Deconstructing Aldo Busi e l’egoismo dualista

puzzlecunt_2Se c’è una cosa inutile e dannosa, in tutti i discorsi che si possono fare riguardo i generi e i sessi, è il dividere il campo in due fazioni: si/no, di qua/di là, con me/contro di me, bene/male, giusto/sbagliato, e così via. Per quanto la propria esperienza sia significativa, i propri studi profondi e le proprie intuizioni geniali, tutto ciò non potrà mai essere il metro di giudizio valido universalmente. Mai, perché nessun dualismo proposto come obbligo potrà mai dare conto della diversità di tutt*, e quindi rispettarne l’intoccabile libertà di scelta.
A quanto pare decenni di vita e pratica letteraria non hanno scalfito l’inossidabile egoismo di Aldo Busi. Chissà, forse gli è necessario per edificare la sua opera. Contento lui. Chi lo legge straparlare di corpi altrui, forse è un po’ meno contento.

Il corpo non si (ri)tocca
Al diavolo la chirurgia…

Guai a chi dà retta ai luoghi comuni su generi, ruoli sociali e sessualità
E soprattutto a chi si fa schiavo della holding della medicina plastica
[solo io leggo, già nel titolo, la volontà di mettere insieme discorsi che andrebbero ben separati e circostanziati? Cominciamo bene…]

Sarà che per me ogni persona umana è preziosa e bella e brutta e maschio e femmina e bianca e nera e colta e incolta per quel che è per come e dove nasce e, soprattutto, per quel che sente [tenete bene a mente questo inizio: per lui ogni persona umana è preziosa soprattutto per quel che sente, lo abbrevio con OPUEPSPQUCS] che non capirò mai perché si debba mettere una maschera industrialseriale a una faccia originale [perché sono affari suoi? Così, la butto là. Intanto, segnatevi la prima coppia: originale vs industrailseriale].

Per esempio, menomare il corpo con i tatuaggi [MENOMARE? Un tatuaggio è una menomazione? Ma è chiaro che significa, in italiano, menomare?] se non sei un Maori o un ergastolano con molto tempo libero da occupare, il piercing se non sei un Pirata dei Mari del Sud o la scarificazione se non sei un indiano Cherokee, con due seni femminili e addirittura una vagina se sei nato maschio [SCUSA? Tatuarsi equivale, o comunque è paragonabile, a cambiare sesso?], con un trapianto di fallo se sei nata femmina; non capirò mai che cosa significhi «sentirsi donna in un corpo di uomo» e viceversa [e chissenefrega se non lo capisci, il mondo è pieno di cose che non capisci che hanno tutto il diritto di starci e di non subire la definizione di menomazioni da te], e sono sicuro che chi dice di sé una tale enormità sta non solo sentendo ma anche pensando all’ingrosso e che, anzi, sia sentito e pensato da un plagio sociale sull’essere donna e sull’essere uomo. Invece di dare ascolto a se stesso, questa crisalide in divenire farfalla… e subito dopo blatta… [blatta è sicuramente un complimento per Busi, perché per lui OPUEPSPQUCS, ricordate?] dà retta ai luoghi comuni sui generi e sui ruoli sociali e sulla sessualità fino a lasciarsene invischiare e a voler modificare il proprio corpo per adeguarvisi [e se anche fosse tutto ciò non sarebbe affatto una menomazione, a casa mia, al massimo grave stupidità], guida al transito verso la mendace metamorfosi e salatissima operazione che, come la chirurgia plastica, sono diventate una vera e propria holding [e perché le distorsioni del mercato definirebbero l’essenza dell’operazione? Se invece di una holding fosse un “artigiano” a fare l’operazione, cambierebbe qualcosa? Aggiungiamo la coppia holding vs “fatto in casa”] che pochi osano sfidare e deridere e la presente considerazione [oddìo, Aldo Busi ci legge] non è una trovata del momento sulla scia di un movimento di opinione atto a porre dei limiti all’intraprendenza umana in fatto di genetica, lo scrivo da trent’anni (l’albina e insospettabile Geneviève d’Orian di Seminario sulla gioventù per darsi un’aria più muliebre si sarà fatta al massimo una tisana al Dente di cane, mai e poi mai un estrogeno) [anche trent’anni fa ci sarebbe sembrata una scemenza transfobica eh, la sostanza non cambia].

Ti senti donna e hai un pene? Ma lasciati crescere i capelli e portali pure con l’onda alla Doris Day o rapati a metà cranio e vestiti da donna (?) se ti va o non ne puoi fare a meno, ma intanto lascia stare il pene dov’è e sappi che la donna piatta, praticamente piatta quanto un uomo e l’uomo che ti ritrovi a essere, piace quanto una donna, ma meglio se donna all’origine, che porta la sesta di reggipetto [“meglio”: l’insindacabile unità di misura di Busi è il suo, di pene. Almeno dicesse perché, mentre vi ricordo che per lui OPUEPSPQUCS]. Ti stufi di sentirti donna e poi di non poter praticare nemmeno la masturbazione femminile? O ti stufi piuttosto di essere fatta sentire nient’altro che una chimera che invecchia e perde i pezzi e ritrova i peli? [Non sono un esperto eh, ma chi vive la condizione di non trovarsi a suo agio nel corpo nel quale è nato mi pare che si possa definire un pochino più che stufo. Giusto un tantinello più.] Tagliati i capelli, ora all’annegata per appuntire l’ovale ormai con una pappagorgia di troppo, anche se resta ancora il miglior ritrovato per camuffare l’impiallabile pomo d’Adamo [ah ah ah, che spiritoso sui corpi e sulle sensazioni altrui – però ricordiamoci che per lui OPUEPSPQUCS], alle minigonne sostituisci i pantaloni e al tacco tredici dei mocassini con la para e non è successo niente di niente a parte il beneficio per il tuo portafoglio [e non è successo niente, perché Busi ha il monopolio di ciò che provano gli altri, e lui può permettersi batuttacce sui tacchi mentre taccia il pensiero altrui di essere sentito e pensato da un plagio sociale sull’essere donna e sull’essere uomo. Complimenti vivissimi].

Perché la grande menzogna che ho sentito dire da tutti gli uomini operati è proprio questa: «L’ho fatto per piacere a me stessa». No, a me non la raccontate: l’avete fatto per piacere agli uomini e ai loro cliché sessisti; l’avete fatto per ovviare alla vostra omosessualità come altri vi ovviano entrando in seminario o nell’esercito [non mi pare proprio la stessa cosa, eh – e poi che senso ha dire che cambiare il proprio corpo è un rimedio all’omosessualità? Insomma, OPUEPSPQUCS, ma gli uomini operati no, so’ bugiardi e ipocriti, al massimo dei poveri imbecilli]; l’avete fatto perché nessuno vi ha fatto ragionare con il dovuto affetto intellettuale [che cos’è l’affetto intellettuale, e perché varrebbe più del comune rispetto? Ah, sì, quella cosa che OPUEPSPQUCS tranne quei poveri deficienti di uomini operati] quando ne avevate bisogno; l’avete fatto nel tentativo disperato di sfuggire a una barbara società di arcaico pregiudizio e siete caduti dalla padella alla brace, anche se la società maschilista, donne in primis [in primis le donne, per Busi, sono maschiliste], apprezza ben di più chi ha fatto il sacrificio di impiantarsi una maschera compromissoria [compromissoria? Ah, dunque chi si tatua o si opera ai genitali – cose che sembrano qui sullo stesso piano – dopo ha risolto? Dopo è “tuttapposto”, finito lì?] anziché affrontare il mondo a muso duro con la faccia, il corpo, i sentimenti che ha [un po’ difficile da fare se quella faccia e quel corpo non li senti i tuoi, Busi, ma a te questo piccolo particolare non interessa, per te è importante solo accettare la propria omosessualità come hai fatto tu, e tutti gli altri sono poveretti o cretini o bambocci manovrati]; l’avete fatto, e quasi sempre da bravi ragazzi siete diventati delle bestiole né-me-né-te da marciapiede, nel grande macello della carne con spaccio annesso [questo modo di giudicare, invece, non è un cliché sessista, vero? Complimenti].

Siccome ultimamente, dopo avere condannato la pratica degli uteri in affitto di madri succedanee, danno dell’omofobo e addirittura del papista a me… a me!… [in effetti bastava “ignorante e presuntuoso”, non c’era bisogno di scomodare parole complicate per chi condanna senza sapere ma dicendo che OPUEPSPQUCS], non parrà vero a questi faciloni venire a sapere ora che condivido nel modo più assoluto la definizione del cardinal Ravasi di «burqa di carne» [condividere un’immagine così delicata e rispettosa – non è un cliché sessista, vero? – con un cardinale dev’essere una fonte di piacere infinita, eh Busi? Contento lei…] per tutte quelle facce di donna e ormai di uomo devastate dalla chirurgia plastica [di nuovo, complimenti per il paragone, degno dei faciloni che sembrano essere il suo pubblico, Busi]. La questione è più pratica che morale, e tanto che diventa economica nel senso del bel risparmio: lavorate sulla mente e lasciate in pace il corpo [certo, perché qui c’è il corpo e là la mente; bentornato Cartesio. Oh, ‘sta moda vintage recupera proprio tutto eh? Terzo dualismo, corpo vs mente]. Tanto, con una mente così sballata che tutto concerta per farla sballare ancora di più, il corpo non potrà che andare a carretta e vi punirà amaramente, anzi, spietatamente e, ahivoi, irreversibilmente [siamo al corpo che si ribella contro la mente. Detto dall’autore di Cazzi e canguri (pochissimi i canguri) l’anatema suona credibilissimo].

Il maschile e il femminile [quarto dualismo] non è un Giano bifronte dato una volta per sempre in una vita umana: cambiano i canoni esterni, anche del kitsch, figurarsi quello della bellezza, cambia l’età anagrafica e interiore, cambiano i desideri, le aspirazioni, le ambizioni, i fantasmi, la percezione di se stessi, le mode e la fonte stessa delle disillusioni, e cambia anche il dolore di aver fallito perché fallita era in origine la strada intrapresa per anestetizzarlo, ci si incaponisce invece di arrendersi in tempo e dargli ragione, e non si può prendere del cortisone contro un semplice mal di testa [il consiglio di Busi è: dare ragione al dolore di aver fallito. Poprio quello che ha fatto lui, notoriamente, tutta la sua opera è lì a dimostrarlo].

Siate e mantenetevi passeggeri, non impegnate il corpo al monte della pietà che susciterete [però che immagine, si vede che è uno scrittore], non datela vinta ai vostri persuasori interessati, subdoli, patenti o occulti che siano, e tenetevi pronti a scendere a ogni istante dal predellino [fate come Busi: imponete le proprie scelte agli altri accusandoli di non accettarsi e di essere menomati e manovrati, e fatelo dal pulpito di un giornale di destra. Vi guadagnerete tanti amici]. Certo deve essere quello di un treno, più locale è e più fermate fa meglio è, una volta in orbita nessuno vi tirerà più giù: dovreste solo buttarvi giù, e non ne vale né il pene né la tetta. Infine, se gli uomini che aspirano a diventare donna anatomicamente sapessero in anticipo quanto puzzano di fiori sfranti e acque stagnanti e di corsia di ospedale a causa di ormoni, iniezioni di porcherie varie, protesi, tralasciando il conformismo di massa cui si ispirano, se ne guarderebbero bene dall’adulterare il loro naturale, e al confronto tanto più femminilmente afrodisiaco, odore di caprone nato [ed ecco che, puntuale come nel più reazionario e conformista dei discorsi, spunta l’amico di tutti i sessismi: il naturale. Questo sì che spiega cos’hanno in comune Busi e un cardinale. Quarto dualismo: naturale vs artificiale].

Basterebbe far ricorso quando serve alla banalità più edificante per avere la morale della storia più indiscutibile e anche salubre: ma tieniti come sei [ah, il naturale, che bello il naturale], tanto non c’è niente da cambiare fuori se non cambi dentro [il naturale è dentro, l’artificiale è fuori, tu puoi ritoccare il fuori quanto vuoi, tanto non cambi dentro – ma quanto è gretto e violento il discorso dualista? Uomo o donna dentro e fuori, naturale e artificiale… un bel passo avanti per l’umanità, non c’è che dire. Intanto, il quinto e finale dualismo: dentro vs fuori], ti aggiri sempre dalle parti della stessa caverna, e la clava, prova una volta a dartela in testa, magari è la volta buona.

[A casa mia questa si chiama transfobia. Anche se per chi la pronuncia dice che per lui OPUEPSPQUCS. Ma tanto che ne so io, io sono un menomato che legge Oglaf.]