Dal sito del Collettivo Autorganizzato Universitario di Napoli ripubblichiamo una traduzione su un tema che ci interessa molto e su cui stiamo lavorando anche con il gruppo traduzioni militanti nato da Femminismo a Sud.
Le traduzioni da parte del CAU di Napoli sono state realizzate in occasione dell’iniziativa del passato 8 marzo intitolata “8 marzo: Il protagonismo femminile nelle rivolte egiziane tra violenza sessuale e organizzazione della protesta“.
Quella che riproponiamo è una analisi teorica femminista ripresa dal sito Nazra for Feminist Studies.
Vi rimandiamo anche alla lettura degli altri due articoli tradotti:
Egitto: le lavoratrici prendono parola
Femminismo imperialista, Islamofobia e la Rivoluzione egiziana
Buona lettura!
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Violenza sessuale contro le donne e l’aumento degli stupri di gruppo a Piazza Tahrir e dintorni di Nazra for Feminist Studies – 4 Febbraio 2013
traduzione a cura del Collettivo Autorganizzato Universitario – Napoli
Con questo articolo, Nazra for Feminist Studies propone un’analisi teorica femminista che prova a comprendere l’aumento della violenza sessuale contro le donne registrato negli ultimi mesi. Noi crediamo che sia importante sollevare questa discussione cosicché diversi attori politici, anche quelli ben intenzionati, non strumentalizzino le preoccupazioni delle donne. Speriamo anche di arricchire il dibattito attualmente in corso su questo delicato argomento facendo ricorso alla nostra esperienza sul campo nella lotta contro la violenza sulle donne. Guardiamo con favore questa discussione essendo state a lungo sostenitrici dell’importanza di un dibattito femminista sulla violenza sulle donne in generale. Il nostro approccio è sempre stato questo sia quando abbiamo sostenuto la lotta contro la violenza sulle donne, sia quando abbiamo appoggiato coloro che difendono i diritti umani delle donne in tutto l’Egitto e sia quando abbiamo cercato di collegare le questioni femministe con la politica promuovendo candidature femminili di diversi orientamenti politici ma che ponessero le questioni di genere al centro delle loro agende politiche.
Di positivo c’è che sta emergendo e sta prendendo forma giorno dopo giorno una nuova coscienza femminista che è parte integrante del fermento politico che si vive attualmente in Egitto. La migliore dimostrazione a questa affermazione è la reazione feroce alle conquiste politiche e sociali ottenute dalle donne egiziane. Tuttavia stiamo assistendo anche ad un attacco generale alle donne che si manifesta in modo evidente nella violenza contro di loro, soprattutto con la violenza sessuale.
Introduzione
L’esperienza dolorosa degli ultimi mesi ha messo in luce alcuni elementi nuovi che vorremmo sottolineare all’interno di una discussione più ampia su questi crimini orrendi e su cosa essi significano per noi donne in difesa dei diritti umani che facciamo anche parte di diversi movimenti rivoluzionari che si definiscono solidali con le questioni femminili. Nazra ha scelto di presentare queste opinioni e di offrire delle raccomandazioni preliminari all’interno di un programma che si basa sulla sua esperienza sul campo e sui gruppi di lavoro. Quest’articolo adotta una prospettiva femminista secondo la quale i problemi delle donne rientrano innanzitutto in questioni politiche di più ampia portata che chiamano in causa non solo le istituzioni politiche, gli agenti e le funzioni, ma l’intera struttura sociale all’interno della quale operano gli attori politici le cui azioni ne determinano i confini.
Questa prospettiva si basa sulla divisione dei ruoli sociali secondo la classe e il genere. Gli attori politici, sia uomini che donne, non operano nel nulla ma all’interno di una realtà classista e patriarcale che limita e determina le loro azioni politiche e crea opportunità e rischi per tutti gli attori non solo per le donne. Sin dalla rivoluzione, le donne hanno lavorato instancabilmente per infrangere diverse barriere che ne limitavano la partecipazione alla sfera pubblica. Hanno dimostrato alti livelli di partecipazione in tutti i forum politici che sono nati dopo la rivolta, ma hanno anche pagato un caro prezzo per la loro partecipazione, specialmente in termini di libertà di movimento, di salvezza e di integrità dei loro corpi. Questi atti eroici hanno conferito alle voci femminili una dimensione nuova e più forte rendendo la nostra causa visibile e concreta e la nostra organizzazione necessaria. Noi rifiutiamo le affermazioni secondo cui le questioni di genere siano sono una preoccupazione di un segmento agiato delle donne della classe media.
Noi rifiutiamo anche la retorica secondo cui i diritti delle donne siano il monopolio di uno specifico gruppo di donne, o di quelle che lavorano in strutture istituzionali (per esempio Il Consiglio Nazionale per le Donne) o dei gruppi di diritti che agiscono solo in alcune ambiti. Noi respingiamo anche chi sostiene che le questioni femminili si possano ridurre solo alla presenza delle donne nei partiti o nella vita politica.
Questi sviluppi richiedono una discussione franca fra noi tutti che non può limitarsi solo a come l’assenza di sicurezza abbia influenzato le possibilità degli uomini e delle donne di agire nella sfera pubblica e come certi attori si siano sforzati nel terrorizzare le donne psicologicamente e fisicamente.
Cosa è successo?
Negli ultimi mesi, Piazza Tahrir e le aeree adiacenti sono state teatro di terrificanti stupri dalla violenza e brutalità senza precedenti. Questi crimini sono diventati sempre più violenti durante le proteste di fine Novembre del 2012. Sono stati confermati e documentati diversi stupri in piazza e nelle strade limitrofe nel periodo di Novembre che va dal 21 al 25 che però hanno suscitato condanne molto blande e l’indifferenza della maggior parte dei partiti ufficiali e non. In questo clima generale di negazione e di complicità, i crimini sono andati aumentando durante le proteste che celebravano il secondo anniversario della rivoluzione, il 25 Gennaio 2013.
Sono stati documentati diversi episodi di brutali stupri di gruppo avvenuti secondo una stessa tipologia e modalità, indifferentemente dalle affiliazioni politiche delle donne. Molte fra le aggredite erano manifestanti, volontarie di squadre contro le molestie sessuali, o semplicemente donne che si trovavano a passare di lì. Sono stati confermati più di 19 casi di stupro e di aggressione sessuale. Un’analisi preliminare di questi orribili crimini e dei metodi utilizzati mostra una ricorrente tipologia di aggressione e suggerisce che individui e gruppi non identificati, autori di tali crimini, si siano avvicinati alle manifestazioni e agli eventi politici con lo scopo di aggredire le donne.
Le aggressioni sono diventate più frequenti e si sono diffuse in più aree. Nelle notti del 17 e del 28 Gennaio 2013, qualcuno ha provato a rapire delle donne alle uscite del Ponte d’Ottobre nel cuore del Cairo, mentre il centro in cui si stava svolgendo un incontro delle attiviste contro le violenze sessuali è stato assaltato dopo che una delle partecipanti era stata molestata.
Una prospettiva femminista su questi crimini e su come affrontarli
Come attiviste femministe, ci approcciamo alla nostra causa per come è nella realtà: una questione pubblica che riguarda tutte le donne egiziane sia per il loro movimento quotidiano e la libertà del corpo, sia per la possibilità che esse abbiano di beneficiare delle loro competenze e qualità in quanto cittadine libere in una società patriarcale che ne limita i loro ruoli e la partecipazione.
Noi vediamo la violenza sessuale come un crimine che colpisce le donne in quanto donne e che non può essere disgiunto dalla visione complessiva di inferiorità che la società ha delle donne e dei loro corpi rispetto agli uomini. Noi, inoltre, vediamo la violenza sessuale innanzitutto come crimine violento diretto contro le donne in quanto donne. Per noi la questione va al di là del caso isolato (stupro) e del luogo (Piazza Tahrir e le manifestazioni) perché la violenza sessuale è un crimine che donne di tutti i ceti sociali affrontano ogni giorno, sia nelle strade che a lavoro o svolgendo qualunque funzione pubblica.
Noi crediamo che questo clima sociale, sempre più simile ad una guerra quotidiana contro le donne, abbia favorito questi crimini e ne abbia portato alla loro attuale e brutale manifestazione. La molestia sessuale è una costante nella vita di ogni donna egiziana a prescindere dalla sua classe o dal suo ceto sociale. Nello stesso tempo, però, noi non possiamo separare questi atti riprovevoli dal clima generale in cui le donne sono tenute a combattere ogni giorno semplicemente per il loro diritto ad essere presenti sulle strade senza subire minacce, molestie o danni fisici e morali.
Le donne hanno preso parte alla rivoluzione e sono state attive pubblicamente nei decenni precedenti, ma il prezzo pagato per la loro partecipazione sono stati i ripetuti tentativi di esclusione dallo spazio pubblico operati dai movimenti politici reazionari o dalle forze sociali. Il recente aumento dei crimini in termini di frequenza e ferocia conferma il nostro punto di vista e potrebbe aumentare qualora il silenzio e l’indifferenza dovessero continuare.
Se riconosciamo la natura politica dei crimini nell’area di P.Tahrir, non possiamo separarla dalle molestie che le donne affrontano normalmente in Egitto nella sfera pubblica. Gli episodi più recenti esprimono solo in modo ripugnante cosa può accadere qualora le problematiche delle donne vengano ignorate e non siano inserite all’interno di un dibattito pubblico più ampio. Secondo noi questi ultimi avvenimenti rappresentano una brutale escalation di una diffusa patologia: la violenza sessuale. La connivenza della società nelle molestie sessuali e nella violenza ha facilitato la radicalizzazione di questi crimini al punto che ora è difficile agire direttamente. La sottovalutazione delle molestie e delle aggressioni sessuali ha incoraggiato l’emergere del brutale stupro di massa negli eventi politici. Questo sequenza dei fatti deve essere riconosciuta da tutti e affrontata con la massima serietà. Sebbene sappiamo che la questione delle molestie e dei crimini sessuali siano complessi e richiedano interventi e soluzioni a lunga durata (come il cambiamento della cultura sociale patriarcale) riteniamo anche, però, che la consapevolezza ed il riconoscimento dell’aumento della loro frequenza – dentro e fuori la piazza, nelle manifestazioni e nelle strade egiziane – debbano essere tema di discussione di ogni forza o gruppo che prova a confrontarsi con questo fenomeno. Nessuna discussione che si propone di intervenire efficacemente può essere sincera se il problema della violenza sessuale non viene inserito nella sua struttura sociale complessiva.
Con questa prospettiva vorremmo discutere le reazioni di tutte le forze politiche e rivoluzionarie che si sono impegnate in questo campo negli ultimi due anni. Le aggressioni contro le donne sono aumentate gradualmente tra il silenzio e l’indifferenza dei vari movimenti, delle forze e di coloro che promuovevano presidi e manifestazioni. Le prime molestie sessuali si sono fatte con il tempo sempre più organizzate ed hanno assunto un carattere collettivo. Sono state registrate da quando Mubarak è stato cacciato nel Febbraio 2011 e sono arrivate ora ad essere uno sfortunato ma prevedibile elemento durante gli avvenimenti o le attività politiche. Il fatto che questi episodi abbiano suscitato solo flebili proteste o condanne di circostanza e né siano stati riconosciuti ufficialmente come fenomeno da parte delle associazioni civili, delle forze e dai gruppi, ha frustrato qualunque tentativo di affrontare seriamente il problema.
Con l’aumento delle violenze sulle donne nel Febbraio 2011, alcuni movimenti e gruppi, nati con il proposito di affrontare il fenomeno, hanno provato a sottolineare la gravità di quello che stava accadendo e la sua crescita in termini di ferocia e frequenza. Questi gruppi hanno organizzato interventi per aiutare le vittime offrendo loro sostegno materiale, medico e psicologico. Tuttavia questi sforzi seri si sono scontrati con l’indifferenza e con un interesse momentaneo ricevendo perfino velati avvertimenti a non parlarne molto nel timore che alcuni avrebbero potuto interpretarli come un invito rivolto alle donne a non andare alle manifestazioni o agli avvenimenti politici.
In base al nostro punto di vista femminista, vogliamo sottolineare che non permetteremo mai la strumentalizzazione dei nostri sforzi per sollevare questa problematica da parte dei partiti che mirano a marginalizzare le donne, il loro ruolo, o il loro diritto a prendere parte agli eventi pubblici. Nello stesso tempo rifiutiamo qualunque discorso di protezione che tenta di escludere le donne. Noi ribadiamo che sia le donne che gli uomini devono assumersi la responsabilità per le atrocità commesse le quali avranno conseguenze per tutti e per il futuro della vita politica in Egitto.
Noi crediamo che due discorsi comuni costituiscano esattamente le due facce della stessa medaglia: quello di protezione che incoraggia la paura fra le donne rendendole così indirettamente responsabili per quello che le succede, e il secondo che ignora quanto accade nella realtà e si limita a lodare il coraggio delle donne che si oppongono alla violenza sessuale ma che non propone alcuna soluzione collettiva che responsabilizzi ciascuno per quello che succede. Anche se risolute, le donne egiziane non sopporteranno il fardello da sole e non si ritireranno dal campo politico per placare il desiderio di chi vuole ignorare l’intero problema. Non smetteranno di parlare delle loro agonie, del disagio e del dolore di essere viste come corpi pronti ad essere afferrati nella sfera pubblica o della sofferenza che provano per i crimini subiti.
Chi è responsabile?
Dobbiamo discutere ora della responsabilità: chi è responsabile e cosa si può fare? Considerata la frequenza e la brutalità degli episodi più recenti, nessuna femminista o gruppo politico può affrontare il problema da solo. La gravità di questa questione richiede un dibattito politico collettivo serio su come affrontare il fenomeno. Questa discussione non deve incolpare, come solitamente si fa, solo certi partiti perché tutti, uomini e donne dei partiti politici e dei movimenti rivoluzionari devono sforzarsi di capire cosa sta accadendo e, successivamente, affrontare la realtà da tutte le sue diverse angolazioni. Noi ribadiamo che tutti i gruppi politici ed i partiti hanno una responsabilità a partecipare attivamente, a sollevare queste discussioni e a prendere le necessarie misure per fronteggiare questo fenomeno allarmante e cosa c’è dietro.
Per noi la responsabilità politica prevede un sostegno a quei gruppi che, nonostante le scarse risorse e i loro numeri esigui, lavorano coraggiosamente per affrontare questi episodi. Questo sostegno, anche se importante, deve essere accompagnato da ingenti sforzi da parte delle forze politiche interessate alla libertà e all’uguaglianza affinché queste adottino un’ottica femminista nel discutere le soluzioni ai crimini di violenza sessuale. Noi giudichiamo la responsabilità secondo una prospettiva femminista la quale consta di due parti indivisibili: responsabilità precedente all’episodio e responsabilità successiva.
La prima responsabilità contribuisce allo sviluppo di un discorso proposto da tutti i partiti socialmente e politicamente interessati alla partecipazione politica delle donne e a cosa esse subiscono in conseguenza di questa loro partecipazione e va al di là della dicotomia tra il proteggere le donne o accusarle per la loro difficile situazione. Ciò può avvenire solo sviluppando un discorso di responsabilità collettiva che riconosca le dimensioni sociali e di genere della violenza sessuale come strumento di intimidazione politica. Finora il discorso di tutte le forze rivoluzionarie e politiche non si è occupato delle questioni delle donne ed evita tuttora di affrontarle in tutta la loro complessità, nonostante il compito principale di ogni movimento politico o rivoluzionario sia quello di occuparsi dei problemi relativi alla libertà e all’uguaglianza. Parte della “responsabilità precedente” consiste nell’operare affinché le manifestazioni, le marce e gli eventi politici siano immuni dalla violenza sessuale. Questo deve essere un elemento presente nell’agenda politica di ogni forza politica e costituirne una parte fondamentale quando si organizzano manifestazioni o eventi politici.
La responsabilità successiva riconosce questi crimini orribili, fa pressione per aprire delle inchieste cosicché gli autori dei reati possano essere identificati e accusati e si assume la responsabilità politica per la sicurezza delle manifestazioni promosse dai movimenti rivoluzionari. Inoltre la responsabilità successiva affronta anche il problema dei media ufficiali e il modo vergognoso di come questi trattano i crimini: o non ne parlano proprio o lo fanno in un modo sensazionalistico che non rispetta la privacy degli aggrediti. I partiti politici e i movimenti condividono con noi l’onere di opporsi a queste pratiche mediatiche dilettantistiche che spesso causano altre violazioni. Questo vale non solo per le donne attaccate, ma anche per quei gruppi che cercano di aiutarle nonostante le difficili condizioni, le scarse risorse e la mancanza di sostegno da parte dei partiti egiziani e dei movimenti.
Infine non possiamo dimenticare la responsabilità dello stato e delle istituzioni nel fronteggiare la crescente violenza sessuale e nel non aver garantito sicurezza e libertà di movimento alle cittadine. Sebbene lo stato abbia preso di mira le attiviste e coloro che difendono i diritti umani sia prima che dopo la rivoluzione e non si sia mosso per processare i colpevoli, esso ha ancora la responsabilità di indagare i crimini, di identificarne gli autori e di accusarli. Lo stupro e l’abuso di una donna è una inevitabile conseguenza del peggioramento del livello di sicurezza e dell’apparato che dovrebbe esserne garante. E a pagarne il prezzo sociale più elevato sono le donne.
Cosa noi sosteniamo
Gli eventi degli ultimi mesi obbligano tutti a riflettere e a discutere su questi argomenti prima che le cose possano peggiorare sempre di più. Noi sosteniamo una discussione onesta e aperta secondo una prospettiva di genere per ciò che concerne la partecipazione delle donne alla vita pubblica. Questo deve essere un punto all’ordine del giorno di tutte le forze politiche. La questione deve essere affrontata tenendo in considerazione la responsabilità fondamentale che hanno le forze politiche che non possono promuovere un discorso per il quale spetta alle donne confrontarsi con questi crimini caricandole così della responsabilità di superare da sole le varie forme di violenza sessuale. Le forze politiche devono agire per creare un clima adeguato dove le donne possano partecipare alla vita politica. Nazra ritiene che sollevare una discussione sulla violenza sessuale dovrebbe non solo riconoscere la sua particolarità e brutalità, ma anche essere incluso nel quadro più ampio della partecipazione politica delle donne. Non è né politicamente né eticamente giusto valutare la partecipazione delle donne in base al lavoro politico, di partito, come candidate nelle liste di partito o come bacino elettorale, senza affrontare in ottica femminista la violenza contro di loro.
Noi sottolineiamo la necessità di condurre un serio e sincero dibattito su cosa le donne subiscono nell’ambito pubblico e su cosa può essere fatto per evitare questi orrendi crimini. Sappiamo che ciò dipende innanzitutto dal rifiuto coraggioso di mettere la nostra testa sotto la sabbia e dalla necessità di opporsi alle voci che continuano a ritenere questo argomento futile o a chi prova ad intimidire le donne per limitarne la partecipazione. Allo stesso tempo questa discussione deve rispettare la privacy di coloro che sono state aggredite e concentrarsi invece su chi ha commesso questi atti, sui loro obiettivi e sulla responsabilità che ciascuno ha in questi crimini orribili. Noi sottolineiamo la necessità di opporsi a tutti i tentativi volti a strumentalizzare questa discussione per “proteggere” le donne perché potrebbe escluderle o violare il loro diritto a manifestare e a prendere parte alle varie attività politiche. E’ importante svolgere questa discussione riconoscendo le battaglie quotidiane condotte dalle donne egiziane in difesa del loro spazio e della loro azione politica dentro e fuori le manifestazioni tra gli ordinari soprusi di una società patriarcale che ha ancora molta strada da fare prima che venga rispettato il diritto della donna ad essere presente ed attiva sia nella sfera pubblica che privata. Noi crediamo che ciascuno di noi deva assumersi la responsabilità della violenza la quale avrà un impatto su noi tutti, sia sulle donne che sugli uomini.
Esortiamo tutte le forze rivoluzionarie e politiche a comprendere che le questioni femminili non sono un argomento momentaneo e né solo merce di scambio da utilizzare contro avversari politici religiosi o meno. Ma piuttosto sono parte principale della rivoluzione, del fermento politico attuale, della battaglia per la libertà per le quali le donne hanno giocato un ruolo vitale e per cui si sono molto sacrificate. Questi crimini atroci di violenza sessuale non possono essere disgiunti dal peggioramento della condizione sociale della donna. Tutti noi dobbiamo assumerci la responsabilità con parole ed atti. Dobbiamo ascoltare le donne e non ignorarle se non rientrano in considerazioni politiche o tattiche. Altrimenti senza di loro la nostra battaglia per la libertà perderà ogni significato.
Viva le donne d’Egitto!