Eid-ul-Adha

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Domani, 15 ottobre 2013, sarà Eid-ul-Adha, ovvero la Festa del Sacrificio.

Nel corso di una delle più sentite celebrazioni musulmane – che rappresenta la commemorazione della disponibilità del profeta Abramo a sacrificare il proprio figlio a Dio – avverrà in tutto il mondo, Italia compresa, un cruento massacro di massa di animali (pienamente coscienti) per dissanguamento, tramite giugulazione.

Trovo assai difficile e pericoloso parlare di questo argomento, poiché si tratta di un tema capace di fomentare l’intolleranza e l’odio di molte persone, che piegano e strumentalizzano le tematiche antispeciste in chiave razzista. Da una breve ricerca in rete, ho scoperto dell’esistenza di diversi blog/siti di musulmani vegani per i diritti animali, sui quali l’argomento dei sacrifici rituali animali è assai dibattuto e in maniera decisamente critica.

Da un articolo intitolato Musulmani, per favore risparmiate gli animali in occasione di questo Eid, di Bina Ahmad e Farah Akbar:

“Il primo incontro di molti musulmani di tutto il mondo con gli animali avviene in occasione delle celebrazioni di una gioiosa festa religiosa – Eid-ul-Azha. In molti paesi musulmani, le famiglie acquistano una capra, mucca, o altro animale domestico dai mercati di animali, settimane prima della festa. In alcune culture, i membri della famiglia decorano con delicatezza l’animale con corone di fiori, perline variopinte e colori. Spesso i bambini si affezionano a queste creature, per via della naturale affinità che i bambini sentono per gli animali. Ciononostante, il giorno dell’ Eid-ul-Azha, giunge per i bambini la traumatica e straziante esperienza di assistere alla macellazione dell’animale a cui si sono affezionati, ucciso pienamente cosciente tramite l’utilizzo di un coltello affilato. E in molti casi, l’uccisione avviene proprio all’interno delle mura domestiche.”

Il sacrificio non è obbligatorio secondo il Corano, ma fa parte di quelle consuetudini che vengono male interpretate come legge. Il testo scritto recita:

“Le loro carni e il loro sangue non giungono ad Allah, vi giunge invece la vostra devozione”(Quran 2:196 ; 2:28 . 35-37)

Syed Rizvi, fisico e fondatore della associazione “Engineers and scientists for Animal Rights”, scrive in proposito:

“Ancora una volta, i musulmani di tutto il mondo hanno “sacrificato” milioni di animali (circa 100 milioni ogni anno, n.d.t.) nel corso di tre giorni durante il mese di Eid-ul-Adha, per onorare Dio.
Eppure sacrificarsi significa, in senso stretto, rinunciare a qualcosa di molto caro, e provare quindi una certa dose di sofferenza nel farlo. Abramo era pronto a sacrificare il figlio, che amava molto e a cui era molto legato.
Questo atto di Abramo rappresenta il vero spirito del sacrificio.

Se io oggi sacrificassi un vecchio divano per una causa più alta, sicuramente verrei deriso, perché un vecchio divano non significa nulla per me. Ma questo mio atto ipotetico non è molto diverso da quello di qualcuno che sgozza una capra per onorare Dio e lo chiama sacrificio, dal momento che la persona non prova alcun attaccamento all’animale se non per i pochi soldi che ha pagato e che sono in fretta dimenticati.
Mi domando se è questo quello che Dio immaginava quando ci ha chiesto di seguire le orme di Abramo e della sua devozione a Dio. Quello che avviene oggi per le strade di Karachi durante l’Eid-ul Adha è una presa in giro della devozione di Abramo per Dio. Va oltre alla mia comprensione come il nostro Dio, che dipingiamo come compassionevole e pietoso, provi piacere nel vedere un cammello indifeso, legato a terra per una delle zampe anteriori e con quelle posteriori legate assieme così strettamente da non poterle muovere, le mascelle legate così strette da non poter emettere alcun suono, e una persona dall’aspetto caritatevole infilare un coltello nella gola del cammello. Il cammello sanguina per decine di minuti, in un’agonia lunga e dolorosa fino alla morte.”
Qui, qui e qui alcuni esempi.

L’articolo prosegue sottolineando come l’argomento della necessità del sacrificio animale sia attualmente molto dibattuto dagli studiosi musulmani, e termina affermando lapidariamente che:
“Quello che succede per le strade di Karachi nei tre giorni della festa dimostra come il ‘sacrificio’ si sia trasformato in un’orgia di sangue che si sottrae a qualsiasi norma di decenza umana.”