Quello dell’educazione sessuale nelle scuole è un tema che in Italia non ha mai raggiunto un livello serenamente accettabile di dibattito pubblico, sia per qualità che per quantità. L’unica produzione massiccia e sistematica di comunicazione riguardo l’argomento “sesso a scuola”, in Italia, sono stati i film di Pierino. Per una seria e programmata educazione che renda gli italiani – almeno quelli del futuro – un po’ meno incoscienti e in balia di stereotipi e falsità riguardo qualunque argomento sessuale, nessun giornale o televisione s’è mai battuto molto. Questo è quello che, nel 2013, il più autorevole giornale d’Italia, secondo per tiratura solo alla Gazzetta dello Sport, pubblica in uno spazio della sua sezione “Cultura”, con l’incoraggiante titolo Come insegnare l’educazione sessuale a scuola?. Buona lettura.
Come insegnare l’educazione sessuale a scuola?
di Federica Mormando
La recente sentenza della Corte di Cassazione che nega la pedofilia in un rapporto sessuale fra un uomo di 60 anni e una bambina di 11, perché «c’era amore», mostra che di educazione sessuale ne hanno, e tanto, bisogno parecchi adulti, anche in posizioni di potere. [Su questo ultimo punto possiamo anche essere d’accordo, ma la famigerata sentenza non dice proprio così: dice che nel caso la Corte d’Appello non ha tenuto conto dell’attenuante dovuta al fatto che i due erano innamorati. Cosa gravissima lo stesso, ovviamente, ma da qualcuno che scrive sul Corriere io mi aspetto un’esattezza non ordinaria. La sentenza, in nessun modo, nega la pedofilia in quel caso.]
Invece l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stilato 85 pagine di guida all’educazione sessuale per i bambini da 0 a 16 anni, un po’ ambigua nella presentazione, visto che «…la matrice che illustra gli argomenti che deve affrontare l’educazione sessuale a seconda della fascia di età degli allievi (… ) presenta maggiori elementi per la concreta realizzazione dell’educazione sessuale olistica nella scuola, sebbene i presenti standard non vogliano essere una guida per l’attuazione dei programmi di educazione sessuale”. [E quale sarebbe l’ambiguità? Come tutti i documenti di grandi organizzazioni internazionali, essi non possono occuparsi dell’attuazione del loro oggetto: essi, appunto, parlano della realizzazione, cioè di cosa andrebbe fatto, ma non posso certo dire “come” realizzare le cose (l’attuazione), dato che le realtà di ciascun paese sono diverse. Quindi l’OMS dice ciò che secondo lei andrebbe fatto, ma non può certo dire come.]
Non risulta quindi chiarissimo lo scopo, [invece sì, dovrebbe bastare saper leggere] comunque “La richiesta di educazione sessuale anche per i più piccoli è stata supportata da un diverso modo di percepire le bambine e i bambini, ora percepiti come soggetti» ed è «concepita per offrire una panoramica degli argomenti che dovrebbero essere presentati a specifiche fasce di età» [e ti pare poco?].
E’ opportuno che i genitori ne conoscano le linee (si trova facilmente in Internet), visto che ci avranno a che fare.
Ad esempio, nella fascia da 0 a 4 anni, bisogna fra l’altro trasmettere informazioni su tutte le parti del corpo e le loro funzioni, su gioia e piacere nel toccare il proprio corpo, masturbazione infantile precoce, scoperta del proprio corpo e dei propri genitali. E sul fatto che la gioia del contatto fisico è un aspetto normale della vita di tutte le persone [sarebbe proprio ora, invece a tre anni trovi bambini già ben indottrinati a vergognarsi di cose che non hanno nulla di vergognoso].
Il programma prosegue dai 4 ai 6 anni con, fra l’altro, «relazioni con persone dello stesso sesso, amicizia e amore con persone dello stesso sesso, gioia e piacere nel toccare il proprio corpo (masturbazione precoce)» [e non ne vuoi parlare? Oppure preferiamo quei genitori sgomenti e imbarazzati davanti a un *pup* che, giustamente, si tocca?].
Eiaculazione e contraccettivi sono rimandati alla fascia 6-9 anni, mentre continua l’indottrinamento sulla masturbazione [ma che parola è indottrinamento? Detto così, sembra che l’OMS voglia insegnare a farsi le pippe e i ditalini prima dei dieci anni. Ma che linguaggio è?].
A mio avviso questo documento, più che guida, è espressione di patologie contemporanee [EH? Un documento ufficiale dell’OMS sarebbe scritto da gente con delle patologie? Federì, ma ti stai rendendo conto di quello che dici?] oltre che della presunzione che intride la società di poter riprodurre meglio che in natura la formazione delle persone, da quella motoria a quella sessuale [la presunzione di fare CHE COSA? Quindi esiste una “formazione naturale”? E quale sarebbe la formazione naturale al giorno d’oggi, a parte lo stato brado in qualche foresta pluviale? Ancora crediamo che la parola naturale voglia dire qualcosa di univoco per tutti? Ricordo a chi legge che questo testo appare nello spazio che vuole mettere a confronto genitori e insegnanti. E chi dei due avallerebbe una frase come la società (presume) di poter riprodurre meglio che in natura la formazione delle persone? Così, per curiosità].
Spaventa il probabile non rispetto dei tempi individuali [sono indicati dei margini di qualche anno, eh], e del complesso di emozioni e trepidazioni, ansie e paure, che se dette perdono magia, di cui è costituito tutto il nostro crescere. [SCUSA NON HO CAPITO. Dovrei essere contento di conservare la magia di tutto quello che non so e non capisco sul mio corpo? Per poi magari farmela spiegare dal pornazzo mainstream sul web, o dal primo maldestro che mi mette le mani addosso? Dovrei tenermi ansie e paure perché comunque è meglio la magia?Quello che c’è da opporre a un documento dell’OMS è la magia del non dire emozioni e trepidazioni? Annàmo bene.]
Fermo restando che il «mai rispondere agli estranei, e se qualcuno ti tocca urla» va ben dichiarato prima dei 4 anni (mentre l’OMS fa parlare dell’abuso dai 4 ai 6), perché voler spiegare ciò che è esperienziale, chi può sostenere che spingere a razionalizzare le sensazioni in questi casi arricchisca e non impoverisca? [E perché parlare di quelle sensazioni e inserirle in un percorso educativo significherebbe razionalizzarle? E perché razionalizzare è connotato negativamente? E perché non parliamo degli evidenti pregiudizi di chi ha scritto questo articolo?] Masturbazione, gioco del dottore, bersaglio una volta di demonizzazioni e ora di lezioni [EH? L’OMS prescrive lezioni sul gioco del dottore? E quanto è in malafede usare un’espressione come “lezioni di masturbazione”, lasciando immaginare che ci sia uno seduto sulla cattedra a menarsi il battacchio? Pensa alla quinta ora come ci arriva, poveretto], sono esperienze private, perché renderle codificate [ma che vuol dire codificate? Ci sarà una classificazione dei tipi di seghe? E perché, di nuovo, codificare qualcosa significa renderlo brutto e cattivo?] (e far pensare a chi non si masturba di aver problemi)? [MA CHI LO HA DETTO? Ma che modo di ragionare è? Ma davvero c’è chi pensa che l’educazione sessuale in classe obblighi a masturbarsi? Che sarebbero, i compiti a casa? “Uffa, per domani quella di educazione sessuale c’ha dato tre pippe con la mano sinistra. Ma a me non va per niente” “E ti dice bene, io mi devo infilare un cetriolo in culo!”] Perché doverne parlare? [E perché no? Perché chi scrive questo articolo non argomenta a sostegno della magia contro le indicazioni dell’OMS? E perché invece aspettare di arrivare in silenzio a violenze, a gravidanze indesiderate, a malattie trasmesse sessualmente? Poi che ci fai con la magia?]
Si iniziava anni fa con le «storie» narrate alla televisione [ma quando mai? Ma chi , ma dove? Quali storie? Un link, un nome…], si è proseguito con le foto su Facebook [EH? Si è proseguito cosa? L’educazione sessuale, su Facebook? Ma cos’è questo farfugliare? E’ il Corriere, oh!], si dovrà continuare con l’educazione al racconto delle sensazioni masturbatorie? [E di nuovo, perché no? E soprattutto, perché da raccontare ci sarebbero solo e soltanto le sensazioni masturbatorie? Ma chi ha deciso che l’educazione sessuale sia solo parlare della masturbazione?]
E se l’educazione sessuale invece dovesse essere tutt’altro? [E lo è, mia cara, di nuovo: dovrebbe bastare saper leggere.]
Il papà e i suoi amici che non fanno commenti sulle ragazze. Le mamme che non li permettono. I giornali che riproducono immagini rispettose. I miti che migrano dai corpi belli alle belle menti ed anime. [Vabbè, sì, ci sono anche queste cose, ma non così mescolate e così moraleggianti. E poi niente stereotipi sessisti, per favore, dato che parliamo di educazione sessuale.]
I genitori e gli adulti che parlano di amore, di sentimenti, che si rispettano e chiedono a se stessi e ai bambini cosa facciamo per renderci felici? [Amore, sentimenti? Ho un sospetto… Federica, dove vuoi andare a parare?]
E se l’educazione sessuale fosse un corollario di quella sentimentale e civile? [Buongiorno, ben arrivata, salve, tutto bene? Però quel sentimentale a me non convince molto… secondo me non è molto chiaro cosa sarebbe l’educazione sentimentale.]
Se prima, molto prima di sapere la fisiologia del sesso si vedessero papà e mamma baciarsi, non sarebbe un’ottima prefazione ai sentimenti futuri? [EH? A parte che non sta scritto da nessuna parte che la fisiologia del sesso sia da raccontare come fossero le istruzioni per montare un mobile IKEA, posso sapere che cosa c’azzeccano i baci di mamma e papà? Che è, sesso, quello? E poi i sentimenti? Solo coppie etero? Ancora stiamo a questo livello? Sul Corriere si parla così di educazione sessuale?]
E se si ricollegasse il sesso al sentimento, per maschi e femmine? [E te pareva che non finiva così. Ecco la soluzione all’italiana, per l’educazione sessuale nelle scuole: bandire il “sesso senza amore” fin da piccoli. Complimenti. Tranquilli bambini! Sarà l’amore a farvi conoscere il vostro corpo, così, per illuminazione; tranquilli ragazzi, sarà l’amore a non farvi prendere la sifilide, il papillomavirus, l’AIDS, l’epatite B o C. E a insegnarvi come fare sesso in maniera piacevole e non violenta con chi vi pare. Davvero incommentabile.]
Per qualcosa di più sensato sulla masturbazione, leggete qui. Per l’educazione sessuale nelle scuole italiane c’è ancora molto da lavorare, e come si legge, per esempio, su “l’Unità” due giorni fa, è sempre più evidente che in ballo ci sia qualcosa di più grosso che una “semplice” riforma dei programmi scolastici. Nel frattempo, in altri paesi, con una comunicazione più efficace e libera da grotteschi moralismi si ottengono risultati importanti. Dàje.