Perché il femminismo fa male agli uomini

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Pubblichiamo la traduzione di questo articolo, “How feminism hurts men”, di Micah J. Murray. La traduzione è di Luciana Franchini, che ringraziamo: la responsabilità di tutto è mia, ovviamente.

 

Ieri qualcuno su Facebook mi ha detto che il femminismo glorifica le donne a scapito degli uomini, che il suo obiettivo di validare le donne castra noi maschi.

Ha ragione.

L’ascesa del femminismo ci ha relegati a uno status di second’ordine. L’ineguaglianza e la discriminazione sono diventate parte della nostra vita quotidiana.

A causa del femminismo gli uomini non possono più camminare per strada senza la paura di essere fischiati, molestati, addirittura aggrediti sessualmente dalle donne. Se viene aggredito, l’uomo viene anche incolpato: per com’era vestito, “se l’è cercata”.

A causa del femminismo non ci sono più conferenze cristiane importanti su come comportarsi da uomini, e dove migliaia di uomini possano celebrare la propria virilità e Gesù (e magari farsi qualche risata con gli stereotipi sulle donne).

A causa del femminismo le convention religiose sono spesso dominate da donne. Gli uomini vengono incoraggiati a limitarsi a badare ai bambini o alla cucina. A volte agli uomini viene persino detto di stare zitti in chiesa.

A causa del femminismo le donne guadagnano più degli uomini a parità di lavoro.

A causa del femminismo è ormai difficile trovare un film con un eroe maschile. La maggior parte dei film da cassetta parla di una donna coraggiosa che salva il mondo e ottiene un uomo oggetto come trofeo per le sue vittorie.

A causa del femminismo gli sport femminili sono un business enormemente fruttifero in cui esse vengono idolatrate su scala mondiale. Gli uomini compaiono solo di sfuggita, di solito prima degli stacchi pubblicitari in cui vengono oggettificati per il loro corpo.

A causa del femminismo tutti i contraccettivi sono gratuiti per le donne senza che debbano aprire bocca, mentre gli uomini devono lottare affinché le loro compagnie assicurative paghino per le ricette del Viagra. E se gli uomini tentano di ribellarsi, i leader della destra “vicina ai valori familiari” li chiamano porci o puttani.

A causa del femminismo il corpo maschile è costantemente sotto esame. Se un uomo appare in topless in TV, scoppia un caso nazionale che finisce con multe enormi e boicottaggi. Le blogger scrivono regolarmente di come si debba essere più attenti alle nostre scelte nell’abbigliamento, poiché potrebbero indurre le donne a peccare. La satira afferma che i pantaloncini “non sono veri pantaloni” e che gli uomini dovrebbero coprirsi, perché “nessuno vuole vedere una cosa del genere”.

A causa del femminismo gli uomini non sono rappresentati alla Casa Bianca, e le donne hanno oltre l’80% dei seggi al Congresso. Quando un uomo si candida per una carica, il suo aspetto fisico e il suo abbigliamento sono oggetto di discussione quasi quanto le sue idee politiche.

A causa del femminismo gli uomini devono combattere per avere voce nella sfera pubblica. Nelle questioni di teologia, politica, scienza e filosofia la prospettiva femminile è spesso considerata quella di default, normale e oggettiva. Le prospettive maschili vengono scartate perché troppo soggettive o emotive. Se ci ribelliamo, spesso veniamo bollati come arrabbiati, ribelli, sovversivi o pericolosi.

Ma siate forti, fratelli.

Un giorno saremo tutti uguali.

Qualsiasi cosa facciate, non leggete Jesus Feminist. È pieno di idee che continueranno a opprimere e danneggiare gli uomini – idee come “anche le donne sono persone” e “la dignità e i diritti delle donne sono importanti quanto quelli degli uomini”.

 

 

Una risposta a “Perché il femminismo fa male agli uomini”

  1. Salve, questo sito mi è stato segnalato da un’amica; è molto bella questa satira; visto che sono impegnata nella Teologia (di stampo Femminista) voglio testimoniare che in campo teologico (siti, forum…) ancora, nel 2013, non all’epoca di san tommaso d’aquino, una donna subisce discriminazione, ingiurie, sfottò.
    Io li vivo quasi tutti i giorni, sono stata bannata proprio perchè pongo attenzione sui dogmi fallici che vogliono un Dio Padre un Dio Figlio incarnato in un corpo maschile, e un’ancella obbediente in adorazione di questa trinità androcentrica. Come faceva notare la satira, il potere religioso e tutto in mano agli uomini (papa, imam) e se nell’islamismo abbiamo una misoginia evidentissima (che si giustifica sugli hadith di maometto sulla deficienza della donna in termini di ragione e religione e sulla sura iv, che legittima la violenza domestica per far obbedire le mogli – che si devono sempre concedere, come dei “campi”; dice proprio così, il corano, la donna è un campo, l’uomo vada a suo piacere al suo campo…) anche nel cristianesimo c’è misoginia e fallocrazia: manca un Dio visto come Madre, e Maria (che non è Dea, e per di più, creatura totalmente passiva “in attesa dello sperma divino”) è un’ancella muta, obbediente, passiva di fronte a questo Dio concepito come Maschio. Quando parlo di teologia in certe sedi, quando faccio notare la misoginia secolare che è stata imposta con i dogmi cristiani, (nessun godimento clitorideo, odio per i gay, piacere come peccato, Trinità Androcentrica che fa sembrare che l’elemento femminile non sia presente in “Dio” ecc ecc) vengo ingiuriata e bannata. Se l’argomento vi interessa, vi inoltrerò qualche concetto al riguardo; per capire le radici del disprezzo della donna, che dobbiamo al cristianesimo e al suo dogma sul “vero uomo, vero dio”; ad ogni modo grazie per l’attenzione. Non si parla mai di sessimo teologico, eppure c’è, e continua ad esistere da secoli. La vera liberazione della donna, passa del “castrare il dio padre” ovvero tutta la teologia che pone caratteristiche falliche al divino e che legittimano la violenza (anche psicologica) contro le donne, che devono seguire l’esempio di maria, l’obbediente ancella di Dio Padre.

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