Di quello che sta combinando ProVita, sedicente iniziativa che “vuole promuovere i valori della Vita, dal concepimento fino alla morte naturale, e della Famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna” (il link ve lo trovate, hanno fin troppa pubblicità) hanno scritto benissimo su Narrazioni Differenti. Per quanto riguarda la propaganda dell’invenzione chiamata “teoria del gender”, ho scritto già a lungo qui.
Dunque, che altro dire di fronte a questo incredibile spot, nato per combattere qualche cosa che non esiste? Ci vengono in aiuto gli stessi di ProVita, che del loro video scrivono quanto segue. Divertiamoci con loro e con altri. Vi chiedo la pazienza di cliccare su ogni link proposto, ricordandovi che sono solo alcuni degli esempi che è possibile scegliere in rete.
Il video di ProVita sul gender impazza sul web
Il breve e incisivo spot, creato da ProVita per sensibilizzare sul problema del gender nelle scuole e diffondere la petizione sull’educazione sessuale e affettiva, diventa virale e in poco più di 24 ore raggiunge le 300 mila visualizzazioni e oltre 2000 condivisioni. [Si comincia con un po’ di empowerment. I numeri dicono una cosa chiara: noi ce l’abbiamo grosso. La retorica è quella.]
Naturalmente ciò non poteva che far infuriare il mondo LGBT che ha scatenato un attacco su vasta scala, dimostrando così che alla teoria gender ci tiene per davvero. [Il mondo LGBT, notoriamente compatto e con una struttura decisionale solida e unita, dimostra che la teoria del gender esiste perché reagisce a una mera invenzione calunniatoria. A ProVita piacerebbe molto che non si rispondesse niente, lasciando il campo libero a loro; invece esistono questi brutti ceffi organizzatissimi che rispondono pure.] Il video, anche grazie ai duri attacchi di cui è stato oggetto, ha avuto una risonanza enorme e ha ottenuto il suo scopo: far parlare del problema del gender nelle scuole, aprire gli occhi ad alcuni, stimolare il dibattito. [Nelle scuole non si parla del problema del gender, perché il problema del gender non esiste. Si parla da parecchio di educazione sessuale; adesso che la si sta unendo intersezionalmente alla lotta all’omofobia e al bullismo, allora SOLO ADESSO ProVita e simili passano – loro – all’offensiva. Hanno capito che sotto silenzio non si può più far passare niente, quindi provano a fare la parte delle vittime. Adinolfi, Miriano e sentinelle fanno lo stesso.] Non possiamo che ringraziare i nostri “oppositori” per tutta la visibilità e l’attenzione che ci stanno dando. [Vero: ci contavano, ed è arrivata. Solo, non la chiamerei attenzione, userei una parola più marrone.] Gayburg parla di “spot omofobo” e di “istigazione all’odio” omofobico: l’accusa è un po’ ridicola ma non ci sorprende per nulla visto che, come abbiamo recentemente spiegato, quasi tutto può essere considerato “omofobia”. [Tattica numero uno: chi ci dà contro esagera, non è possibile che tutto quello che diciamo sia omofobia. Qualcosa, anche per sbaglio, sarà giusto, no? Proprio il tipico atteggiamento di chi sa di avere ragione… il loro sito si trova facilmente, andate e vedete.] Gay.it ci accusa di “terrorizzare i genitori” [Vero: andate a rileggervi il famigerato decalogo. Articolo sei: “Date l’allarme!”], di scagliarci contro l’”inesistente teoria del gender” (ma allora, se ci battiamo contro qualcosa che non esiste, perché alcuni gruppi si sentono così chiamati in causa e offesi?) [Capito la finezza? Se la comunità LGBT reagisce alle calunnie, per esempio “insegnate ai bambini a essere gay”, allora la “teoria del gender” esiste. Se io dico che sei un ladro e un truffatore e tu reagisci, allora è vero. Complimenti per il vostro concetto di “accusa fondata”.], di promuovere una “campagna di disinformazione” [come vuoi chiamare uno spot nel quale sono messe in bocca a serie organizzazioni educative frasi che non ha mai detto nessuno? Infatti, per farle dire, ProVita ha dovuto usarle lei. Volantini, pubblicazioni, registrazioni fatte con quelle parole da parte di questi “educatori al gender” non ne esistono. Ovviamente.], ecc.
L‘Espresso parla di “lavaggio del cervello” e fa un po’ di confusione riferendo tutte le immagini forti del video ai “gay” (la normalizzazione della transessualità e di identità di genere “indefinite” è cosa ben diversa). [Altro vecchio trucco retorico: prima generalizzo io, e quando mi si risponde con analoghe generalizzazioni allora entro nello specifico e dò dell’ignorante a chi mi contesta.] Altri gruppi LGBT hanno pensato di chiedere a Facebook di togliere il video per “oscenità/nudità”, in riferimento ad una immagine in cui, per una frazione di secondo, si vede un uomo, di schiena, “nudo”. [Com’è noto a chi usa Facebook, tutto ciò è indimostrabile oggettivamente proprio per la politica di FB.] Per fortuna, Facebook non ha ritenuto valide le segnalazioni e il video rimane. Ma il fatto è quantomeno paradossale: l’immagine infatti, a parere nostro, mostra effettivamente una cosa oscena. [Fate pace col cervello, e non scaricate agli altri le vostre evidenti contraddizioni.] Peccato che la maggior parte delle immagini (tra cui quella dell’uomo “nudo”) siano state prese da un “gay pride” piuttosto importante. [Le immagini di un gay pride prese a esempio di quello che si direbbe a scuola. Se non è la costruzione di una calunnia questa, cosa lo è?] Questo per soddisfare la curiosità di chi accenna ad immagini prese “chissà dove”. Insomma gli LGBT permettono le “oscenità” nelle loro parate, [non le permettono affatto: sono libertà, è ben diverso] ma poi si lamentano accusando di “oscenità” chi osa mostrare cosa succede durante i gay pride. [Sì, se lo si mostra per definire ciò che verrebbe detto nelle scuole. Si chiama, appunto, calunnia.] Quanto all’immagine di “bambini che inseriscono profilattici su paletti di legno”, anche questa non ce la siamo inventati: si tratta di una lezione di educazione sessuale in un “civilissimo” paese europeo. [Mai svolta da nessuno, in Italia, né presente nei programmi di nessuna associazione che lavora con i bambini. Quindi? Questo non è terrorizzare le famiglie?]
La rabbia arcobaleno [vi dirò, questa espressione non mi dispiace, mi fa pensare a Rainbow Dash] è però andata oltre, non accontentandosi di esprimere accuse infondate: [ovviamente, quelle infondate sono quelle dell’avversario] il nostro sito è stato oggetto di continui e ripetuti attacchi di hacker (non è la prima volta) che hanno cercato di mettere in ginocchio i nostri sistemi informatici. [I famosi hacker LGBT, che invece del mouse usano joystick fallici e hanno le tastiere in pelle nera.] Questo non può che stimolarci a andare avanti, per la Vita, per la famiglia e per i bambini! Intanto le visualizzazioni continuano ad aumentare rapidamente, essendo ormai più di 350 mila le persone raggiunte, [cinquantamila si sono aggiunti mentre avete letto: che siano tutti hacker?] così come crescono velocemente le sottoscrizioni alla nostra petizione contro la teoria gender nelle scuole. Un successo insomma, grazie anche ai nostri amici LGBT.
Ecco, così “se la cantano e se la suonano”. Ed evidentemente fanno bene, se poi certa gente riempie i cinema di folle acclamanti, mentre chi lavora seriamente come Scosse no. Ma l’ideologia al potere sarebbe quella LGBT. Ricordiamoci che stiamo parlando di persone così abituate a inventare cose che non si accorgono di chi gli propina statistiche fantasiose per prenderli in giro, e ad esempio ritwitta tutto senza controllarne la coerenza (qui sotto una bufala suggerita da due mie amiche su twitter e che loro si sono bevuta senza battere ciglio):
E’ gente che pur di mettersi in una posizione politica inattaccabile, è pronta a sostenere – approfittando di un generale clima di “contestazione” – che è lo stato a voler propagandare la teoria che loro stessi si sono inventati, perciò ad esempio invitano insegnanti a un convegno di chiaro stampo omofobo. Omofobia che viene fomentata anche spiegando il “corretto” uso del lessico e imponendo la lettura di alcuni messaggi e discorsi in chiave omofoba, come se il variegato e spesso inconciliabile mondo non eterosessuale avesse ordito un complotto linguistico organizzato su tutti i media mondiali.
E tutto questo concerto di fuffa sarebbe ciò che è “naturale”.
E lasciare chiunque libero di decidere del suo corpo, invece, no.