamo avanti con fiducia. ]

Se però essa sia il retaggio di una cultura patriarcale, o invece è la conseguenza dei lascivi comportamenti di questa società, è tutto da dimostrare. [Beh, no, ci sono almeno quarant’anni di letteratura femminista, sociologica, filosofica e storica che dimostrano abbastanza bene che i lascivi comportamenti, se abbiamo capito bene cosa potrebbero essere – dato che la redazione non l’ha scritto –  sono il prodotto del patriarcato e non una possibile causa alternativa alla presente discriminazione di genere.] E anche il riferimento al razzismo mi pare che abbia a che fare come il cavolo a merenda. [No, il cavolo a merenda è quello della redazione: il sessismo è una forma di razzismo, quindi il riferimento c’entra eccome. Io non sarei manco d’accordo a definirlo latente, ‘sto razzismo.]

Si ha l’impressione che tutti gridino per far vedere come sono sensibili e bravi, ma che poi nessuno voglia andare a fondo alla questione e dire le cose come stanno. [Oh, e questa è una bella frase che ci sta benissimo dalla cronaca politica, al gossip, allo sport; adesso vediamole, le cose come stanno, adesso la redazione ci dà una lezione di giornalismo. Pronti?]

Anche perchè questo richiederebbe ad ognuno di noi un esame di coscienza serio, approfondito e sopratutto onesto. [Bravi, così si dice, il personale e il politico, un bell’esame di coscienza che è passato di moda perché non fa comodo.] E riconoscere di aver sbagliato, e dirlo pubblicamente e molto difficile per non dire impossibile. [Bene, abbiamo capito, ma sarebbe ora di smetterla con i sottointesi e dire a cosa ci si riferisce, ormai è mezza pagina di rimuginamenti – e s’incomincia a tollerare poco i continui errori di ortografia. Ostacolano molto l’esame di coscienza serio, sapete?] Riconoscere che tante battaglie che da ragazzi ci sembravano sacrosante hanno prodotto tanti guasti richiede un coraggio ed un’onesta intellettuale non comuni. [Pare che l’esame di coscienza serio debba partire da parecchio lontano; da ragazzo mi ricordo sacrosante battaglie per vendere i cornetti a scuola senza pagare la percentuale ai bidelli, e una mezza rivoluzione quando i flipper passarono da duecento a cinquecento lire a partita. Mi sfuggono però in che senso queste sacrosante battaglie abbiano fatto danni alle generazioni successive. Ma leggiamo, forse finalmente arriviamo al dunque.]

Spesso sentiamo dire che la violenza sulla donna  e lo stesso omicidio [immagino intenda dire “e il suo eventuale conseguente omicidio”, ma che ne so, io mica sono una redazione] nascano dalla voglia di possesso, dal considerare una donna come un oggetto [capita molto spesso, e insisto: non è un sentito dire, è proprio sicuro che in molti casi sia così, fidatevi]. E allora ci domandiamo, un uomo che prima uccide la moglie e poi si toglie la vita, lo fa perchè vuol possedere un oggetto? [Sì; se oltre a sentirlo dire lo aveste pure letto da qualche parte, è tutto spiegato in autorevoli testi, nero su bianco. In giro per questo blog pure ci sono molte indicazioni bibliografiche – qui il sentito dire non è molto apprezzato, forse perché non siamo una redazione.] Qualcuno può seriamente pensare che per non perdere un oggetto uno perda la cosa più preziosa, la propria vita? [Sì, lo pensano in parecchi, come detto sopra, e lo scrivono pure. Quel famoso patriarcato cui si accennava prima ti insegna proprio che senza il possesso e il controllo di (almeno) una donna tu non sei un uomo degno, un uomo completo, un “vero” uomo, ed ecco perché quando si vedono lasciati, abbandonati, privi del requisito minimo richiesto dal patriarcato, alcuni uomini non sanno gestire la situazione e annichiliscono l’oggetto ribelle e se stessi.] O invece vi è un disagio più profondo, legata al nostro tempo che non riusciamo a interpretare  a comprendere, o magari non vogliamo comprendere? [Quale? Parliamone, vediamo.]

Nella società tradizionale la donna era il sesso debole [non è che adesso invece sia considerata tanto meglio eh, forse la società è cambiata ma la mentalità ci mette molto di più], e nonostante ci trovassimo in presenza di una società dove il tasso di violenza era certo più alto che ai nostri giorni, “la donna non la si doveva toccare nemmeno con un fiore”. [Oh, bene, così lo diciamo una volta per tutte: “la donna non si tocca nemmeno con un fiore” è un’espressione sessista come poche, perché non solo divide gli esseri umani in due – deboli e forti – a seconda del sesso, ma prescrive pure che è nell’ordine delle cose che uno “protegga” l’altro da ogni forma di violenza, attribuendosi così pure il diritto di decidere cosa è violenza e cosa no. (Se qualcuno non ha capito la frase precedente, mi permetto di pensare che il suo problema non sia la violenza di genere.)] Chi lo faceva era tacciato di vigliaccheria, [leggi: il vero uomo non ha bisogno di ribadire la sua superiorità, gli è dovuta, e se non riesce a ottenerla “con le buone” allora non è un uomo – figuriamoci cos’è una donna che non accetti questa sua inferiorità naturale!] e ogni altro uomo che pure non avesse a che fare con quella donna era legittimato ad intervenire in sua difesa [tutti poliziotti insomma, secondo un codice cavalleresco che, come ricorderete, ha rinchiuso le donne nei castelli per secoli, in quanto beni di esclusiva proprietà del maschio che andava alla guerra – proprio un bel modello di società]. Un uomo che usava violenza su una donna, non era sicuro neppure in galera [succede anche adesso; ma non capisco perché bisognerebbe essere soddisfatti del sapere che anche in galera il codice patriarcale è rispettato].

Poi un bel giorno ci siamo raccontati che la donna è uguale all’uomo, [EH? Ci siamo raccontati chi? Mi pare che siano le donne ad averlo detto, e che continuino da parecchi decenni con alterni risultati, purtroppo. E poi perché questo tono da favoletta? In che senso la redazione non crede che la donna è uguale all’uomo? La finiamo con i sottintesi?] che può fare il militare, che può fare la guerra, che quindi è un guerriero, [EEEEEH? Redazione, ma che gente frequentate? Forse – ma forse, eh – queste sono tesi portate avanti da alcuni femminismi, e anche fosse, qui sono espresse molto sommariamente e in maniera del tutto incompleta e fuorviante. Il primo pensiero delle donne è fare la guerra?] e così abbiamo smesso di considerarla una cosa diversa dall’uomo, [MA CHI? MA DOVE? Il voler dare alle donne e ad altri generi i diritti che spettano loro significa che si vuole tutti guerrieri? Ma lo sapete che è il 2013, che questa idea del “tutti guerrieri” quasi manco più i neonazisti la sbandierano? Ma ci vogliamo aggiornare un po’ prima di sparare di queste scemenze?] che doveva godere di una maggiore protezione [ancora con questa storia?], abbiamo smesso di alzarci nell’autobus per cedergli il posto [ah, ecco. La manifestazione pubblica dell’emancipazione femminile dipende dalle aziende comunali dei trasporti urbani. Tesi interessante, davvero], abbiamo deciso che invece della dolcezza, della femminilità, i tratti che dovevano caratterizzare la donna moderna, dovevano essere la decisione, la fermezza [MA ABBIAMO DECISO CHI, MA QUANDO? Ma in base a cosa una redazione si permette di parlare per tutto un genere, per tutta una massa, per tutti? E come non si accorge che se dice una cosa come abbiamo deciso i tratti che dovevano caratterizzare la donna moderna sta facendo razzismo sessista – oltre che dire un sacco di corbellerie?], al centro del suo mondo non più la famiglia, ma la carriera [ma non è vero! Milioni di donne vogliono cose diverse oppure queste – il problema è che non possono liberamente sceglierlo perché non hanno le stesse possibilità di realizzarsi grazie a una cultura patriarcale e maschilista imperante, non quello che ci siamo raccontati]. Non più mogli, amanti, amiche complici…ma donne in carriera, veline, competitori decisi e disposte a tutto [ma parlate per voi! In base a cosa vi attribuite un plurale che personifica decisioni epocali, e ci fate pure semplificazioni sociologiche a dir poco imbarazzanti? Pensate davvero che TUTTI gli uomini e TUTTE le donne siano così banali? O che anche solo “la maggior parte” abbia questa ridicola psicologia? O un esercito di docili sottomesse (mogli, amanti, amiche complici) oppure un esercito di competitori decisi e disposte a tutto? Voi vedete troppa televisione, ve lo dico io].

Poi, ad un certo punto, smarriti, ci siamo chiesti ma come mai la famiglia non funzionasse più [ovviamente è colpa delle donne, no?], come mai sempre più donne usassero la seduzione come arma per far cadere ai propri piedi, non il marito, il compagno, l’amante, ma il capoufficio colui che può dare uno mano per far carriera, per aver maggiore potere da utilizzare non solo su i colleghi, ma anche sul proprio uomo. [E certo che ve lo chiedete smarriti, se pensate che quello che sia successo sia che ci siamo raccontati che la donna è uguale all’uomo. Cosa pensate di poter capire con questo schema ridicolo? La seduzione come un arma da utilizzare per far cadere ai propri piedi il capoufficio è quello che vi raccontate perché non volete capire che è stato il patriarcato ad aver instillato anche nelle donne che il potere va conquistato a tutti i costi. Ed è l’uomo – il capoufficio – che decide di dargliene le briciole in cambio di sesso, continuando a mantenere il suo potere. Vi pare il risultato del “femminismo” questo, cara redazione? Se alle donne fosse stato concesso davvero quello che si prende anche l’uomo, allora sarebbero le donne il capoufficio, senza bisogno di avere maggiore potere ottenendolo da un uomo attraverso il sesso, perché lo avrebbero ottenuto col merito. Ma non vi rendete conto neanche di che esempi fate?]

Poi…. un brutto giorno scatta la violenza, a volte la follia omicida, questi uomini, compagni perfetti, ottimi mariti, padri esemplari per una vita, che all’improvviso diventano terribili assassini. [Quindi? Che vuol dire? Cosa significa questa frase qui, che la colpa dello scatta la violenza è della donna che usa lo stesso potere del patriarcato? Non avete neanche il coraggio di dirlo apertamente, vi affidate all’ellissi, alle figure retoriche? Questo sarebbe il risultato dell’esame di coscienza serio, approfondito e sopratutto onesto?]

E noi tutti rimaniamo increduli e incapaci di comprendere [e ti credo, con questa visione delle cose che cosa sperate di comprendere?], e così finiamo per limitarci a piangere sulle tragedie ed ad augurarci che non si ripetano più [ah ecco, alle associazioni rimproverate di limitarsi a chiacchierare, voi invece pianterello e scongiuri. Voi sì che pensate ai fatti], magari lanciando strali su un fantomatico uomo [quale fantomatico, qui si ammazzano davvero, oh!], dimenticando che quell’uomo ci assomiglia, o assomiglia ai nostri uomini, in maniera incredibile [ma assomiglierà a voi, forse, che ancora vi raccontate queste favolette assolutorie e che continuano a colpevolizzare tutto e tutti tranne la cultura patriarcale ancora vigente e le mentalità che produce. Voi non vi limitate a chiacchierare, no no, vi fate proprio portavoce di quella cultura, scambiando la causa con l’effetto. Certo, i femminicidi e la violenza di genere esistono perché ci siamo raccontati che la donna è uguale all’uomo e perché sempre più donne usano la seduzione come arma. Ancora complimenti per la profondità d’analisi, proprio quello che ci si aspetta da una redazione].

Per la cronaca, l’iniziativa a Galatina c’è stata ed è andata benissimo. No, loro non si limitano a chiacchierare.