Sono sicuro che Filippo Facci vi è già noto per la sua amabile e fine retorica, che dispensa soprattutto da quel giornale dal titolo profondamente ironico che è “Libero”. Se non lo conoscete, qui ci sono alcune notizie fondamentali. Ci apprestiamo a commentare una sua ultima perla, come si conviene a cotanto illuminato pensatore.
Facci: ci mancava la Barbie coi brufoli e le smagliature [il titolo è già tutto un programma, ma Facci è così: non nasconde nulla di sé, è molto generoso]
La Barbie coi brufoli no. La Barbie cessa, struccata e con le smagliature (si attaccano tipo cerottini) però no, vi prego. E invece sì, la vendono, qualche femminista invita a regalarla per Natale: si chiama Lammily – la bambola – e sembra una bulgara sfondata da dodici gravidanze [non ho voluto interrompere il climax d’immagini sessiste varie, concluso con un notevole virtuosismo: in bulgara sfondata da dodici gravidanze, per un totale di cinque parole, ci sono un razzismo e due sessismi]. Per 6 dollari c’è un pacchetto aggiuntivo con cellulite, tatuaggi, cicatrici, lentiggini, occhiali, bende, contusioni, graffi e punture di zanzara. È struccata, non sorride e ha i capelli castani anziché biondi come la Barbie, questa reazionaria, questa mogliettina col sorriso da emiparesi e che cammina sempre in punta di piedi per poter mettere i tacchi: Lammily invece ha i fettoni piantati a terra e ci puoi appiccicare calli e duroni. I piedi non puzzano ancora, ma in futuro chissà. Mancano anche peluria e baffi. Le misure complessive sarebbero quelle medie delle ragazze di 19 anni: ma forse quelle americane, o del casertano, sta di fatto che nel complesso il modello è quello di – si diceva ai miei tempi – un roito, insomma una brutta [riassumendo, Barbie è imbecille e segregata a un ruolo subalterno, ma almeno bòna, Lammilly è brutta e tanto basta. Per dire questo – che non ha alcun interesse al di fuori della sua scatola cranica – Facci ha usato altri sessismi e razzismi: mogliettina, peluria e baffi, quelle del casertano, roito. Ok, ma c’è un punto da dire? O è un campionario di lessico adolescenziale?].
Che dire? in passato avevamo intravisto la Barbie vecchia e la Barbie paraplegica (in sedia a rotelle) e la Barbie calva (radioterapia) ma erano provocazioni, campagne shock che avevano una ragion d’essere ed erano il contrario del politicamente corretto [attenzione alla strategia del faccipensiero: distraendovi con le campagne shock ha detto che Lammilly è un esempio di politicamente corretto. Cosa che sta solo nella sua testa, ma essendo la base della sua argomentazione, il furbacchione la da’ per scontata invece di metterla in discussione, un po’ come fanno certi fanatici religiosi con la propria fede]: mica le vendevano davvero, erano l’immagine di una buona causa. Le Barbie nere e mulatte invece le vendevano già negli Anni Settanta, era una questione di mercato prima di altro [il faccipensiero si complica: nera sì ma “casertana” no, il razzismo lo comanda il mercato. Sempre più interessante]. Una coi piedi piatti – apprendo su internet – uscì nel 1971, ma vendette pochissimo [è informato, lui]. Ken – il marito o fidanzato col sorriso da coglione – lo fecero più o meno muscoloso e addirittura stereotipato [ah, il faccipensiero lo stereotipo lo riserva a Ken, a Barbie no. Il marrone ha mille sfumature] coi pesi da palestra, poi biondo, hawaiano, africano, di tutto. Ma, appunto, era una questione di mercato, non di pedagogie d’accatto [altra definizione “en passant”: una bambola non stereotipata è pedagogia d’accatto, e quando ne discutiamo? Mai]. La domanda è: sino a che punto si spingerà il politically correct? [E chi ha detto che lo sia? Chi ha scritto che una bambola con fattezze “normali” ha un significato di condotta politically correct? E chi sarebbe qualche femminista che invita a comprarla? Link, nomi… niente, il faccipensiero non ha bisogno di riscontri.] Le concessioni al sogno cederanno ai timori di un modello troppo anoressico? Imbruttiremo anche le principesse delle fiabe? La dittatura della verità [dittatura? Verità? Ma se è sul mercato, nessuno ha imposto nulla, seguirà le leggi del mercato. Perché il faccipensiero vi vede una imposizione? Qualche legge ha obbligato a usare Lammilly nelle scuole, o ne ha obbligato l’acquisto per Natale?] imporrà la Barbie morta o chiusa nel polmone d’acciaio? [Ci fosse pure un produttore tanto scemo, a te che te frega? Cosa ti turba in Lammilly, Facci, dillo apertamente. Paure ancestrali? Ricordi d’infanzia?]
Giulia Siviero, una simpatica ragazza che scrive per il manifesto e lavora al Post, non ha tutti i torti a sottolineare che esiste un sessismo anche nel mondo dei giocattoli [niente contro Siviero eh, ma so’ decenni che questo problema è noto]. Ed è un sessismo che risente delle latitudini: le femmine, nelle pubblicità o in un catalogo di giocattoli italiano, sono sempre circondate dal rosa e poi da bambole, carrozzine, lettini, piccoli ferri da stiro, fornellini, finti make-up, collanine e dolcettini. Nei negozi la corsia «bambine» sembra un negozio di casalinghi. Mentre i maschi, viceversa, ormai oscurate le armi giocattolo per scorrettezza politica [ah, io pensavo che ci si sparasse già abbastanza nella realtà per cui non servisse insegnarlo, invece è scorrettezza politica], sono comunque rappresentati mentre scimmiottano i mestieri dei grandi o s’industriano con treni e macchinine e costruzioni. Forse si esagera, perché bambini e bambine sono molto più elastici di noi [certo, lo si vede da adolescenti, la famosa età nella quale nessuno ha problemi con il proprio ruolo di genere, no no]: ma i cataloghi di giocattoli svedesi o danesi – che Giulia Siviero ha mostrato sul suo blog – forse ecco, esagerano in senso inverso [e te pareva. E perché mai, Facci caro? Spiegacelo]. Si vede un bambino che fa il bagnetto a una bambola: mi fa un po’ ridere [e chissenefrega, non ce l’hai messo? A te fa ridere, ma magari al bambino si mette in testa che se e quando sarà padre, sarà capace di farlo invece di scappare impaurito dal corpo di suo figlio. So’ problemi sociali, Facci, informati]. Si vede una bambina che gioca con un pipistrello e i soldatini. Nessuno vieta di farlo in ogni caso [invece sì: chi lo vieta si chiama “cultura patriarcale”, ed è l’acqua del tuo acquario, Facci, è normale che tu non te ne accorga. O che tu lo dica apposta], ma più di tanto io non lo vedo il problema di una «precoce e stereotipata separazione dei ruoli» [la sua spiegazione è io non lo vedo, una nota prassi scientifica], qualcosa cioè che possa impedire a una femmina di diventare un tipico maschiaccio, se crede: non siamo solo un sottoprodotto ambientale [tu non hai la minima preparazione in questioni di genere, quindi la tua opinione conta davvero poco. Però è interessante notare come tu non veda nulla di male se la femmina diventa un tipico maschiaccio, mentre il bambino che fa il bagnetto alla bambola ti fa ridere. Di nuovo, Facci: di che hai paura? Tutto bene? Rilassati…].
E comunque il mondo cambia, ma ha i suoi tempi. Noi siamo sempre un po’ in ritardo per le solite ragioni storiche e religiose eccetera, ma insomma, per farla breve: la barbie coi brufoli no [l’hai già detto, Facci, il problema è che l’articolo sta per finire e non hai ancora detto un civile perché]. Qualche concessione al sogno e all’irreale lasciatelo almeno ai bambini [ah, scusa: la Barbie che tu stesso hai descritto come mogliettina col sorriso da emiparesi e che cammina sempre in punta di piedi per poter mettere i tacchi sarebbe la concessione al sogno per i bambini e le bambine? Complimenti (anche per la coerenza in poche righe)], ché per i bagni di realtà avranno tutto il tempo [no. Come potrebbero raccontarti numerose persone impegnate nei centri antiviolenza, spesso i bagni di realtà non arrivano mai o arrivano accompagnati dalla sirena dell’ambulanza – quando va bene]. Anche perché non vorremmo doverci ritrovare, poi, con un Ken stempiato, con le maniglie dell’amore e la canottiera macchiata di sugo. Il marito perfetto per quel cesso di Lammily [eh, certo, la cessa possiamo lasciarla al mercato e a qualche femminista, ma il maschio medio non sia mai vederlo rappresentato come giocattolo. Allora meglio il marito o fidanzato col sorriso da coglione, con il quale comunque giocano le bambine. E perché mai impedire questa differenza, Facci, se tanto poi ci pensa il mercato? Ce lo spieghi? No].
Eh no, meglio non lasciarle al mercato, certe possibilità, meglio impedirle prima. Perché se poi funzionano, mica puoi dire che non vanno bene. Sai che problema se avesse avuto successo la bambola coi piedi piatti: adesso niente tacchi e tutte con le ballerine. Che brutta cosa per i maschi!