Eva non verrà fuori dalla costola di Evo

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Pubblichiamo un articolo – proposto e tradotto da Panta Fika – scritto da Maria Galindo di Mujeres Creando.

Il tema trattato è quello dell’approvazione, in Bolivia, della recente legge contro il femminicidio – dal punto di vista di Mujeres Creando, collettivo anarcofemminista da anni impegnato a La Paz sul tema della violenza di genere.

Buona lettura!

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Mentre Evo Morales Ayma, 20 anni fa, stava abbandonando la sua compagna e le sue “wawas” (bambine), noi stavamo fondando Mujeres Creando, con lo scopo di lottare contro la violenza maschilista verso le donne.

Il discorso pronunciato dal Presidente in occasione della promulgazione della legge di fronte a circa 200 “llunkus” (sostenitrici) che lo adulavano, mi ha provocato indignazione e pietà, per il panorama di ipocrisia e falsità nel quale ci troviamo a vivere.

Donne di organizzazioni sociali come Las Bartolinas, e altre  – che non hanno mai contemplato nel loro orizzonte di lotta la violenza contro le donne, e la cui traiettoria è stata marcata dalla giustificazione del maschilismo – insieme a ONG che stavano lì per beneficiare economicamente di una legge malamente impostata, erano il pubblico perfetto perché Evo desse il via libera al suo maschilismo senza che ci fosse una sola voce degna in grado di mettere in discussione la posizione del Presidente.

Evo ha parlato a lungo di Chavez e… dopo, timidamente, non ha dovuto far altro che toccare un tema che lo pone direttamente in discussione – per il fatto di essere un personaggio maschilista, che ha fatto del suo maschilismo uno dei suoi capisaldi politici più importanti. Se Evo avesse realmente preso sul serio la promulgazione della legge, avrebbe almeno provato a fare autocritica, invece no, tutto il contrario: ha avuto il coraggio di mettere in discussione le donne che subiscono violenza per il fatto di essere, secondo lui, quasi complici della situazione che vivono.

Ha perciò raccontato la favola, sempliciotta e falsa, della donna che, percossa per strada, quando intervieni ti prende da parte dicendo che il violento ha il diritto di picchiarla. Basta mentire e disorientare! Quello che bisogna fare, senza dubbio, è dare aiuto a quella donna, intervenire, chiamarle un taxi, rimanere con lei. Se qualsiasi passante nel mercato Lanza avesse agito in questo modo venerdì scorso, la vita della giovane assassinata sarebbe stata salva, perché il suo omicida avrebbe dovuto desistere e andarsene.
Evo ha affermato che l’insegnamento che gli ha permesso di non essere un soggetto che picchia le donne è stato quello di capire che, poiché noi siamo costole, finiamo per essere parte di loro: e così picchiare una donna significa, per gli uomini, far del male a se stessi. Il Presidente è così profondamente maschilista che non ha nemmeno capito che è questo, oggi, uno dei fattori che maggiormente caratterizza la violenza contro le donne.

Uomini che vogliono che le compagne siano il loro adesivo; che non lavorino, che non studino, che non si lavino, che non si facciano belle, che non abbiano sogni propri, che non abbiano amici né amiche. Uomini che si sentono traditi e in diritto di ammazzare le loro compagne, perché queste non si comportano come costole, ma come esseri indipendenti.
Tutto l’auditorium ha applaudito le incongruenze maschiliste e le sciocchezze di Evo, perché lui è il Presidente e tutto ciò che esce dalla sua bocca è legittimo.

Il Presidente non è stato capace di menzionare neanche uno solo dei problemi di maschilismo che attraversano un uomo violento; la sua idea è che è la donna che subisce violenza che ha il problema, e non l’uomo che la esercita. E’ lei che deve risolvere il problema,  non lui.

Al Presidente bisogna dire che non esiste solo violenza fisica, ma anche simbolica e psicologica, e che lui è un soggetto che vittimizza (le donne) e un maschilista che esercita, dall’alto della sua carica di Presidente, quella stessa violenza ogni volta che denigra una donna; e lo fa con notevole frequenza.

E’ violenza maschilista presidenziale avere a disposizione sessuale giovani donne delle comunità dove inaugura opere.

E’ violenza maschilista del partito il fatto che Fidel Surco non abbia perso la sua poltrona, e che mai si sia realmente indagato sull’attentato che subì la sua compagna e il successivo abbandono da parte di Surco, che l’ha lasciata come un rifiuto.

E’ violenza maschilista del partito che si processi lo stupratore di Sucre per uso inappropriato dei beni dello Stato e non per stupro, pena che sicuramente sconterà in libertà.

La promulgazione di questa legge è stato un atto spaventosamente maschilista, anche perché siamo state violentemente cacciate da piazza Murillo, non potendo manifestare il nostro disaccordo.

Si tratta di una legge schermo, che serve a coprire il maschilismo strutturale dell’attuale sistema di Governo, dove l’abuso sessuale e l’umiliazione delle donne sono atti quotidiani che rimangono impuniti.