La strada è di chi ci lavora: Lettera all’EZLN da parte della Brigata di Strada “Elisa Martinez”

   trabajo sexual Riceviamo e volentieri condividiamo questo comunicato che arriva dal Messico tradotto da Nodo Solidale:

Lettera all’EZLN da parte della Brigata di Strada di appoggio alla donna “Elisa Martinez”

Il blog della Brigata Callejera (su noblogs!) in spagnolo http://brigadacallejera.noblogs.org

brigadalogoLa Brigada Callejera en Apoyo a la Mujer”Elisa Martinez” è un gruppo indipendente dal governo e dai partiti politici che promuove l’autorganizzazione politica, sociale e il supporto medico autogestito da parte delle lavoratrici e i lavoratori del sesso in Messico. È stata promotrice della formazione della Rete Messicana del lavoro sessuale che riunisce vari collettivi e organizzazioni di lavoratrici e lavoratori sessuali della Repubblica e che aderisce alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona dell’EZLN, convertendosi in parte attiva della Altra Campagna.

Il clima di violenza nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori del sesso si è inasprito gradualmente, i femminicidi non finiscono e la tendenza di intellettuali interni al regime, funzionari/e di governo e tecnocrati/e delle ONG è quella di qualificare tutte e ognuna di noi come vittime di tratta di persone o carnefici, per rendere più clandestino e più redditizio il business della prostituzione.

Alle basi di appoggio zapatiste
All’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale
Al Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno – Comandancia Generale dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale
Al Sub Comandante Insurgente (SCI) Marcos:

Ricevete il nostro saluto, pieno di allegria e di speranza, in questi momenti così difficili per noi che stiamo lavorando all’interno della Brigata di Strada di appoggio alla donna “Elisa Martinez” A. C. Il destino può raggiungerci on qualsiasi momento, così come a molte e molti compagne/i che come noi continuano a lottare per un mondo senza sfruttamento.

Exif_JPEG_422La situazione di violenza scatenata dal governo Calderón influenza anche le lavoratrici e i lavoratori del sesso, e naturalmente anche coloro che lottano al loro fianco come operatrici e operatori sanitari, educatrici ed educatori di strada, giornalisti/e comunitari/e dell’Agenzia di Notizie Noti-Calle, ed attiviste/i per i diritti umani della Rete Messicana del Lavoro Sessuale. Certamente non sono poche le lavoratrici sessuali che realizzano attività di promozione della salute, educazione di strada, giornalismo comunitario nel laboratorio “Aquiles Baeza”, coordinato dalla nostra compagna Gloria Muñoz Ramírez, direttrice della rivista di quartiere “Desinformémonos”.

Il clima di violenza nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori del sesso si è inasprito gradualmente, i femminicidi non finiscono e la tendenza di intellettuali interni al regime, funzionari/e di governo e tecnocrati/e delle ONG è quella di qualificare tutte e ognuna di noi come vittime di tratta di persone o carnefici: per rendere più clandestino il business della prostituzione, più redditizio, meno visibile in alcuni centri urbani del DF, e con un carico di abuso ulteriore verso coloro che esercitano lavoro sessuale. Allo stesso modo questa vittimizzazione di tutte le lavoratrici sessuali rappresenta un grande business nell’industria del riscatto delle suddette. (Si veda il link con la storia “Incitazione all’odio”, una cronaca di come la legislazione nazionale contro la tratta di persone, le politiche pubbliche di controllo della prostituzione ed i sicari del narcotraffico incitano all’odio femminicida nei confronti delle lavoratrici sessuali in Messico. Fa i nomi di alcune di loro, vittime della guerra contro il crimine organizzato; mostra in maniera chiara i costi che stanno pagando nel conflitto attuale, quando sono state ammazzate, sequestrate, quando fuggono in massa, quando subiscono stupri da parte di militari a minorenni prostitute, abusi di federali, come le cubane sequestrate a Cancun, e la rivittimizzazione nelle operazioni di polizia di riscatto delle vittime di tratta. Include diritti delle vittime di tratta di persone, classifica i femminicidi delle lavoratrici sessuali, analizza la relazione fra violenza misogina e HIV/Aids e presenta opzioni rispetto al che fare in questa guerra. http://es.calameo.com/books/000137394c1c106139c8c)

La moda in questo momento è proibire gli annunci sessuali delle lavoratrici del sesso sui giornali e sugli altri mezzi di comunicazione, così come criminalizzare il cliente di servizi sessuali, il quale è visto come responsabile di tratta di persone ai fini dello sfruttamento sessuale (tratta sessuale), e negare qualsiasi possibilità di riconoscimento di obblighi patronali e diritti sul lavoro a questo settore della classe lavoratrice.

Proibendo gli annunci sessuali si lasciano molte lavoratrici sessuali indipendenti in mano a funzionari prosseneta e di ONG relazionate con il crimine organizzato, come accade nel caso di “TV’s Mexico”, denunciata da varie lavoratrici sessuali transgender (“travestite”) della Rete Messicana del Lavoro Sessuale, in un gruppo specifico con funzionari dell’Organizzazione delle Nazioni Unite contro Droghe e Delitto (ONUDC, per la sigla in inglese). (Si veda il link).

Con la criminalizzazione del cliente sessuale si eleva al rango di legge l’estorsione di cui sono sempre stati oggetto da parte di tutti i corpi di polizia che siano esistiti nel paese, dalla temibile e oscura Direzione Federale di Sicurezza (DFS), che perseguitava militanti sociali, guerriglieri/e, prostitute e travestite (come vengono chiamate oggi le lavoratrici sessuali transessuali e transgender). E non è tutto: si trasforma la lavoratrice del sesso in complice della delinquenza, rinforzando un vecchio stereotipo nato dalla tradizione giudeo-cristiana delle nostre chiese e l’ipocrisia di coloro che ci hanno governato, e ripreso oggi da femministe che usurpano la rappresentazione di molte “donne del contesto della prostituzione”, come le definiscono eufemisticamente. Se si considera che il cliente sessuale è responsabile della tratta di persone si omette di segnalare che la richiesta di servizi sessuali è cresciuta esponenzialmente grazie a una pubblicità che prostituisce l’immagine delle donne, e che beneficia economicamente il capitale nel suo insieme, con il beneplacito dei funzionari del governo di turno. D’altra parte, coloro che richiedono prostituzione infantile e adolescente non sono gli stessi clienti che chiedono lavoro sessuale non forzato. Addirittura non meno del 15% delle lavoratrici sessuali che abbiamo conosciuto in 23 anni di esistenza come progetto comunitario si sono messe insieme o sposate con un cliente; almeno 35% delle lavoratrici sessuali sono state aiutate da alcuni dei propri clienti quando ne avevano bisogno. Nel nostro caso il 20% delle denunce per tratta di persone e sfruttamento sessuale infantile sono state iniziate da clienti, che si sono avvicinati alla Brigata di Strada. (Si veda il paragrafo sette del seguente link)

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Con la negazione dei diritti sul lavoro delle lavoratrici sessuali, poiché la legislazione anti-tratta considera i padroni dell’industria del sesso come trafficanti o responsabili di delitti relativi alla tratta di persone, si evadono “legalmente” al mese 722 milioni di pesos in rate non pagate al IMSS e al INFONAVIT (sistema di previdenza sociale destinato all’acquisto di case popolari, ndt), corrispondenti ad almeno 862,215 donne che esercitano tale professione. (L’1,5% della popolazione femminile messicana riportata dal censimento della popolazione del INEGI nell’anno 2010). (Si veda il link) Questo significa che anche le lavoratrici sessuali sono oggetto di tratta del lavoro, poiché non beneficiano delle garanzie (già povere) che il diritto sul lavoro garantisce al resto dei lavoratori, uomini e donne in Messico.

Da parte loro, autorità come quella del Governo del Distretto Federale (GDF) diretta oggi da Miguel Ángel Mancera, che si distinse come procuratore per violentare la dignità di questo settore urbano con una violenza di genere estrema il cui culmine fu l’omicidio di tre lavoratrici sessuali sulla strada pubblica, e di un’altra in carcere. A lui si deve anche lo smantellamento di una cooperativa, dopo l’operazione di polizia dell’Hotel Palacio del gennaio 2010. Il GDF si caratterizzò per arrestare le lavoratrici sessuali come presunte responsabili di un delitto che non hanno commesso; le obbliga a testimoniare contro le proprie colleghe senza leggere le loro dichiarazioni, e in seguito le presenta come vittime riscattate, che il giorno successivo tornano a lavorare sulle stesse strade dove sono state fermate. Tutto questo di fronte alla complicità del presidente della Commissione per i Diritti Umani del Distretto Federale (CDHDF), Luis González Placencia, secondo il quale “dietro ogni persona che si dedichi alla prostituzione c’è una vittima di tratta di persone”. Da lui vengono i “richiami alla messa” affinché continuino le operazioni contro la tratta, come quelle che hanno ripreso proprio in questi giorni, in centri notturni e altri “giri della criminalità” come gli hotel della delegazione Venustano Carranza, temporalmente chiusi. Il risultato finale è che oggi, per la prima volta a La Merced da oltre 30 anni, il proprietario di un hotel guadagna oltre il 40% in più della lavoratrice sessuale che entra a lavorare con un cliente (Si vedano i link http://www.eluniversaldf.mx/iztapalapa/nota25531.html e http://www.eluniversaldf.mx/venustianocarranz/nota52741.html).

A tale violenza misogina, prodotto del più abietto disprezzo verso le donne sfruttate che lavorano nella zona, alcune femministe riformiste del gabinetto o comunque vicine a lui e a funzionari/e del GDF nell’ambito del II Congresso Latinoamericano sulla tratta di persone (tenutosi a Puebla nel 2010) hanno definito “effetti collaterali” quelle situazioni che, secondo loro, possono correggersi con il tempo e con le azioni politiche future, dimenticando che il controllo del commercio sessuale si trova proprio nelle loro mani (Si veda il link).

Ricevere di nuovo la parola dell’EZLN è riconfortante in momenti in cui il paese sta crollando a pezzi e le conquiste del movimento ampio di lavoratrici sessuali nell’ambito della risposta nazionale all’Hiv/Aids retrocedono per lo meno di 25 anni, poiché addirittura i preservativi e altre attrezzature per la salute vengono utilizzati come elementi per provare la responsabilità penale nei diritti connessi alla tratta di persone. Sebbene non significhino costrizione per il giudice, questi permettono di integrare verifiche previe e di privare della libertà lavoratori innocenti, il cui delitto è non essere iscritti brigada callejera condonall’interno di un registro che gode di copertura sociale. A tutto questo si aggiunge l’effetto devastante sul diritto alla salute e all’incremento di Hiv/Aids ed altre infezioni a trasmissione sessuale (ITS) su questo settore sociale della classe lavoratrice.

Noi della Brigata di Strada di appoggio alla donna “Elisa Martínez” A. C. abbiamo nel cuore un posto speciale riservato all’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, alla sua comandancia e alle basi d’appoggio, dall’insurrezione del 1994. Per questo siamo disposte/i a continuare a camminare insieme all’EZLN, nei ruoli e condizioni che più ritengano opportune, e che decideremo insieme.

Precisiamo che non siamo “puri” e siamo molto distanti dall’essere le donne e gli uomini nuovi che i nostri popoli desiderano; abbiamo commesso molti errori; abbiamo ancora molti vizi politici e ci manca molto per conquistare l’autonomia, che voi avete conquistato nei 29 anni di lotta per un Messico dove entrino molti mondi. Tuttavia il nostro posizionamento politico di fronte ai partiti politici istituzionali, così come di fronte al capitale e allo stato messicano di vocazione prosseneta non è cambiata dal 1993; al contrario, si è rafforzata con l’esperienza ed il camminare domandando che abbiamo ripreso da voi. (Si veda il link)

Poco più di 25 anni fa alcuni funzionari del Consiglio Nazionale per la Prevenzione ed il Controllo dell’Hiv/Aids (CONASIDA), che oggi tornano trionfali al Centro Nazionale per la Prevenzione ed il Controllo dell’Hiv/Aids (CENSIDA) e integranti di ONG che lavorano sull’Aids, lesbiche, gay e femministe di Polanco (fighette, ndt) e dintorni, ci dicevano che nella Brigata di Strada di appoggio alla donna Elisa Martinez A. C. siamo anacroniste perchè parliamo di “tratta di bianche e sfruttamento della prostituzione altrui”, così come di induzione alla prostituzione come forma di discriminazione delle donne di ogni età reclutate per l’esercizio del lavoro sessuale e dell’estorsione di cui erano oggetto le lavoratrici sessuali, da parte di leader, delinquenti e autorità (oggi sembra che non ci sia differenza fra le tre). Ci dicevano che era più corretto parlare di diritti sul lavoro delle prostitute, e che casi come quello de “le poquianchis” (il caso di 3 sorelle che negli anni ’60 gestivano una rete di sfruttamento della prostituzione in Messico – ndt) non succedevano più nel paese, che la tendenza era che le lavoratrici sessuali erano padrone del proprio destino, avallando così lo sfruttamento patronale di cui erano oggetto.

Oggi queste stesse autorità ed ONG, oltre ad alcune leader pentite della zona che hanno scelto la “industria del riscatto” ci dicono che siamo anacroniste, che oggi bisogna riconoscere che tutte le donne del “contesto della prostituzione” sono vittime della tratta di persone e dello sfruttamento sessuale (non più tratta di bianche né sfruttamento della prostituzione altrui), che bisogna riscattare, persino dalle loro proprie decisioni… o carnefici, che devono pagare con il carcere la loro responsabilità penale, poiché inesorabilmente una vittima che non è riabilitata si trasformerà in carnefice. Ci dicono anche che la questione dei diritti umani delle prostitute suscita giudizi affrettati e si presta al pensiero che chi propone tale questione è complice della tratta di persone. La nostra esperienza ci dice che molte lavoratrici sessuali, che oggi sono sopravvissute alla tratta, solidarizzano con le proprie compagne di lotta contro ogni tipo di sfruttamento, nel lavoro sessuale come altrove. Avvallando in questa maniera la violenza simbolica e materiale nei confronti delle lavoratrici sessuali che hanno deciso di guadagnarsi da vivere in questo modo, di fronte alla mancanza di opportunità che il sistema economico – basato sullo sfruttamento della forza lavoro e sulla messa a profitto della natura, della salute, dell’immagine della donna, delle risorse naturali e sulla violenza, fra altre cose – nega loro, dai tempi dell’arrivo dell’invasore nei territori dei popoli originari.

Anche oggi, dopo il silenzio assordante dell’EZLN e della sua ripresa di parola come arma di lotta, un pugno di lavoratrici e lavoratori del sesso e di attivist* solidali dai margini oscuri dei quartieri di La Merced, Tlalpan e Buenavista, Distrito Federal; San Juan de Dios, Guadalajara, Jalisco; dal mercato Margarita Maza de Juárez de Jojutla, Morelos, stato del Messico e Guerrero, fra altri luoghi della repubblica messicana; lottiamo per la vita e per le istanze storiche dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, che abbiamo fatto nostre, come l’approvazione degli Accordi di San Andrés sui diritti e la cultura indigena e sul diritto a vivere in pace con dignità.

Per queste e per altre ragioni che condividiamo con l’EZLN e con le sue basi di appoggio, nel momento e nelle forme che voi desiderate, accettiamo di continuare a camminare al vostro fianco come abbiamo fatto finora, nei tempi e nei modi che decideremo, poiché la vostra parola, il vostro esempio degno e il vostro coraggio si trovano scritti nei nostri cuori con lettere di sangue, che nessuno mai potrà cancellare, così come nel nostro cammino: perchè lo zapatismo è di chi ci lavora.

Viva l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale

Viva il Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno – Comandancia dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale

Viva il comandante insurgente Marcos

Viva la comandante Ramona

Viva le basi di appoggio zapatiste

Viva le unità organizzative di lotta dell’Altra Campagna,

Viva il movimento anticapitalista internazionale,

Viva le persone di volontà che lottano per un mondo migliore.

Dai margini oscuri di La Merced

dove coesistono la schiavitù sessuale,
lo sfruttamento sessuale infantile,
la schiavitù sessuale di coloro che pagano il pizzo a matrone, polizia e altri criminali,
così come il lavoro sessuale esercitato in condizioni di ipersfruttamento economico (non sessuale), e il lavoro sessuale indipendente

Dal coordinamento generale de la Brigata di Strada di appoggio alla donna “Elisa Martínez”, A.C.:

Firmas:

Jaime Montejo, Elvira Madrid Romero y Rosa Icela Madrid Romero, Patricia Mérida Ortiz, David Avendaño Mendoza (Kryzna), en México, Distrito Federal, a 30 de enero de 2013.

PS. La strada è di chi ci lavora.