Petra Östergren: sexworker e critica alla politica svedese in materia di prostituzione

trina

Ripropongo questo post, che avevo pubblicato su FaS, per continuare a tenere vivo il dibattito su sex work e modello svedese, quello stesso modello che anche in Italia viene spacciato per ideale pur ricevendo profonde critiche in patria da associazioni femministe, docenti universitarie e lavoratrici stesse.

A brevissimo pubblicheremo anche la traduzione di un nuovo testo di Petra, che ringraziamo per averci dato l’autorizzazione a tradurre e pubblicare questo articolo e di averci suggerito altro materiale.

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Alla maniera sarda

moju manuli
Opera della street artist sarda Moju Manuli

All’interno del nuovo numero di A. Rivista anarchica compare una interessante intervista realizzata da Laura Gargiulo a Su Colletivu S’Ata Areste (“La gatta selvatica”), collettivo femminista e lesbico posizionato nel centro della Sardegna: A Sa SardA: “Alla maniera sarda”. Vita in comune, ecosostenibilità e legame con il territorio: la storia di un piccolo collettivo dell’entroterra sardo.

Qui potete leggere un estratto. Vi consiglio di sfogliare la rivista che trovate online per leggere l’intervista completa: Laura, attraverso le sue domande, ricostruisce  il percorso di questo collettivo che, a partire dall’esperienza migrante, ha sviluppato un progetto di lotta politica femminista con una ottica che unisce antisessismo e anticolonialismo.

Segnaliamo inoltre la nascita del progetto Arkivi@:

Stiamo raccogliendo testi politici, documenti, romanzi, saggi, opuscoli, riviste e fanzine, fumetti, film, manifesti, adesivi, cartoline etc. relativi a lesbismo e lesbofemminismo, anarcofemminismo, femminismo, movimenti lgbtiq, tematiche di genere, arte, ecologismo e antispecismo, anarchia e movimento anarchico, movimenti in Sardegna e a livello internazionale…
Ci appoggiamo in una casa ma cerchiamo una sede!
Chi volesse contribuire alla crescita di questa neonata Arkivi@ con donazioni di ogni genere può scriverci qua: mojumanuli@autoproduzioni.net

Buona lettura!

Avete scritto un documento dal titolo “Dalla Sardegna un’alternativa lesbica e femminista” in cui parlate del vostro progetto: potete spiegarci come nasce e con quali obiettivi?
«Il progetto è partito dall’esigenza, come emigrate, di rientrare in Sardegna, si è legato a tanti discorsi a noi cari e mano a mano ha preso forma, evolvendosi. Abbiamo messo insieme l’idea di vivere in una piccola comunità tra lesbiche e persone che avessero voglia di lavorare a un sistema sostenibile, di solidarietà, scambio e rispetto. Siamo partite da presupposti anticolonialisti, antisessisti, antifascisti, antirazzisti, da un’idea di socialità differente, da un’idea di società diversa da quella eterosessista e patriarcale in cui viviamo, abbiamo pensato a forme di gestione orizzontale.
Inizialmente eravamo un gruppetto più numeroso, poi per una serie di cause siamo partite in tre, circa due anni fa. Abbiamo scritto la lettera/documento perché ci siamo rese conto che parlarne non bastava o non soddisfava né noi né le persone con cui avevamo un confronto.
Come abbiamo scritto, il progetto è rivolto a lesbiche, compagne/i, altre persone sarde emigrate, artiste/i, ecosardi… Abbiamo sempre cercato di parlare della cosa persona per persona, scambiando a piccoli passi».
Nel documento parlate di una prospettiva anticolonialista: ci potete spiegare cosa intendete e perché è per voi punto di partenza?
«Quando parliamo di prospettiva anticolonialista ricollochiamo il discorso sardo in un contesto più ampio, internazionale, ma ne analizziamo e riconosciamo la specificità.
Contestualizzando quindi il nostro progetto nella realtà isolana non possiamo prescindere da quelli che sono i problemi della Sardegna, non avrebbe senso teorizzare in maniera astratta senza riconoscere le caratteristiche, anche negative, della realtà in cui viviamo. Parliamo di colonizzazione (l’ultima da parte dello stato italiano) e di resistenza, della deculturazione forzata che abbiamo subito, della conseguente folklorizzazione della cultura, della perdita dell’autostima come popolo e come individue/i, del tentativo di estirpazione e cancellazione della nostra lingua, delle nostre identità, della mancanza di riconoscimento di percorsi politici anche da parte di compagne/i “continentali” e di altri parti del mondo, dell’alcolismo, dei suicidi, della costruzione di fabbriche come cattedrali nel deserto e dell’avvelenamento della terra, della militarizzazione a tappeto del territorio (sulla nostra isola è presente più del 60 per cento del territorio militarizzato appartenente allo stato italiano, siamo soffocati da caserme, carceri, radar, è un avamposto nel Mediterraneo, un territorio in prestito per il collaudo e la sperimentazione di nuove armi e proiettili a livello internazionale e per le esercitazioni di guerra)…e potremmo continuare…
Nel momento in cui cerchiamo di costruire qualcosa di concreto, di positivo, di “altro” non possiamo non tenere in conto tutto questo, dobbiamo riconoscere il problema se vogliamo cercare di risolverlo, ed è importante trovarsi con chi si muove in questo senso sul territorio per modificare lo stato di cose esistente».
Continua qui

Eva non verrà fuori dalla costola di Evo

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Pubblichiamo un articolo – proposto e tradotto da Panta Fika – scritto da Maria Galindo di Mujeres Creando.

Il tema trattato è quello dell’approvazione, in Bolivia, della recente legge contro il femminicidio – dal punto di vista di Mujeres Creando, collettivo anarcofemminista da anni impegnato a La Paz sul tema della violenza di genere.

Buona lettura!

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Mentre Evo Morales Ayma, 20 anni fa, stava abbandonando la sua compagna e le sue “wawas” (bambine), noi stavamo fondando Mujeres Creando, con lo scopo di lottare contro la violenza maschilista verso le donne.

Il discorso pronunciato dal Presidente in occasione della promulgazione della legge di fronte a circa 200 “llunkus” (sostenitrici) che lo adulavano, mi ha provocato indignazione e pietà, per il panorama di ipocrisia e falsità nel quale ci troviamo a vivere. Leggi tutto “Eva non verrà fuori dalla costola di Evo”

I nostri corpi non sono campi di battaglia!

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Traduzione di un interessante documento sulle donne – pubblicato in inglese qui – e tradotto da Feminoska per FaS in occasione delle proteste in Egitto.
Buona lettura!

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A seguito delle attuali proteste in Egitto contro la Fratellanza Musulmana, stiamo assistendo ad un sacco di indignazione su come le manifestanti donne vengano picchiate e umiliate nelle strade. Lo stesso identico fenomeno ha caratterizzato le proteste contro Mubarak e lo SCAF.
E’ interessante notare come, durante i periodi di conflitto politico, il ruolo della donna venga svilito: da cittadina attiva a “corpo femminile” che subisce l’aggressione del regime in vigore. Il suo corpo diviene campo di battaglia: una testimonianza della brutalità del regime e dello sfruttamento di coloro che desiderano rovesciarlo. La retorica suona così: ‘il regime sta attaccando anche i più deboli, dobbiamo proteggerl*!’ Leggi tutto “I nostri corpi non sono campi di battaglia!”

Il corpo genderizzato diventa pubblico: Egitto, violenza sessuale e rivoluzione

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Speak up!

 

Pubblichiamo la traduzione dell’articolo The Gendered Body Public: Egypt, Sexual Violence and Revolution pubblicata recentemente su FaS, continuando il nostro approfondimento sulla repressione di genere in Egitto contro le manifestanti.

Pubblicato il 28 gennaio su jadaliyya.com, il pezzo di Maya Mikdashi è una amplia riflessione sul fenomeno degli stupri di massa contro le manifestanti di Piazza Tahrir e dei danni della politica che non tiene conto delle differenze di genere nelle rivoluzioni arabe e non solo.

Buona lettura!

Il Corpo Genderizzato in Pubblico: Egitto, Violenza Sessuale e Rivoluzione
di Maya Mikdashi – Traduzione di Francesca Zampagni

Dobbiamo riconoscere, trattare, e affrontare la violenza sessuale che ha avuto, ha, e avrà luogo in e attorno a Piazza Tahrir. Come affrontare un impegno simile in maniera etica e responsabile, che sia solidale con le continue (e multiple) rivoluzioni in Egitto? Come mantenere e rispettare la complessità politica, economica e sociale di fronte agli orrori di uno stupro pubblico e di massa? Leggi tutto “Il corpo genderizzato diventa pubblico: Egitto, violenza sessuale e rivoluzione”

Violenza sessuale contro le donne e l’aumento degli stupri di gruppo a Piazza Tahrir e dintorni

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Dal sito del Collettivo Autorganizzato Universitario di Napoli ripubblichiamo una traduzione su un tema che ci interessa molto e su cui stiamo lavorando anche con il gruppo traduzioni militanti nato da Femminismo a Sud.

Le traduzioni da parte del CAU di Napoli sono state realizzate in occasione dell’iniziativa del passato 8 marzo intitolata “8 marzo: Il protagonismo femminile nelle rivolte egiziane tra violenza sessuale e organizzazione della protesta“.

Quella che riproponiamo è una analisi teorica femminista ripresa dal sito Nazra for Feminist Studies.

Vi rimandiamo anche alla lettura degli altri due articoli tradotti:

Egitto: le lavoratrici prendono parola

Femminismo imperialista, Islamofobia e la Rivoluzione egiziana

Buona lettura!

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Violenza sessuale contro le donne e l’aumento degli stupri di gruppo a Piazza Tahrir e dintorni di Nazra for Feminist Studies – 4 Febbraio 2013
traduzione a cura del Collettivo Autorganizzato Universitario – Napoli

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Con questo articolo, Nazra for Feminist Studies propone un’analisi teorica femminista che prova a comprendere l’aumento della violenza sessuale contro le donne registrato negli ultimi mesi. Noi crediamo che sia importante sollevare questa discussione cosicché diversi attori politici, anche quelli ben intenzionati, non strumentalizzino le preoccupazioni delle donne. Speriamo anche di arricchire il dibattito attualmente in corso su questo delicato argomento facendo ricorso alla nostra esperienza sul campo nella lotta contro la violenza sulle donne. Guardiamo con favore questa discussione essendo state a lungo sostenitrici dell’importanza di un dibattito femminista sulla violenza sulle donne in generale. Il nostro approccio è sempre stato questo sia quando abbiamo sostenuto la lotta contro la violenza sulle donne, sia quando abbiamo appoggiato coloro che difendono i diritti umani delle donne in tutto l’Egitto e sia quando abbiamo cercato di collegare le questioni femministe con la politica promuovendo candidature femminili di diversi orientamenti politici ma che ponessero le questioni di genere al centro delle loro agende politiche. Leggi tutto “Violenza sessuale contro le donne e l’aumento degli stupri di gruppo a Piazza Tahrir e dintorni”

Piazza Tahrir: La violenza sessuale come arma

tahrir-placardPubblichiamo la traduzione di questo articolo pubblicato originariamente in arabo sul sito di NOW e tradotto in inglese dalla stessa piattaforma.

Grazie a Elena C. per la traduzione (e la pazienza) e a Martina per la revisione.

Buona lettura!

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CAIRO. “Eravamo un gruppo di 20 donne dirette a piazza Tahrir per prendere parte al secondo anniversario della rivoluzione del 25 gennaio. Mi tenevo per mano con Rawija, una signora di 67 anni. Quando siamo arrivate vicino alla piazza un gran numero di uomini ha iniziato a tentare di separaci l’una dall’altra. Più andavamo avanti più il cappio si stringeva. Hanno trascinato Rawija lontana da me e ho visto il panico sul suo volto. Ero sola, circondata da cinque uomini con  altri dieci intorno a loro, che mi palpeggiavano. Avevano dei coltelli e mi stavano molestando fingendo al contempo di volermi proteggere. Uno di loro mi toccava mentre diceva: ‘Non avere paura, ci siamo noi con te’. Hanno iniziato a spingermi verso una zona buia e mi è preso il panico. La stessa scena accadeva dappertutto intorno a me con gruppi di uomini, circondati da altri gruppi più numerosi, e le donne al centro che gridavano. Mi sono fatta trascinare dal flusso di persone e sono riuscita a raggiungere una zona illuminata. Ho visto un mio collega che cercava di raggiungermi e finalmente è riuscito a liberarmi da questo circolo di follia. E’ successo tutto nell’arco di qualche minuto ma altre donne hanno subito aggressioni simili per un’ora o più mentre i loro vestiti venivano strappati con i coltelli. Quello che ho passato io è nulla a confronto di quello che è accaduto quel giorno a innumerevoli donne.” Leggi tutto “Piazza Tahrir: La violenza sessuale come arma”

La strada è di chi ci lavora: Lettera all’EZLN da parte della Brigata di Strada “Elisa Martinez”

   trabajo sexual Riceviamo e volentieri condividiamo questo comunicato che arriva dal Messico tradotto da Nodo Solidale:

Lettera all’EZLN da parte della Brigata di Strada di appoggio alla donna “Elisa Martinez”

Il blog della Brigata Callejera (su noblogs!) in spagnolo http://brigadacallejera.noblogs.org

brigadalogoLa Brigada Callejera en Apoyo a la Mujer”Elisa Martinez” è un gruppo indipendente dal governo e dai partiti politici che promuove l’autorganizzazione politica, sociale e il supporto medico autogestito da parte delle lavoratrici e i lavoratori del sesso in Messico. È stata promotrice della formazione della Rete Messicana del lavoro sessuale che riunisce vari collettivi e organizzazioni di lavoratrici e lavoratori sessuali della Repubblica e che aderisce alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona dell’EZLN, convertendosi in parte attiva della Altra Campagna.

Il clima di violenza nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori del sesso si è inasprito gradualmente, i femminicidi non finiscono e la tendenza di intellettuali interni al regime, funzionari/e di governo e tecnocrati/e delle ONG è quella di qualificare tutte e ognuna di noi come vittime di tratta di persone o carnefici, per rendere più clandestino e più redditizio il business della prostituzione. Leggi tutto “La strada è di chi ci lavora: Lettera all’EZLN da parte della Brigata di Strada “Elisa Martinez””